Under 18
Adulti e ragazzi? Sempre più distanti
Secondo "Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti", indagine condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale "Con i bambini", i grandi sanno poco delle convinzioni dei ragazzi su scuola, web, futuro e tempo libero, mentre si illudono di saperne molto
di Alessio Nisi
Gli adulti continuano a non capire i ragazzi. Si parlano poco e hanno prospettive, idee e convinzioni che percorrono linee diverse. Sul rapporto con la scuola, il digitale, sul futuro, sul tempo libero e sui suoi pericoli. E sui luoghi del dialogo. Un dato su tutti? Lo scorso anno il 54% dei ragazzi riteneva che gli adulti non comprendono i giovani, quest’anno la percentuale è cresciuta: ne è convinto infatti il 58% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni. È questo che emerge dall’indagine Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti.
Ragazzi e adulti a confronto
L’analisi (di tipo “a specchio”, mette a confronto adolescenti con adulti e genitori, facendo emergere un’Italia a due velocità) è stata condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, su un campione nazionale stratificato di 4.080 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne, integrato da un focus sui genitori con figli minorenni.
Due indagini con ascolto diretto. L’Istituto Demopolis ha analizzato anche, con 2 indagini demoscopiche mirate, alcuni target particolarmente significativi, con l’ascolto diretto di ragazze e ragazzi tra i 14 ed i 17 anni (1.008 interviste) e lo studio di un campione mirato di genitori italiani con figli adolescenti tra i 14 ed i 17 anni (502 interviste).
Il report è stato presentato nell’incontro finale dell’iniziativa Con i bambini cresce l’Italia, condotto da un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni di età, davanti a una platea di coetanei delle scuole e di componenti della comunità educante: educatori, docenti, operatori, amministratori locali, rappresentanti delle fondazioni e del terzo settore, di istituzioni pubbliche e private, dei media e della società civile.
L’iniziativa è stata promossa dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e organizzata da Con i Bambini per celebrare il 20 novembre, Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Non sono emergenza
La tendenza che emerge dallo studio viene confermata anche dai riscontri emersi nel percorso di Non sono emergenza, campagna di sensibilizzazione sul tema del disagio degli adolescenti promossa da Con i bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La campagna ha l’obiettivo di favorire una conoscenza più approfondita sul fenomeno ascoltando direttamente i ragazzi e contestualmente promuovendo il loro protagonismo. Ed è proprio l’ascolto degli adolescenti che ha caratterizzato anche l’indagine demoscopica e la sua divulgazione.
Per comprendere dobbiamo conoscere i dati reali
«Con la campagna “Non sono emergenza”», spiega Marco Rossi-Doria, presidente di Con i bambini, «abbiamo voluto fare emergere il fenomeno del disagio degli adolescenti in ottica propositiva: per comprendere dobbiamo conoscere e leggere i dati reali, elaborati dall’Osservatorio #conibambini e ascoltare ragazzi e ragazze, come abbiamo fatto attraverso la campagna e anche con l’indagine condotta da Demopolis».
I ragazzi non possono essere un’emergenza. Per i tre giorni di incontri con la comunità educante, compresi i giovani, precisa Rossi-Doria, «abbiamo scelto il titolo “Con i bambini cresce l’Italia”. Non è solo uno slogan, ma deve essere un impegno e un obiettivo condiviso. I ragazzi non possono essere un’emergenza, ma sono una preziosa risorsa. È necessario muoversi come comunità educante e rendere realmente protagonisti i ragazzi, il futuro è loro.
Investire su bambini e ragazzi. Solo investendo su bambini e ragazzi, puntualizza, si può pensare di fare crescere l’Italia, ed è quello che il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile fa già e che intende far conoscere, condividendo esperienze e buone pratiche, con relative valutazioni di impatto, a beneficio di policy pubbliche orientate al benessere di tutti e di ciascuno. Migliaia di nostri ragazzi fanno cose straordinarie, studiano in modi nuovi e con impegno. Aiutano gli altri, puliscono l’ambiente, si interessano del mondo in modo creativo, inventano soluzioni per problemi. Tutto questo va mostrato di più».
Un rapporto complicato da sempre – lo studio
Il rapporto intergenerazionale, emerge dal focus, è complicato da sempre, ma nell’ascolto di genitori ed adolescenti di oggi si scopre qualcosa di diverso rispetto ai divari che caratterizzavano le passate generazioni. Sono tanti gli aspetti non compresi dagli adulti secondo i ragazzi.
In particolare, non capiscono che vivono in un periodo diverso dal loro (49%), non capiscono quello che pensano e le loro idee (46%), le loro priorità (43%), il rapporto con la rete (41%).
La variabile internet e social dilata le distanze
La variabile “Internet e social” è misteriosa per i non nativi digitali e dilata le distanze di pensiero fra le generazioni: per l’84% dei genitori, quella da “web, smartphone e tablet” è una pericolosa dipendenza. Di segno contrario il giudizio degli adolescenti: solo il 22% dei ragazzi ravvede un rischio. La maggioranza assoluta dei genitori sostiene di sapere che cosa facciano i figli online, ma vengono smentiti dal 70% degli adolescenti, secondo i quali appena un quarto dei genitori è informato sul loro eventuale consumo di alcol fuori casa.
