Social innovation

Perché l’educazione ha bisogno di mettere al centro la bellezza (e come fare)

Non solo arte: la bellezza è innanzitutto un'esperienza di risonanza con la verità di te stesso e quando ci incappi, questo spalanca il tuo potenziale. Il progetto Di Bellezza Si Vive ha coinvolto 5mila bambini e ragazzi in esperienze di bellezza: un ebook realizzato con VITA ora mette a disposizione di tutti un metodo, per innovare le pratiche educative dentro e fuori la scuola

di Sara De Carli

Dici bellezza e pensi a musei, arte, quadri, estetica. Dici bellezza e povertà educativa minorile e forse allarghi il campo a libri e teatri, matinée per le scuole, incontri con gli autori e gli artisti, percorsi nei musei adatti ai bambini o aperti alle famiglie: un accesso equo alla cultura. Tutto vero, ma non è questo il punto.

«La parola bellezza è forse una delle più “abusate” e inflazionate del nostro vocabolario. L’uso che se ne fa tende ad essere retorico e banale, confinato mel perimetro della valorizzazione del patrimonio culturale o dell’economia della creatività» spiega Giorgia Turchetto, responsabile del progetto Di Bellezza Si Vive. «Le neuroscienze e la psicologia ci dicono invece che l’esperienza della bellezza – e sottolineo l’esperienza – lungi dall’essere solo cosmesi, forma, esteriorità o abbellimento, è ciò che ci permette di fare esperienze di risonanza che coinvolgono corpo, cervello, mente e relazioni. Queste risonanze,quando sono particolarmente riuscite, riescono ad “aumentare” le potenzialità e le abilità della persona, in modi che altrimenti sarebbero irrealizzabili».

Ecco il nesso: fare esperienza della bellezza – che sia nel campo dell’arte, della musica, del teatro, del paesaggio, della cura luoghi, della cura delle relazioni… favorisce processi di emancipazione individuale e sociale che impattano in maniera significativa sulla prevenzione della dispersione scolastica, sull’orientamento dei ragazzi, sull’emersione del loro potenziale e del talento, sul loro protagonismo, sulla riappropriazione degli spazi, ma anche sul sostegno alla genitorialità e sulla forma della scuola, con il superamento di una didattica meramente trasmissiva.

L’evento “Crescere in bellezza”

Di Bellezza Si Vive è un progetto selezionato dall’impresa sociale Con I Bambini nell’ambito del bando “Un passo in avanti” e finanziato dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: otto i partner, con Cometa come capofila; nove i territori coinvolti (Como, Milano, Torino, Rivoli, Poli, Frascati, Roma, Messina, Catania); 60 azioni che hanno permesso di fare esperienze di bellezza in cinque ambiti (famiglia, scuola, spazi di vita, luoghi culturali, mondi digitali); 5mila i bambini e ragazzi raggiunti insieme alle loro famiglie; 20 scuole e 160 insegnanti coinvolti; 40 stakeholder sui territori. Questo grande percorso di ricerca-azione sperimentale, durato 4 anni, giunge ora alla sua conclusione: i principi, il metodo e i risultati saranno presentati lunedì 25 novembre a Roma nell’evento “Crescere in bellezza” (Archivio di Stato, Sala Alessandrina, ore 10,30-13,30; qui il programma e qui il link per iscriversi).

Il Manifesto e l’ebook

I risultati raggiunti dal progetto sono talmente incoraggianti da spingere ad immaginare che questa esperienza possa essere non solo replicata in altri territori, da altri attori, ma che possa ispirare una vera e propria policy. Per questo è nato il Manifesto Di Bellezza Si Vive, che condensa in nove punti le premesse scientifiche del progetto e lancia la sfida di un ripensamento dell’educazione proprio a partire dall’esperienza della bellezza. Accanto al Manifesto, i partner del progetto Di Bellezza Si Vive insieme a VITA hanno realizzato una pubblicazione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito di VITA, che con testi, immagini, video racconta l’emozionante percorso realizzato in questi quattro anni, i suoi risultati, gli impatti generati.

Che cos’è bellezza?

