Famiglia

Bertinotti: caro non profit, non ti capisco

Continuano le interviste speciali di Vita per rivivere e ripensare i nostri dieci anni. Nel numero in edicola, un colloquio con li segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

di Ettore Colombo

Di Fausto Bertinotti si sa molto, forse troppo. Acclarate pubbliche virtù – acume, cortesia, cordialità, signorilità, acume – e presunti vizi privati – i vezzi snobistici, le frequentazioni mondane, il look – sono stati scandagliati e riproposti dai media, fino alla nausea. Il portaocchiali di Bertinotti, Bertinotti che veste di velluto, le vacanze intelligenti e le amicizie influenti, i centri sociali e i salotti chic, la moglie Lella e il figlio Duccio. Cosa può aggiungere, il ?subcomandante Fausto?, al settimanale del non profit Vita? Siamo andati ad ascoltare le ragioni del segretario, ma abbiamo parlato più di economia, società e mondo del non profit che di altro, constatando peraltro che non solo le differenze tra le posizioni più avanzate del non profit e quelle di Rifondazione sono decisamente lontane, ma che anche quelle tra Rifondazione e il centrosinistra (per non parlare di ?moderati?, politici e sindacali) sono belle distanti. Vita: Onorevole Bertinotti, parliamo di temi cari al mondo del non profit. Si parla di introdurre il principio della sussidiarietà nella Costituzione, via riforme. Perché la sussidiarietà orizzontale non vi piace? Bertinotti: Il discorso sulla sussidiarietà ha voluto dire in larga misura la privatizzazione dei servizi e la riduzione della loro qualità. Non vanno discussi principi astratti ma processi concreti. Una tecnica simile, per dire, dà risultati opposti con la pratica e la tecnica del bilancio partecipativo e del municipio solidale: non è la tecnica che decide, dunque, ma l?ispirazione politica generale e la pratica concreta. Il bilancio partecipativo ha un effetto benefico, dunque, sulla vita della gente, la sussidiarietà ammantata dal federalismo un effetto dannoso. Vita: Il non profit da un lato firma patti di consultazioni con il sindacato, dall?altro chiede una fiscalità meno onerosa per le sue attività. Come giudica le evoluzioni e la crescita di peso di questo mondo? Bertinotti: Interessante se si applica in maniera non sostitutiva allo Stato sociale e alla cittadinanza sociale garantita dallo Stato sociale medesimo perché può esplorare terreni inediti di relazione tra il servizio sociale e la persona e ne determina elementi di ulteriore arricchimento. Se invece si sostituisce allo Stato sociale concorre a determinare un abbassamento della qualità generale dei servizi. Quindi, grande interesse e grande favore se complementare. Aggiungo che anche in questo caso è necessario che venga mantenuto un rapporto fecondo tra mezzi e fini e cioè tra l?erogazione di una prestazione sociale e la garanzia dei diritti di coloro che nell?erogazione dei servizi lavorano. Vita: E lo sviluppo di un fenomeno come quello dell?impresa sociale come lo giudica? Bertinotti: Se non mi fa esempi concreti non capisco. Un?impresa che scopo ha? Serve a produrre che cosa? Bene se integrano servizi sociali pubblici, male se li sostituiscono. Il volontariato è un bene in sé e un fattore di straordinaria crescita della società civile, ma quando e se si fa impresa va giudicata come impresa. è una storia che abbiamo già conosciuto con il mondo cooperativo, che nasce agli albori del movimento socialista con questa straordinaria idea di cooperazione mutualistica, poi è diventata impresa e abbiamo visto il conflitto di lavoro esplodere come in una qualsiasi impresa. Una volta che diventa adulto va giudicato nelle finalità che produce e nel rapporto tra mezzi e fini. […] L’intervista integrale, insieme a tutte le grandi interveste per il decennale di VITA, la puoi trovare nella sezione 1994-2004: Le interviste del portale di VITA. [per i soli abbonati a VITA]


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