Il tempo online. Tre adolescenti su 10 trascorrono online più di 10 ore al giorno (mentre secondo i genitori il tempo trascorso online sarebbe meno della metà, quasi il 40% dichiara fra 5 e 10 ore), ma il 62% degli adolescenti prediligerebbe le relazioni in presenza nei rapporti con i coetanei.
A patto, però, di poterle praticare. Infatti, oggi l’eventualità che i 14-17enni facciano attività extrascolastiche, che sono anche il motore fondamentale delle relazioni con i pari, non è scontata e risulta talora residuale: 4 su 10 non praticano affatto attività fisiche o sportive, addirittura meno di un quinto svolge attività musicali (19%), artistiche o teatrali (16%).
Come adulti e ragazzi vedono il futuro
Dall’ascolto diretto degli under 18 e delle famiglie emergono molte dimensioni inattese. A partire dallo sguardo sul futuro, con lo schiacciante pessimismo dei genitori (73%) rispetto al futuro dei ragazzi cui fa da controcanto l’ottimismo dei giovani, prevalente ma non plebiscitario: oggi, si dichiara ottimista il 45%, dato in calo di 8 punti rispetto al 2023. Non a caso, il primo desiderio degli adolescenti per il futuro (65%) è in assoluto star bene con loro stessi. Ancor prima della realizzazione economica e lavorativa.
Nelle risultanze dell’indagine Demopolis – Con i bambini, in termini generali, il futuro è ragione di preoccupazione per il 56%. Tra i timori degli under 18, oltre un terzo cita oggi la solitudine (36%) e la salute fisica o mentale (35%), percentuale in forte crescita dopo l’emergenza Covid.
Le figure di riferimento
Una ulteriore conferma emerge anche dal dato relativo alle figure di riferimento. Alla domanda “Con chi condivideresti un tuo problema personale?”, il 13% degli adolescenti ha risposto lo psicologo o il medico, una percentuale di gran lunga superiore ad altre figure di riferimento quali l’insegnante (5%), l’educatore o allenatore (4%).
I livelli di soddisfazione dei ragazzi
Secondo i dati dell’indagine emerge inoltre che sono ridotti i livelli di soddisfazione degli adolescenti italiani sulle variabili del vivere: la maggioranza assoluta, ma non plebiscitaria, esprime soddisfazione per il rapporto con gli amici (61%), il 51% per le relazioni familiari. Meno della metà è invece soddisfatta della vita scolastica (48%) e del tempo libero (45%). Inoltre, solo il 38% si dice soddisfatto del rapporto con sé stesso.
Il tempo libero e la paura
Il quadro cambia se si chiede ai ragazzi di indicare i timori che provano durante il tempo libero fuori casa. Il 38% racconta la paura di essere vittima di episodi di violenza o bullismo, dato che fra le ragazze supera la maggioranza assoluta di citazioni (55%). Lo stesso timore è espresso dai genitori di figli adolescenti, ma con dati assai più marcati: è del 73% la percentuale di quanti temono che i figli possano subire violenza; il 64% degli adulti esprime paura per possibili incidenti stradali, ma fra i ragazzi questa preoccupazione riguarda il 27% del campione.
Non stupisce dunque, fanno notare i ricercatori, che del mondo giovanile gli adulti sappiano poco, mentre si illudono di saperne la gran parte.
Il luoghi del dialogo
Mentre il dialogo che gli adulti propongono si concentra nella maggioranza assoluta dei casi sulla vita scolastica (98%) e sulla cronaca locale, gli adolescenti trovano nella rete dei pari l’habitat relazionale in cui sperimentare e dirimere le dinamiche emotive ed il paracadute per i problemi personali. Se l’86% dei genitori si illude che in famiglia i figli siano compresi meglio che da chiunque altro, i ragazzi citano invece i propri amici e coetanei. Inoltre, gli adolescenti condividerebbero un problema personale in prima istanza proprio con gli amici (58%). Meno di 1 su 2, il 43% con i genitori.
Le mappa delle geografie dell’ascolto
Fuori dalle mura domestiche, nelle città d’Italia, l’ascolto delle istanze delle nuove generazioni non è migliore e le dimensioni urbane non sono affatto a misura di minori. Secondo le risultanze dell’indagine Con i Bambini – Demopolis sulla povertà educativa minorile, condotta sull’intera popolazione italiana, oggi sono inadeguati i servizi sociali (81%), i luoghi e le occasioni di apprendimento extrascolastico (80%), le strutture sportive e le palestre (64%), ma anche la scuola (59%). Inoltre, gli italiani restano convinti che le opportunità dell’istruzione non siano oggi garantite equamente per tutti nel nostro Paese: per il 54% lo sono, ma con livelli di qualità differenti, e con forti divari. Il 33% dichiara non siano affatto garantiti. Appena il 9% crede che la scuola italiana garantisca oggi uguaglianza di opportunità per tutti.
Più interlocutori adulti in ascolto degli adolescenti
In questo contesto, a fronte di un’istituzione scolastica che meriterebbe un’azione di rilancio, cresce la convinzione diffusa che servano più interlocutori adulti in ascolto degli adolescenti e che la scuola non può avere l’esclusiva in tema di crescita delle nuove generazioni: oggi, l’83% degli italiani sostiene che la responsabilità della crescita dei minori appartiene a tutta la comunità, con un dato che nel 2019, in tempi pre-Covid, era del 46%.
In apertura foto di Kathy Bugajsky per Pixabay. Nel testo immagini dall’indagine demoscopica “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti” promossa da “Con i bambini” e condotta dall’Istituto demopolis
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