Quando a VITA abbiamo chiesto agli otto partner del progetto cosa significasse per loro “bellezza”, abbiamo ricevuto risposte sorprendenti: arte, certo, ha detto Paola Zanini, responsabile del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea. Ma poi ecco lo “stupore” di Erasmo Figini, fondatore di Cometa, per cui «la bellezza è la strada per scoprire la propria unicità e originalità». Per Antonella Varaschin, responsabile della comunicazione istituzionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, bellezza è conoscenza, perché aristotelicamente «davanti alla bellezza nasce spontaneo quel sentimento di meraviglia che è sempre all’origine del desiderio di conoscere e capire», mentre per Giovanni Petrini, amministratore di On! Trasformazioni generative, bellezza è «sintonia», innanzitutto con te stesso: «ti aiuta a essere te stesso e ad evolvere».

Ed ecco quindi che la bellezza apre. Gaetano Giunta, fondatore di Fondazione Horcynus Orca, definisce la bellezza come «metamorfosi collettiva» e «emergenza sistemica», ossia «una proprietà co-organizzativa» che proprio nella sua dimensione intrinsecamente relazionale «apre nuovi immaginari». Per Anna Riglioni, presidente della Fondazione Moderni, bellezza è «partecipazione», perché fare esperienza della bellezza «ti fa venir voglia di ricercarla e ti fa venire in mente tante idee per rendere bello un luogo in cui vivi quotidianamente». Insomma, bellezza è «immaginazione sociale», conclude Carola Carazzone, segretaria generale di Assifero: genera «la capacità di immaginarsi per il futuro qualcosa di diverso, non solo a livello individuale, ma collettivo. Non è pensare, non è pianificare: è immaginare un’altra società, nuova e diversa. Si tratta di una capacità particolarmente necessaria ai nostri giorni, in una società che ne manca totalmente».

Ecco un dialogo con Giorgia Turchetto, responsabile del progetto Di Bellezza Si Vive e Carlo Garbagna, responsabile dell’ufficio progettazione sociale di Cometa, realtà capofila del progetto Di Bellezza Si Vive, per immergerci in una progettualità davvero nuova, non scontata e molto promettente.

Facciamo un passo indietro: com’è nata l’idea di mettere al centro la bellezza in un progetto per contrastare la povertà educativa minorile?

Giorgia Turchetto: La premessa è che il destino dell’Italia (non solo la sua storia) è segnata dalla forza della bellezza. La bellezza ha per tutti noi un valore che va oltre il senso estetico, è parte del nostro patrimonio identitario, direi genetico. Poi però di bellezza nella scuola e nell’educazione ne vediamo poca: non solo negli ambienti, ma anche nella relazione tra chi educa e chi è educato. Il progetto nasce dal riconoscimento della necessità di lavorare alla creazione di nuovi approcci educativi, che rendano i ragazzi protagonisti, rompendo il paradigma della scuola trasmissiva. Le istanze delle neuroscienze e della più avanza ricerca pedagogica d’altronde – qui il progetto deve molto al professor Ugo Morelli, referente scientifico di Di Bellezza Si Vive – ci dicono che il fare esperienza di bellezza estende il potenziale di chiunque, anche delle persone in situazione di fragilità, penso per esempio agli anziani o alle persone con disabilità… La bellezza estende il potenziale, rende patenti delle possibilità che senza quell’esperienza resterebbero latenti.

Di bellezza nella scuola e nell’educazione ne vediamo poca: non solo negli ambienti, ma anche nella relazione tra chi educa e chi è educato

Giorgia Turchetto, responsabile del progetto Di Bellezza Si Vive

Che cos’è bellezza, nell’accezione che sta alla base del progetto Di Bellezza Si Vive?

Giorgia Turchetto: Il partenariato è composto da partner molto diversi per tipologia, esperienze, competenze e anche per la visione della bellezza: abbiamo imparato a coprogettare senza perdere la differenza, che è un grandissimo valore. Tutti però riconoscono la bellezza non come aspetto formale ed estetico, non come qualcosa che ha a che fare con l’aspetto esteriore delle cose, ma come qualcosa di ontologico, come cura, come cura della relazione tra chi educa e chi è educato.

Carlo Garbagna: Sicuramente Cometa ha scommesso su questo progetto perché il tema della bellezza qui è stato centrale fin dalle origini, con la bellezza intesa non come vezzo o lusso ma come accoglienza della struttura dell’io. Tutta la realtà educativa di Cometa è costruita sul concetto che la bellezza è un’esigenza del cuore dell’uomo. La bellezza è attrattività, è il motore che permette alla persona di divenire se stessa e di prendere coscienza di ciò che è.

