Iva al Terzo settore

“I valori non si tassano”: Arci difende il diritto di associarsi

In concomitanza con la discussione sulla nuova Legge di Bilancio, l’associazione lancia una campagna di sensibilizzazione per chiedere a Governo e Parlamento di impegnarsi affinché siano riconosciute la funzione sociale e le vere modalità operative, non economiche, degli enti di Terzo settore, ristabilendo per questi la collocazione fuori dal campo Iva

di Redazione

Uno scontrino con un elenco di valori (non la spesa) e il riferimento al diritto di associarsi sancito dall’art. 18 della Costituzione. È con questa immagine che Arci lancia la campagna di comunicazione e sensibilizzazione “I valori non si tassano”. Si tratta di un tema su cui VITA ha posto l’attenzione più volte: dal 1° gennaio 2025 le attività associative del Terzo settore rischiano di essere sottoposte al regime Iva. Tra le realtà che da subito si sono messe al lavoro per scongiurare e superare questa modifica, per riconoscere e tutelare la funzione politica, sociale e culturale dell’associazionismo e del Terzo settore, c’è Arci. In concomitanza con la discussione sulla nuova Legge di Bilancio, l’associazione lancia una campagna di comunicazione per chiedere a Governo e Parlamento di impegnarsi affinché nella prossima manovra siano riconosciute la funzione sociale e le vere modalità operative, non economiche, degli enti di Terzo settore, ristabilendo per questi la collocazione fuori dal campo Iva.

La campagna


Si chiama “I valori non si tassano” e pone l’accento su un concetto in particolare: le associazioni non sono negozi, sono luoghi di solidarietà, cultura e partecipazione che alimentano il valore sociale come bene comune. Per questo Arci chiede al Governo e al Parlamento «di riconoscere la specificità del Terzo settore e di escluderlo dall’Iva nella prossima Legge di Bilancio».

«Senza una correzione di rotta, le associazioni subiranno un grave appesantimento di oneri burocratici, non sostenibile soprattutto per quel tessuto di piccole associazioni, unici presidi di aggregazione nei quartieri, nei piccoli centri e nelle aree interne», ribadisce Arci in una nota stampa (qui l’intervista di qualche settimana fa al presidente nazionale Walter Massa). «Ricondurre il Terzo settore al campo Iva significa voler equiparare le associazioni alle imprese commerciali, ricondurre il rapporto tra associazioni e soci, tra associazioni e comunità, a quello cliente-fornitore, logica che deve essere fermamente respinta per non intaccare la funzione costituzionale delle associazioni, tanto preziosa nel contesto di frammentazione sociale sempre crescente».

A essere colpita sarebbe l’autonomia delle associazioni, continua la nota, limitandone le possibilità di autofinanziamento e ostacolandone lo svolgimento delle attività con pesanti adempimenti burocratici: «Tutto questo, peraltro, senza produrre un aumento delle entrate fiscali ma, anzi, con la concreta prospettiva di ridurle, visto che a oggi le associazioni non recuperano l’Iva pagata sugli acquisti mentre domani potrebbero portarla in detrazione».

L’immagine in apertura è di Headway su Unsplash.

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