Il caso
Valditara, Lea Melandri: «Senza parole davanti a tanta ignoranza e pochezza umana»
Il ministro Valditara è intervenuto alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. «Con le sue parole ha dimostrato di ignorare la cultura femminista che ha portato a superare la logica per cui le donne vengono viste come un genere, gli uomini come individui», dice la scrittrice e femminista Lea Melandri. «E poi la bassezza indescrivibile di fare uso di un femminicidio per portare avanti la sua campagna contro i migranti è di una volgarità senza limiti»
di Anna Spena
Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara è intervenuto con videomessaggio alla presentazione alla Camera della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne di ingegneria biomedica uccisa nel novembre del 2023 da Filippo Turetta, suo collega di corso di studi con il quale aveva iniziato una relazione sentimentale durata circa un anno e terminata nell’agosto 2023.
«Abbiamo di fronte due strade», ha ripetuto il ministro nel suo discorso, «una concreta, ispirata ai valori costituzionali, e una ideologica. Di solito i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma ad affermare una personale visione del mondo. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Massimo Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto 200 anni fa, ma certamente il patriarcato, come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia nel 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia quella fondata sull’uguaglianza. Piuttosto ci sono ancora nel nostro Paese residui di maschilismo, diciamo di “machismo”, che vanno combattuti e che sono quelli che portano a considerare la donna come un oggetto, come una persona di minore dignità che deve subire».
«Cosa potremmo dire davanti a tanta ignoranza, davanti a tanta pochezza e miseria umana», si interroga la scrittrice e femminista Lea Melandri. Da un secolo esiste «una cultura che viene dal femminismo, dal movimento delle donne, una cultura che ha finalmente portato consapevolezza di quello che è stato il dominio millenario di un solo sesso, quello maschile, sull’altro, quello femminile. Ecco Valditara è un ministro della pubblica istruzione che questa cultura femminista radicata la ignora. Cultura che ha portato ai suoi fondamenti la sessualità, la riduzione dell’appiattimento della sessualità nella procreazione, l’identificazione della donna solo come moglie e madre. E più di tutto a superare la “logica” per cui da sempre le donne sono state pensate come un genere e gli uomini come individui, persone. Avere Valditara come ministro la dice lunga su come siamo messi in questo Paese».
Questa enorme presa di coscienza «mette a tema», continua Melandri, «la relazione tra uomo e donna. Relazione che a mio avviso è il fondamento di tutte le altre forme di dominio e violenza che mondo conosce. Quella guerra non dichiarata che un sesso ha fatto all’altro escludendolo dal governo del mondo, ma soprattutto identificando il termine femminile solo con il corpo, con la sessualità, con l’animalità che è alla base di tutta la storia del genere umano e riservando all’uomo il “principio paterno”, cioè la coscienza, il pensiero, l’immortalità. Ovvero le differenze originarie su cui sono costruiti gli stereotipi».
Lea Melandri la parola patriarcato la usa molto poco: «Uso più spesso sessismo, uso anche dominio maschile. Patriarcato significa “dominio dei padri”. Invece dovremmo nominare esplicitamente quello a cui siamo davanti oggi: un rapporto di potere nelle sue forme più selvagge. Il femminicidio è il potere di vita o di morte su un corpo femminile che si considera “di proprietà”».
Insieme all’ignoranza Melandri sottolinea anche «la bassezza indescrivibile di fare uso di un femminicidio per portare avanti la sua campagna contro i migranti. È di una volgarità senza limiti».
Nel suo discorso, infatti, Valditara ha anche dichiarato: «Deve essere chiaro a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale».
«È inaccettabile», aggiunge Melandri, «utilizzare il momento della presentazione di una fondazione dedicata a una vittima di femminicidio per scopi di propaganda. Dopo l’uccisione di Giulia c’è stato un momento altissimo per il Paese, come se tutti fossero stati riempiti da una sorta di consapevolezza di massa. Il tema tra i sessi era tornato al centro. Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, l’aveva spiegato benissimo: “L’ assassino di mia sorella non è malato, è il figlio sano del patriarcato”. Ecco dobbiamo ribadirlo, sempre: la violenza contro le donne riguarda tutti gli uomini. E con il femminicidio di Giulia, la vicenda del rapporto di potere tra i sessi nel suo scontro più violento, è uscito dal privato delle case dove si annida il legame perverso tra amore e violenza. Speravamo tutti che quello fosse un punto di non ritorno. Invece ci sono stati tanti altri femminicidi. E dobbiamo ancora ascoltare le dichiarazioni di Valditara, parole intollerabili».
Foto Mauro Scrobogna/LaPresse
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