Giornata mondiale dell'infanzia
Gli adolescenti? Come fragole nel deserto
“Non Sono Emergenza” è un documentario diretto da Arianna Massimi e prodotto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. VITA ha partecipato alla proiezione a Roma, in un cinema pieno di studenti. Il docufilm dà voce a 10 ragazzi e ragazze tra i 17 e i 25 anni che raccontano le proprie esperienze dirette con le varie dimensioni del disagio
Il documentario “Non Sono Emergenza. Come fragole nel deserto” affronta tematiche cruciali per le nuove generazioni. È parte della campagna di sensibilizzazione promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La proiezione che ha avuto luogo a Roma, al cinema Farnese, è uno degli appuntamenti del programma di incontri ed eventi di “Con i bambini cresce l’Italia”, realizzato in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre.
Le dimensioni del disagio dei giovani
Diretto da Arianna Massimi, il docufilm dà voce a 10 ragazzi e ragazze tra i 17 e i 25 anni che raccontano le proprie esperienze dirette con le varie dimensioni del disagio: ansia, depressione, ludopatia, autolesionismo, bulimia, anoressia, problematiche legate all’identità di genere, bullismo e violenza domestica. «Attraverso queste testimonianze, il documentario vuole abbattere il muro di assordante silenzio e lo stigma che circonda i disturbi mentali e sociali, sollecitando la società a non considerare queste problematiche come emergenze isolate, ma come realtà quotidiane che richiedono comprensione e azione. E ascolto», si legge sul sito di Con i Bambini.
VITA ha visto il docufilm al cinema Farnese di Roma, in una sala piena di ragazzi di due scuole superiori, che hanno seguito la proiezione in silenzio e con grande attenzione. «Lasciateci dei messaggi per capire come migliorare la nostra missione» dice, rivolgendosi ai ragazzi nella sala, Stefano Consiglio, presidente di Fondazione Con il Sud. Gli studenti hanno ricevuto all’ingresso delle cartoline su cui potevano scrivere la loro risposta alla domanda: «Scrivi un messaggio a te stesso da grande: quali paure avrai superato? Quali sogni avrai realizzato?».
«Nel documentario si vanno ad approfondire 10 storie su diverse tematiche. Il concetto generale di tutto il documentario è fare in modo che in qualche maniera i ragazzi “parlino” tra di loro. La mia idea era quella di cercare di mettere più voci e più diversificate possibili. C’è una curva nel racconto, in qualche maniera, che parte dalla tematica legata alla depressione, all’ansia, all’autolesionismo», dice Arianna Massimi, la regista, che ha lavorato per un anno e mezzo al progetto.
Il racconto della depressione
Nel docufilm di 40 minuti sono due ragazze romane, Marianna e Greta, ad affrontare la problematica della depressione: nel caso della prima legata anche ad un episodio di bullismo che lei ha subìto durante le elementari, Greta ha un problema specifico di autolesionismo. Gli adolescenti sono come “fragole nel deserto” è una metafora in positivo tratta proprio dalla storia di Marianna, una ragazza che ha sofferto e in parte soffre ancora di una forte depressione. Un giorno una maestra le disse una frase, che le rimase impressa nella sua memoria quasi come fosse uno sputo in faccia: «È inutile provare a far crescere le fragole nel deserto». Nella sua adolescenza, a differenza di molti, non si chiude in se stessa, non si nasconde, ma ne parla con i suoi amici più intimi. Insieme a loro, capisce che l’ansia e la depressione di cui soffre è un male comune, condiviso, quasi un male della sua generazione, di cui non deve più sentirsi in colpa, di cui non deve vergognarsi.
Mondo virtuale: a volte “tira giù” e a volte salva
Altre due interviste sono ad Emanuele, diciannovenne di Milano, e a Fabrizio, 17 anni, sardo. Il primo ha un problema di ludopatia, soprattutto con i giochi di scommesse online; il secondo vive in isolamento, con problemi di distacchi dalla realtà e di depressione, che sono culminati in un tentativo di suicidio, di cui lui in qualche maniera si rende conto della gravità nel momento in cui ne parla in chat con degli amici. «Il nesso, in questo caso, è il mondo virtuale, che da una parte ti “tira giù”, dall’altra ti fa rendere meglio conto di alcune situazioni, grazie alle amicizie più strette e fidate», spiega Massimi.
