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Le mani in tasca alle fondazioni

Stefano Marchettini spiega perché i provvedimenti decisi dal governo mortificheranno anche il welfare.

di Giuseppe Frangi

L?hanno ribattezzata sussidiarietà alla rovescia: si toglie al sociale per dare allo Stato. È quanto sta avvenendo in Italia. La misura correttiva che il governo ha varato per salvarsi dal cartellino giallo europeo, ha tolto alle fondazioni di origine bancaria lo sconto del 50% sull?aliquota Ires: d?ora in poi pagheranno il 33%, come tutti gli altri contribuenti. I conti non sono ancora stati fatti, ma in attesa di comunicazioni ufficiali si può già dare per certo che le erogazioni, anche quelle verso il volontariato e il Terzo settore, verranno penalizzate. E questo è solo il primo dei provvedimenti ?punitivi? che il governo ha in programma di varare. «Andiamo in controtendenza rispetto all?Europa», spiega Stefano Marchettini, direttore generale dell?Acri, l?associazione che raduna la stragrande maggioranza delle fondazioni. Vita: In controtendenza, perché? Stefano Marchettini: Perché negli altri Paesi il legislatore è preoccupato di concedere agevolazioni tributarie alle fondazioni, invece in Italia il legislatore è impegnato in un?operazione contraria. Vita: Guardiamo i conti da vicino. Marchettini: Attualmente le fondazioni bancarie hanno un trattamento simile a quello degli altri enti non commerciali. Vengono tassate sulle singole categorie di reddito. I redditi più importanti sono quelli immobiliari, quelli dai dividendi, che sono una voce molto pesante, e quelli generati dalle gestioni patrimoniali. Su questi redditi vengono applicate aliquote diverse. Sulle gestioni patrimoniali si paga il 12,50%, come le persone fisiche, sui dividendi c?è un?aliquota effettiva inferiore all?1%. Questo per limitarci alle due categorie importanti. Nonostante le agevolazioni, le fondazioni bancarie sono tassate in modo significativamente più alto rispetto agli equivalenti istituti europei. Dalla Spagna all?Inghilterra viene riconosciuta l?utilità sociale delle fondazioni, per il fatto che operano in settori di interesse pubblico. Per questo non c?è nessun tipo di tassazione sui proventi quali dividendi, redditi da capitale, donazioni – che in questi Paesi sono rilevanti, godendo di agevolazioni fiscali che l?Italia non ha. Le fondazioni bancarie sono quindi già in partenza notevolmente svantaggiate, perché già su una categoria importante di reddito come la gestione patrimoniale pagano il 12,50%. Vita: E il peggio deve ancora avvenire, a quanto sembra? Marchettini: Purtroppo è così. Perché il quadro è complicato dalla prospettiva complessiva di riforma del regime tributario. Nell?arco di qualche anno ci sarà una totale assimilazione del trattamento delle fondazioni ex bancarie alle persone fisiche. Il che comporterebbe una serie di misure fiscali peggiorative. Le faccio un esempio: l?equiparazione totale significa che i dividendi diventano materia tassabile nella misura del 40%. Se tiriamo due conti, fatto 100 il dividendo, diventerebbe imponibile nella misura del 40 e a questo si applicherebbe l?Ires che ad aliquota piena sarebbe al 33%. Alla fine sui dividendi si avrebbe una tassazione effettiva sopra il 12%, a differenza dell?aliquota attuale che è dello 0,825%. Per questo è fondamentale che l?attuale aliquota sui dividendi venga mantenuta. Vita: Come si spiega un simile accanimento? Marchettini: Mi sembra che si dimentichino sempre le finalità delle fondazioni. Per la recente modifica dell?Ires, per esempio, è stato abrogato quel comma che spiegava l?aliquota dimezzata proprio sulla base del fatto che le fondazioni operano in settori di interesse pubblico. In pratica, una quota del miliardo di erogazioni annuali invece che finire alla società civile finirà al fisco. Vita: Un provvedimento retroattivo. Questo creerà problemi per le erogazioni già decise? Marchettini: Si potrà creare qualche disallineamento, che verrà compensato con il ricorso ai fondi per la stabilizzazione delle erogazioni. Ma la cosa più grave è quello che tutto ciò comporterà a regime. Anche la legge 266, la cui quota viene calcolata sui ricavi al netto delle imposte, verrà penalizzata con riduzione dei fondi per le organizzazioni di volontariato. Vita: Giorgio Vittadini, ex presidente della Compagnia delle Opere, commentando il provvedimento ha scritto che contrasta con il dettato della Corte costituzionale? Marchettini: Sicuramente, un provvedimento come questo è in contrasto con un moderno concetto di sussidiarietà. Attua una sussidiarietà all?incontrario, operando un trasferimento allo Stato da soggetti che localmente intervengono nell?ambito del Terzo settore e perseguendo finalità sociali. E poi è un provvedimento contrario al federalismo fiscale, visto che una quota significativa delle erogazioni delle fondazioni va a favore degli enti locali: sono il primo soggetto, come categoria, con il 20% delle erogazioni. Se sia tecnicamente in contrasto con la Costituzione non lo so. Certo la Corte ha detto che le fondazioni sono «soggetti dell?organizzazione delle libertà sociali» e provvedimenti come questi ne limitano la funzione. Vita: Negli altri Stati europei si persegue una logica opposta. Non è spiegabile con il minor volume di risorse mosse dalle fondazioni? Marchettini: No. Perché, Francia a parte, i volumi sono del tutto paragonabili. Le agevolazioni dunque non sono dovute a dimensione minori. Semmai, va detto che in Italia il settore è più visibile perché ci sono entità di grandi dimensioni. Le fondazioni bancarie italiane sono tra i soggetti più grandi, con pochi paragoni in Europa. Solo la Wellcome trust in Inghilterra ha dimensioni paragonabili. Ma questo non spiega certo una tale disparità di trattamento.


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