Un elemento che colpisce molto, nel progetto, è l’enorme varietà di azioni, in ambiti anche molto diversi fra loro. Che cosa tiene insieme il fare l’orto, il rifacimento del palco del Teatro sociale di Como, l’incontro con l’artista, la fisica, la riscoperta del territorio, le letture per le mamme, la preparazione di una cena di gala per i senzatetto?

Giorgia Turchetto: Il professor Morelli ci ha aiutato a mettere a fuoco quanto i legami affettivi da un lato e il contesto di provenienza fossero due elementi fondamentali nella costruzione del nostro percorso di ricerca-azione. Con lui abbiamo identificato 5 “aree emozionali” su cui intervenire: famiglia; scuola; spazi di vita; spazi culturali; mondi digitali. Il museo e il teatro per esempio sono stati trasformati in un luogo dell’educazione: non abbiamo portato i ragazzi a vedere uno spettacolo a teatro, ma gli abbiamo fatto vivere un’esperienza di educazione, di preparazione al futuro, riappropriandosi di un luogo che non apparteneva al loro quotidiano. Abbiamo visto che i problemi di apprendimento non sono quasi mai cognitivi, ma emotivi e relazionali. Abbiamo visto l’importanza del fidarsi dei ragazzi, di “alzargli l’asticella” e anche del rimettere al centro dell’esperienza dell’apprendimento il corpo e il gruppo.

La bellezza non è qualcosa che ha a che fare con l’aspetto esteriore delle cose, ma è qualcosa di ontologico: è innanzitutto cura intenzionale della relazione tra chi educa e chi è educato

Giorgia Turchetto

Carlo Garbagna: Questo bando dell’impresa sociale Con i Bambini cercava dei “progetti esemplari” e tutti i partner questo aggettivo lo hanno preso molto sul serio. Non esiste un’attività del progetto che sia stata realizzata da un singolo ente: ogni azione è stata fatta almeno da 3-4 soggetti in modo congiunto. Un terzo punto è il fatto che nel processo pedagogico ci è stato tanto a cuore l’andare “oltre a sé”: la cena realizzata a Como a Casa Nazareth per le persone senza dimora, per esempio, è stata sì un’esperienza estetica, con la preparazione di un ambiente bello e accogliente, ma insieme ha permesso ai ragazzi – alcuni dei quali con difficoltà – di sperimentare che anche loro hanno in sé un potenziale di cura e di costruzione del bene comune, che magari non pensavano di avere. Di contro, gli ospiti hanno fatto esperienza del fatto che c’è qualcuno in città che desidera prendersi cura di loro. In generale si è cercato di fare in modo che le azioni fossero circolari e molto spesso ci si è riusciti: anche questo non è scontato in un progetto.

Quali apprendimenti dopo quattro anni, al termine del progetto?

Giorgia Turchetto: Sicuramente il fatto di riconoscere la bellezza non come aspetto formale ed estetico, ma come qualcosa che ha a che fare con noi in modo ontologico, come cura, come relazione. L’importanza del coinvolgimento del corpo, del movimento, delle emozioni nell’apprendimento, perché il corpo non è un “attrezzo semovente che porta in giro un cervello”, ma una cinghia di trasmissione fondamentale in ogni esperienza di apprendimento. Abbiamo dimostrato che l’esperienza di bellezza migliora le condizioni di vita, contrasta la povertà educativa, riduce i costi sociali. Direi che dopo quattro anni è molto chiara la differenza tra fare “educazione alla bellezza” – cosa che il nostro progetto non è – e “portare la bellezza al centro dell’educazione”. La bellezza deve diventare l’innesto quotidiano in ogni azione educativa: non è la matinée a teatro una tantum, ma capire come ricorrere all’esperienza della bellezza nella pratica scolastica quotidiana, in modo maieutico, per aumentare il senso della tua azione educativa e le possibilità che i tutti i ragazzi apprendono. Si tratta di imparare a fare con uno sguardo diverso le cose che già si fanno.

Di Bellezza Si Vive non è un progetto di educazione alla bellezza: è un’altra cosa, è mettere la bellezza al centro dell’educazione

Giorgia Turchetto

Carlo Garbagna: Come partenariato portiamo a casa la conferma che il punto non è parlare di bellezza, ma il far fare ai ragazzi esperienze di bellezza. Un’esperienza che poi va interiorizzata, rielaborata: è questo che permette alla persona di evolvere. Punto numero due, la bellezza per essere trasformativa, generativa, capace di contribuire in modo concreto al contrasto della povertà educativa, non deve essere episodica: deve essere immanente a tutte le attività formative e pedagogiche. Terza cosa, è la necessità di spostare l’accento sulla formazione degli adulti e delle comunità educanti. Abbiamo capito che c’è un’ulteriore sfida da affrontare: che questa accezione della bellezza sia interiorizzata innanzitutto da chi si occupa dei ragazzi. È un lavoro nuovo, che si apre su un target diverso. Qui a Cometa intendiamo certamente dargli seguito.

