Il caso

Anche Arci esce da X: piattaforma ormai tossica, superato il limite

L'associazione ha deciso di abbandonare il social. Il presidente Walter Massa: «Elon Musk l'ha usato come una clava politica». A pesare le dichiarazioni del miliardario sui giudici italiani e il suo ruolo nello scenario politico. «Vogliamo dare un segnale, alla luce del sole»

di Alessio Nisi

Arci

Da piattaforma che favoriva la collaborazione e l’amplificazione delle voci marginalizzate, X, già Twitter, si è trasformato in un ambiente «sempre più polarizzato e dominato da logiche di visibilità a pagamento e gestione autoritaria. Questi cambiamenti hanno reso X una piattaforma tossica, in cui proliferano la disinformazione, teorie del complotto, suprematismo e razzismo.

Con queste parole, rilasciate in un post su Facebook, l’Associazione ricreativa e culturale italiana – Arci annuncia il suo addio alla piattaforma di Elon Musk, diventato, secondo l’associazione, «un luogo sempre meno inclusivo e sostenibile per un’organizzazione come l’Arci, che privilegia pratiche aperte e dialogiche».

Un segnale politico, alla luce del sole

Con quasi 14 mila follower e una presenza sulla piattaforma fondata da Jack Dorsey nel 2006 che risale a ottobre 2011, Arci è guidata dal presidente nazionale Walter Massa, che pure giorni fa ha chiuso il suo account. «Sì, io», racconta Massa, «sono uscito dopo le esternazioni, le ennesime, del padrone di X, e uso il termine padrone non a caso, sui magistrati italiani. Come Arci abbiamo deciso di fare questo passo, che può essere letto anche come un passo con delle contraddizioni». Ma, rimarca, «era importante dare un segnale politico alla luce del sole».

E farlo «in un contesto in cui il pensiero unipolare sta portando ad un abbassamento dei livelli di democrazia, non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa e nel mondo».

arci

Vivere nelle contraddizioni

La scelta di Arci, precisa, «dimostra che non abbiamo paura di prendere posizione e che non abbiamo paura neanche di stare dentro quelle contraddizioni che vivono i mondi odierni. Il tema non è la coerenza fine a se stessa. Il tema è, per un’organizzazione di Terzo settore come la nostra, vivere nelle contraddizioni e affrontarle».

Una clava politica

E una delle contraddizioni riguarda la scelta di non abbandonare altre piattaforme e di restare ad esempio su Facebook. «Non escludiamo più nulla. Partiamo però da un dato macroscopico: Zuckerberg non si è messo ad attaccare i giudici italiani, né ha fatto campagna elettorale». Musk, dice ancora, ha «utilizzato la piattaforma come una clava politica».

Walter Massa, presidente di Arci Nazonale

La misura della deriva

Ragiona Massa, a pesare non sono state solo le ultime uscite di Musk, «ma in generale il ruolo che sta assumendo un personaggio, il più ricco uomo sulla Terra, in una delle grandi potenze economiche». È, aggiunge, «un po’ la misura della deriva a cui stiamo assistendo».

La libertà, chiarisce Massa, «non è la possibilità di dire qualunque cosa. Ci sono delle regole in questo mondo».

Più relazioni dirette e significative

«La nostra scelta di abbandonare Twitter/X», si legge ancora nel post, «è motivata dal desiderio di investire in canali che promuovano relazioni dirette e significative, come la nostra newsletter, il sito web, l’app e gli eventi dal vivo, per continuare a coltivare uno spazio di confronto autentico e inclusivo».

Se i social sono strumenti del quotidiano possono essere utilizzati per manifestare il dissenso

Walter Massa – presidente nazionale Arci

Non solamente X

Un addio che impone una riflessione che «non può però limitarsi solamente ad X: come Arci ci prendiamo l’impegno di ampliare il ragionamento insieme ai nostri comitati, circoli e soci, per capire insieme come agire nel prossimo futuro». Certo, «X ha raggiunto un limite ed è nella tossicità di cui abbiamo detto. Ma», spiega sempre Massa, « c’è un tema che interessa la nostra associazione che è impegnata a fare altro: ad aprire i circoli Arci e a spingere verso relazioni dirette e significative».

L’inizio della grande fuga

La fuga da X non è iniziata ora. Già quando era iniziata a circolare la voce che Twitter sarebbe stato comprato da Elon Musk, erano stati in tanti ad abbandonare il social. Dopo l’acquisizione e lo smantellamento dell’organigramma della società, primo fra tutti quello dedicato alla moderazione dei contenuti, le prime defezioni a registrarsi furono le società. Imbarazzate da fake news, porno e contenuti che inneggiavano all’odio, le compagnie hanno ritirato i loro investimenti.

La nostra battaglia deve essere quella di continuare ad aprire dei luoghi fisici e a garantire che mettano al centro la socialità. In questo quadro ci chiediamo come gli strumenti digitali possano essere funzionali a questa esigenza

Walter Massa

Le altre su X

E le altre realtà del Terzo settore? Quelle che hanno più seguito sulla piattaforma sono ancora al loro posto. Nel 2022, VITA accese i riflettori sulle 20 realtà più attive sui diversi social. Su X, le prime 15 sono attive e sono sempre: Emergency (636.447 follower), Greenpeace Italia (489.045 follower), Amnesty Italia (407.288 follower), Save the Children It (329.423 follower), Unicef Italia (327.842 follower), Medici senza frontiere (321.961 follower), Wwf Italia (193.207 follower), Fondazione Telethon (87.972 follower), Fai (76.672 follower), Actionaid Italia (48.958 follower), Fondazione Airc per la ricerca sul cancro (47.339 follower), Comunità di Sant’Egidio (35.231 follower), Enpa (31.064 follower), Lav (29.221 follower), Fondazione Umberto Veronesi (23.244 follower).

Le parole del Guardian

L’esodo di questi giorni è stato in qualche modo anticipato dal Guardian. «X è una piattaforma mediatica tossica e il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico», aveva scritto il quotidiano britannico. Gli esiti delle recenti elezioni americane hanno poi confermato ogni preoccupazione.

I giudici se ne devono andare

In Italia, a spostare ulteriormente l’asticella del limite, sono state le dichiarazioni di Elon Musk sulla magistratura. «I giudici se ne devono andare», aveva detto il miliardario di Pretoria, all’indomani della decisione dei magistrati del tribunale civile di Roma di rinviare la decisione sul trattenimento dei migranti trasbordati in Albania alla superiore Corte di giustizia europea.

In apertura foto di Julian Christ per Unsplash. Nel testo immagine da https://www.facebook.com/IscrivitiallArci

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