Tra problemi alimentari e autolesionismo
Il centro del documentario è riservato alle interviste a tre ragazze con problemi legati al disturbo del comportamento alimentare. «Sono tutte quante, in qualche maniera, legate a questo luogo fisico specifico che si chiama Lo specchio, che è una struttura residenziale per il trattamento, la cura dei problemi alimentari, che si trova in Sardegna a Domusnovas. Le tre ragazze le ho intervistate lì, ognuna di loro porta la propria testimonianza in riferimento a quella che è l’esperienza specifica». Lavinia, la più giovane, ha 17 anni, ha problemi di anoressia e, in modo molto visibile, delle problematiche di autolesionismo. Nel suo racconto, spiega che sono due problematiche diverse che culminano in una dimensione di distruzione di sé e del proprio corpo.
«Greta ha 21 anni e l’ho intervistata l’ultimo giorno che era nella struttura residenziale. È la testimonianza di una persona che sta uscendo fisicamente da lì e che sta per affrontare un suo percorso, non più controllato. Sandra, invece, è una ragazza che, per tanti anni ha avuto problemi che oscillavano dalla bulimia all’anoressia; è molto consapevole del fatto che c’era una necessità di andare oltre alla problematica».
L’adolescenza e l’identità di genere
Il docufilm prosegue con le testimonianze di Aurora, ragazza trans, e Lucas, ragazzo trans, che hanno avuto anche problemi di abusi domestici. «Il motivo per cui ho deciso di inserire le loro storie è perché mettono in primo piano la necessità di capire cosa può essere una transizione di genere, il fatto che non si sceglie ma è qualcosa che si ha dentro. La loro parte è un focus soprattutto sul concetto di identità di genere».
Quando l’ecoansia diventa sofferenza
L’ultima storia raccontata è quella di Fede, ragazza padovana che ha sofferto di ecoansia e che attualmente è un attivista di Ultima generazione. «Da una parte racconta come lei ha affrontato il problema dell’ecoansia, attraverso e anche grazie all’attivismo. In qualche maniera si è messa in gioco, ha cercato attivamente di trasformare il senso di ansia in una rabbia costruttiva, qualcosa che può arricchire a livello di accrescimento personale. Invece di rimanere schiacciata sotto il peso dell’ansia, Fede è diventata proattiva».
La grande solitudine dei giovani
«L’idea del documentario è stata partire da una condizione di senso di immobilità, di sentirsi costantemente schiacciati, per chiudere con l’intervista di Fede: un punto di vista non solo positivo ma proattivo, di reazione rispetto a quelli che sono dei sentimenti, delle emozioni, delle problematiche molto difficili», prosegue la regista.
«Sono stata un’adolescente che ha avuto (in maniera diretta o indiretta), a che fare con alcune problematiche dei giovani, raccontate in questo documentario, che avrei sempre voluto fare nella mia vita. Facendo queste interviste, mi sono resa conto che c’è qualcosa che non sta funzionando in quello che è il tessuto della società, nella capacità di fare comunità. Tante delle persone intervistate soffrono di una solitudine incredibile».
Il docufilm in pillole è online
Il fotografo Riccardo Venturi, autore del reportage “Stati di Infanzia – Viaggio nel Paese che cresce” prodotto da Con i Bambini, e la filmmaker Arianna Massimi, per oltre un anno hanno percorso l’Italia da Nord a Sud per completare un originale fotoreportage e il documentario “Non sono emergenza. Come fragole nel deserto”. Hanno incontrato le tante comunità educanti, indagato il tema del disagio degli adolescenti e promosso il protagonismo delle nuove generazioni.
«Le storie che raccontiamo, con video e immagini, sono molto forti. I ragazzi rappresentano la parte sana di una società che secondo me è molto malata, estremamente in crisi. I giovani reagiscono come possono», afferma Venturi. «La scelta che abbiamo fatto insieme a Con i Bambini di mettere pezzi delle interviste del documentario online, sul sito, su Instagram e su TikTok, aiuta ad arrivare a tanti ragazzi».
Foto di Riccardo Venturi per Con i bambini.
Foto dell’incontro di Ilaria Dioguardi
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