Giorgia Turchetto: Questo “messaggio” è forse l’eredità più importante che Di Bellezza Si Vive lascia all’impresa sociale Con I Bambini. Nei quattro anni di lavoro, infatti, è emersa con chiarezza la forte impreparazione metodologica, scientifica e culturale di insegnanti, educatori e genitori nel comprendere compiutamente l’importanza di rendere la bellezza non un’esperienza episodica, intermittente e relegata alla sola attività extra-scolastica – per esempio l’artista che fa un murales a scuola per abbellire gli ambienti –  ma immanente, sussistente e permanente all’azione educativa, all’apprendimento e parte integrante della didattica.

Abbiamo capito che c’è un’ulteriore sfida da affrontare: che questa accezione della bellezza sia interiorizzata innanzitutto dagli adulti, insegnanti, educatori, genitori

Carlo Garbagna, responsabile ufficio progettazione sociale di Cometa, ente capofila

Che cosa consegnate a Con i Bambini e al Paese, nella prospettiva ambiziosa del Fondo che è quella di sperimentare e fare valutazione di impatto per apprendere e quindi per ispirare future policy?

Giorgia Turchetto: Innanzitutto abbiamo redatto il Manifesto, che è una sorta di carta programmatica in 9 punti che riassume il percorso.  Il Manifesto pone al centro dell’apprendimento la relazione affettiva tra chi educa e chi è educato, sullo scenario di una nuova alleanza tra scienza, discipline umanistiche, artigianato, arte, transizione ecologica e tecnologica. A fondamento di tale processo sono poste le esperienze di bellezza. Il Manifesto ci aiuta a guardare alla bellezza come alternativa possibile, concreta e contagiosa contro l’individualismo e la mancanza di partecipazione. E poi l’ebook, che racconta concretamente i punti del Manifesto. Il progetto Di Bellezza Si Vive è concluso ma domani può ripartire in qualsiasi altra realtà, in un’altra scuola, in un altro territorio: ecco il senso del book digitale gratuito. Il progetto dice che è impossibile educare senza l’arte, la cultura, l’etica e l’estetica: ogni azione educativa che prescinda da questi aspetti fallisce. Ma le esperienze estetiche vanno inserite nella quotidianità della scuola, coniugandole all’insegnamento delle discipline tradizionali, non aggiunte una tantum. Finché c’è
spazio per una “bellezza fatta bene”, l’Italia avrà un futuro. Che però va sostenuto attraverso un’educazione capace di infondere nei cittadini di domani quella fiducia e quel desiderio di partecipazione che sono fondamentali per un’educazione di livello, progresso e prosperità,

I partner

Alla realizzazione del progetto Di Bellezza Si vive ha partecipato una rete nazionale di partner e di 20 scuole, diversi per saperi, missioni, contesti. Un’inedita comunità educante, con un’esperienza esemplare in azioni di accoglienza, educazione, fruizione culturale, ricerca pedagogica e clinica, ricerca scientifica, rigenerazione urbana, formazione di minori e adulti, sperimentazione di economie etiche, circolari, solidali e inclusive, capaci di contrastare dispersione scolastica e povertà educativa, promuovere coesione, sostenibilità ambientale, rigenerazione umana. Cometa, ente capofila, ha lavorato con Fondazione Horcynus Orca; ON Impresa Sociale; il Dipartimento Educazione del Museo Castello di Rivoli; l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; la Fondazione Moderni; Assifero-Associazione Italiana delle Fondazioni e Enti Filantropici; Aragorn. Il referente scientifico del progetto è stato Ugo Morelli, professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità, al paesaggio e all’ambiente, di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione e di Psicologia della creatività e dell’innovazione, supportato nel lavoro di ricerca-azione e monitoraggio da Emanuela Fellin.

Le foto dell’articolo raccontano alcune delle azioni realizzate durante i quattro anni del progetto Di Bellezza Si Vive: sono tratte dall’ebook o dalla pagina Facebook del progetto

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