Social impact

Povertà educativa: l’approccio olistico volano per l’impatto

Quasi 800 progetti finanziati e mezzo milione di bambini e ragazzi coinvolti: cosa abbiamo appreso dal grande cantiere educativo di Con i Bambini? Nella tre giorni in corso a Roma, anche un focus sulle valutazioni d'impatto dei progetti partiti con i primi bandi

di Marco Imperiale

bambini in maglia gialla

Nei giorni scorsi l’impresa sociale Con i Bambini ha fatto una disclosure intermedia sulle valutazioni d’impatto relative ad alcuni progetti del bando Prima Infanzia, un passaggio importante nell’ottica di passare dalle sperimentazioni alle policy pubbliche che fin dall’inizio è uno degli obiettivi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Uno degli appuntamenti della tre giorni “Con i bambini cresce l’Italia”, promossa da Con i Bambini e in corso a Roma dal 18 al 20 novembre, è dedicato proprio al tema “Valutare l’impatto dei cantieri educativi”. VITA ha chiesto a Marco Imperiale, direttore dell’impresa sociale Con i Bambini, una prima riflessione. (SDC)

Questo primo lavoro di disclosure sugli esiti delle valutazioni di impatto è stato per Con i Bambini un’importantissima occasione per riprendere e alimentare le riflessioni sulla scelta di inserire la componente di valutazione di impatto fatta dal Comitato di indirizzo strategico con la nascita del Fondo.  

L’obiettivo principale individuato nel 2016 è la generazione di apprendimenti, sia per i decisori politici, ai vari livelli, sia per le partnership che grazie ai contributi del Fondo hanno sperimentato sui territori strategie di contrasto delle povertà educative.  

I report di valutazione di impatto finora pubblicati e il report di analisi complessiva forniscono una prima risposta, iniziale ma ricca di elementi e spunti di riflessione, a questo obiettivo.

Una delle lezioni apprese da mettere a frutto nelle progettazioni in corso, per esempio, è quella di “non frammentare i bisogni”, ovvero di evitare risposte selettive e specifiche, anche se eccellenti, ma isolate tra loro. Occuparsi di un solo bisogno, senza considerare l’insieme del bambino o della bambina o del nucleo familiare, rappresenta una prospettiva miope e poco lungimirante. Le valutazioni d’impatto sottolineano come adottare una prospettiva più olistica permetta di ottenere risultati migliori. Questo approccio implica considerare, ad esempio, non solo le esigenze di sviluppo psico-motorio dei bambini e delle bambine, ma anche i bisogni della famiglia in termini di risorse o di gestione degli orari. Nella pratica, ciò si traduce nella creazione di attività condivise con i bambini e i ragazzi che, allo stesso tempo, permettono ai genitori, magari in condizioni di fragilità socioeconomica, di riacquisire fiducia nelle proprie competenze, riscoprendo e valorizzando le proprie capacità. E diverse sono le lezioni apprese che il report pubblicato restituisce. 

Occuparsi di un solo bisogno, senza considerare l’insieme del bambino o della bambina o del nucleo familiare, rappresenta una prospettiva miope e poco lungimirante

Non dobbiamo dimenticare che c’è però un altro importante obiettivo, che è quello di promuovere la cultura della valutazione e l’orientamento all’impatto tra i soggetti a vario titolo impegnati nel contrasto della povertà educativa minorile. Rendendo l’istituto della valutazione d’impatto obbligatorio nei progetti e bandi, favorendo la sperimentazione metodologica e promuovendo il coinvolgimento attivo ed effettivo di tutte le parti in causa, il Fondo sostiene nuove competenze e nuovi modi di agire da parte degli attori ai vari livelli, contribuendo direttamente e indirettamente alla realizzazione di quanto previsto dalla recente normativa sulla valutazione d’impatto negli Enti del Terzo Settore.

In generale, impegnarsi nella promozione della cultura e delle competenze valutative è un modo per favorire un cambiamento sistemico che va oltre il perimetro (e l’orizzonte temporale) dei progetti direttamente finanziati.

Foto di Max Titov su Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.