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Renato Martino: “Di sole promesse l’Africa muore”

Monsignor Renato Martino accusa: "Ho visto troppe ingiustizie e dolore, vedo troppe complicità, silenzi, interessi".

di Emanuela Citterio

«Ringrazio Vita e quanti hanno organizzato questa conferenza stampa sull?Uganda. Mi date la possibilità di gridare ai quattro venti cosa sta succedendo». Non è un emotivo il cardinale Renato Martino. Diplomatico di lungo corso della Santa Sede, 16 anni come osservatore al Palazzo di Vetro, è uomo abituato a riflettere e mediare. Eppure, la sua voce cambia quando racconta ciò che ha visto in Uganda.
Vita: Monsignore, lei è appena stato in Congo e ora è qui a parlare di Uganda. Il Papa richiama spesso l?attenzione su questo continente. Nel suo incarico c?è una ?priorità Africa??
Renato Martino: In 16 anni di lavoro all?Onu ho constatato come l?Africa sia davvero un continente dimenticato. Ne ho avuto esperienza diretta, assistendo agli incontri e alle decisioni al Palazzo di Vetro. Ho visto passare il genocidio in Ruanda, con tutto il carico di responsabilità internazionali che si dovrebbero attribuire a questa vicenda. Lì è nato in me il desiderio di lavorare a favore di questo continente.
Vita: Da dove ha cominciato?
Martino: Quando sono stato nominato presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, la mia intenzione era quella di cominciare subito dall?Africa. Ma era la fine del 2002, si stava preparando la guerra in Iraq e questo mi ha costretto a mettere per un momento da parte la priorità che mi ero prefissato. Non avrei trovato un?opinione pubblica disposta ad ascoltarmi.
Vita: Oggi, cosa è cambiato?
Martino: Lo scorso 21 maggio c?è stata un?importantissima riunione sull?Africa al Pontificio consiglio Giustizia e Pace. Il 9 luglio abbiamo avuto un altro incontro, con il ministro del Tesoro britannico, Gordon Brown che sta mettendo a punto un nuovo strumento di finanziamento allo sviluppo dell?Africa. Insomma, ci stiamo dando da fare. E speriamo fortemente che qualcuno ci ascolti.
Vita: In Africa sono nati e morti molti progetti. Di cosa c?è bisogno, secondo lei?
Martino: Quello che vogliamo non è solo smuovere l?opinione pubblica, ma arrivare ai governi. Sappiamo bene che in Africa c?è una miriade di organizzazioni umanitarie, cattoliche e non, una miriade di programmi e progetti. I missionari, l?ho constatato in questi mesi, sono un esempio splendido di dedizione e generosità. È una bella cosa. Ma è necessario che i governi decidano una buona volta di dare il loro contributo. C?è bisogno di una politica per l?Africa.
Vita: L?Unione europea può giocare un ruolo nuovo nei confronti dell?Africa?
Martino: Certamente. L?Unione europea può dare un forte contributo alla pace. Per quanto riguarda i singoli Paesi europei, sarebbe già molto se mantenessero la promessa fatta 34 anni fa, di dedicare lo 0,7% del loro Prodotto interno lordo all?aiuto allo sviluppo (attualmente l?Italia è allo 0,16 ndr). L?ammontare, è stato calcolato, sarebbe di 145 miliardi di dollari. Potrebbero risolvere molti dei problemi del continente.
Vita: Intanto…
Martino: Come responsabile di Giustizia e Pace ho già fatto cinque viaggi in Africa. Il più drammatico è stato quello nel Nord Uganda. È una tragedia umanitaria incredibile. Non ci sono abbastanza parole per descriverne la tragicità. Oltre un milione di persone vivono in campi di raccolta privi di qualunque attrezzatura e di servizi igienici. La distribuzione cibo è a carico del Pam. Una grande provvidenza, ma non è sufficiente. Questa gente dovrebbe essere in sicurezza, invece è ogni giorno sotto il tiro dei guerriglieri, di un folle che nessuno sembra interessato a fermare.
Vita: Una situazione, quella in Nord Uganda, che l?ha particolarmente colpita?
Martino: Sì, e quando sono tornato ho cominciato a parlarne. Dappertutto, in ogni situazione. Mi ha impressionato vedere i ?pendolari della notte?, bambini che cercano rifugio a migliaia negli ospedali, nelle missioni e nelle scuole. Nell?ospedale di Lacor, a Gulu, li ho visti affollati sotto i portici. Un ammasso di teste, occhi bellissimi che mi guardavano. Lì ho sentito un senso di impotenza. Mi sono chiesto cosa potevo fare.
Vita: E cosa si può fare?
Martino: Prima di tutto, come mi ha scritto una rappresentante della società civile ugandese, non è possibile restare inconsapevoli di ciò che succede nel cuore dell?Africa. Informare è un compito che spetta anche a voi giornalisti. In questa situazione concreta, poi, c?è chi potrebbe fare qualcosa e non lo sta facendo. Non siamo esseri umani se accettiamo impunemente tutto ciò.
Vita: Come andrà avanti l?impegno di Giustizia e pace?
Martino: Ci saranno altre riunioni importanti nei prossimi mesi. Credo che presto anche il Papa si pronuncerà pubblicamente. Non ci limiteremo ad aver lanciato la palla. Staremo a vedere anche chi la raccoglie. Per l?Africa bisogna fare di più, e, soprattutto, fare meglio.

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