Idee Il caso

L’immigrazione? Illegali sono le parole del ministro Valditara

In Italia ogni 3 giorni una donna viene uccisa. In prevalenza i responsabili sono italiani. Nel 2013 il nostro Paese ha approvato la Convenzione di Istanbul per prevenire la violenza smascherando la sua genesi nel patriarcato. Non si tratta di lotta “ideologica” ma della legge che orienta la programmazione istituzionale per gli interventi di educazione all’affettività nelle scuole, che lo stesso ministro aveva annunciato in risposta alla morte di Giulia Cecchettin, e di cui dopo un anno non si vede traccia

di Elena de Filippo e Raffaella Palladino

Risulta sconcertante che il Ministro dell’istruzione intervenga in funzione del suo ruolo in un evento di grande attenzione mediatica, quale è stata la presentazione alla Camera della Fondazione Giulia Cecchettin, con un video messaggio che, non solo non tiene minimamente in conto tutti i dati sul tema complesso della violenza maschile contro le donne, ma che, aimè, ignora completamente le normative in vigore sia quelle trasnazionali che nazionali.

Dalla prima indagine dell’Istat del 2014 a ogni ricognizione annuale -sia del Ministero dell’Interno che degli enti di ricerca ufficiali in convenzione con il Ministero delle pari opportunità, il Cnr (consiglio nazionale delle ricerche) e l’Istat, oltre che dai dati dei centri antiviolenza accreditati – è noto che la violenza di genere è trasversale, agita da ogni tipologia di uomo senza distinzione di occupazione, status, provenienza geografica ed età a danno di tutte le donne a prescindere da qualsiasi condizione di vulnerabilità. Inoltre, periodicamente ci tocca ricordarlo, la prevalenza degli autori di violenza è Italiano, non presenta nessun indicatore di devianza, è occupato, non ha problemi di salute mentale o di dipendenze e non proviene da contesti culturali che non riconoscono i diritti delle donne. 

Inutile spostare il problema sui migranti utilizzando ancora una volta strumentalmente la violazione del corpo delle donne, gli stupri e i femminicidi per rinforzare politiche repressive e securitarie: non è più tempo! Il paese, proprio dalla morte di Giulia Cecchettin in poi, ha una nuova sensibilità e chiede risposte chiare e forti che vanno al di là dell’indignazione estemporanea. 

Bisogna ricordare inoltre al Ministro che nel 2013 l’Italia ha approvato all’unanimità la Convenzione di Istanbul, che è legge attualmente in vigore e che rappresenta la cornice normativa e soprattutto culturale nella quale un governo democratico dovrebbe muoversi. Bene, nel preambolo della legge – che è parte fondante di tutti gli articoli a seguire – si legge che: “La violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei.  loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione” e che “la violenza contro le donne è strutturale, perché basata sul genere, ed è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”. Il nodo è proprio qui, affrontare e prevenire la violenza smascherando la sua genesi nel patriarcato con tutte le sue implicazioni e ricadute e con i suoi perversi intrecci con il sistema economico.

Non si tratta di lotta “ideologica” e che “non porta soluzioni”, ma della legge quadro sovranazionale che orienta tutta programmazione e gli interventi istituzionali attraverso i Piani Nazionali prevedendo, anche con la legge 119/2013, risorse per quegli interventi di prevenzione e di educazione all’affettività nelle scuole che lo stesso Ministro aveva annunciato in risposta alla morte di Giulia e di cui dopo un anno non si vede traccia.

Quello che invece si vede dai dati, giusto il controcanto di quello che viene raccontato dal Governo, è il grande balzo indietro che il nostro Paese ha fatto in relazione a tutti gli indicatori di equità di genere. Non solo ogni tre giorni una donna viene uccisa, ma l’Italia è scivolata dal 79° al 87° posto nella classifica mondiale secondo il Global Gender Gap 2024: una donna su due non ha il lavoro e il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa, solo due donne su tre hanno una fonte di reddito personale (nel sud ancora meno) e oltre 1/3 non è titolare di un conto corrente personale. Il 67% del lavoro di cura è a carico delle donne, mentre il 60% delle donne vittime di violenza, inserite in un percorso di fuoriuscita presso centri antiviolenza, risulta «non autonoma economicamente».

Una situazione tragica che si va ad affiancare alla realtà preoccupante della diffusione delle nuove modalità di violenza digitale e all’abbassarsi dell’età degli autori e delle vittime di violenza di genere. Niente di tutto questo è stato considerato dal Ministro Valditara che annaspando nel suo scomposto intervento non si è ricordato che l’assassino di Giulia è un ragazzo italiano, e che di illegale più che l’immigrazione restano le sue parole inopportune e fuori luogo.

Raffaella Palladino – Cooperativa “E.V.A.” – Vicepresidente fondazione “Una Nessuna Centomila”
Elena de Filippo, presidente “Dedalus” cooperativa sociale

Foto Cecilia Fabiano/LaPresse

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