Inclusione

Mediazione culturale in carcere? A Padova si fa con la lettura

Sono cinquanta i libri, in lingua araba, donati dall'associazione "Un ponte per" alla Casa circondariale patavina per avviare un progetto culturale che attraverso la lettura punta all'inclusione e allo scambio culturale tra i detenuti. La convinzione è che una riflessione condivisa sui principali temi del nostro tempo può aiutare ogni individuo a scegliere di cambiare il corso della propria vita

di Rossana Certini

Superare il concetto di inclusione per giungere a quello di dialogo tra culture. Passare, dunque, dall’appartenenza a una cultura al confronto che arricchisce. Questa l’idea alla base del progetto: “Kutub Hurra/Un ponte per” avviato a novembre nella Casa circondariale di Padova grazie alla collaborazione tra le cooperative AltraCittà e Orizzonti, l’associazione Granello di senape, l’area educativa della Casa circondariale e il Garante dei diritti delle persone private o limitate nella libertà del comune di Padova.

«Un ponte per è un progetto rivolto ai detenuti arabofoni che ogni quindici giorni, con l’aiuto di mediatori e mediatrici linguistico-culturali della cooperativa Orizzonti, leggeranno libri scritti in arabo e in italiano per poi avere un momento di riflessione comune». Spiega Sandro Botticelli della cooperativa AltraCittà che da molti anni si occupa delle biblioteche e dei gruppi di lettura nell’istituto penitenziario di Padova.

Il nome del progetto è mutuato da quello dell’associazione Un ponte per che si occupa di solidarietà internazionale. L’organizzazione non governativa è nata nel 1991, subito dopo la fine dei bombardamenti sull’Iraq con lo scopo di promuovere iniziative di solidarietà per la popolazione irachena colpita dalla guerra. Successivamente l’impegno dell’associazione si è rivolto, anche, ad altri paesi del Medio Oriente e dell’area mediterranea, come Serbia e Kosovo, con l’obiettivo di prevenire i conflitti armati e violenti attraverso campagne di informazione, scambi culturali, progetti di cooperazione, programmi di peacebuilding e costruzione di reti per la giustizia sociale.

Bianca Farsetti, dell’associazione Un ponte per, presenta i 50 libri donati a Padova alla presenza di Anastasio Morante , direttore del Circondariale e Margherita Colonnello assessora al sociale (Foto VITA)

«I cinquanta libri che abbiamo donato alla Casa circondariale di Padova», spiega Bianca Farsetti dell’associazione Un ponte per, «sono stati selezionati e donati dall’associazione tunisina Lina Ben Mhenni intitolata alla celebre blogger, attivista per i diritti umani e professoressa universitaria,
morta a soli 36 anni a causa di una malattia cronica. Lina è un simbolo della rivoluzione del 2011. Lei partiva sola con una telecamera e pubblicava sui social i primi video delle manifestazioni che hanno portato alla caduta dell’ex presidente tunisino. Si è occupata, anche, di diffondere la cultura nelle carceri tunisine. Per questo l’associazione che porta il suo nome procura libri in lingua araba che sono già arrivati negli istituti penitenziari di Firenze, Livorno, Pisa, Roma, Sollicciano e nel carcere minorile di Casal del Marmo».

Leggere insieme per riflettere sui temi della vita

Prima di arrivare nella Casa circondariale il progetto Un ponte per, nel marzo del 2023, era stato avviato nella sezione penale di Padova dove, come spiega Botticelli: «la scorsa estate sono cominciati gli incontri di lettura, ogni due settimane. Abbiamo letto un libro sia in arabo sia in italiano: poche pagine alla volta. Seguiva poi un dibattito. Dopo sedici incontri abbiamo terminato la lettura del libro e abbiamo visto tutti insieme il film in lingua originale araba che dal libro è stato tratto. Adesso proseguiremo con altre letture».

Testi e poesie non religiose che raccontano i sentimenti delle donne, storie di uomini che si sono ribellati ai soprusi, di madri e di figli.

«È stato interessante e anche costruttivo partecipare agli incontri», conclude Chokri, uno dei ragazzi che ha partecipato agli incontri della scorsa estate, «abbiamo letto il libro di un autore che non tutti conoscono: “Uomini sotto il sole” di Ghassan Kanafani. Il libro parla di avvenimenti di mezzo secolo fa che sono ancora attuali: di territori occupati e delle loro genti, le loro sofferenze e i loro desideri. È stato molto interessante anche per chi non è di madre lingua araba».

Nella foto di apertura un momento della consegna dei 50 libri alla Casa circondariale di Padova (foto VITA)

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