Cop29

Carbone e petrolio, uno stop dalla finanza etica

Sono 25 le banche della Global alliance for banking on values che hanno aderito ad un trattato internazionale di non proliferazione dei combustibili fossili. Uno strumento che, come quello sul nucleare o sulle sostanze che causano il buco dell’ozono, può funzionare

di Nicola Varcasia

Una parte della finanza mondiale crede in un futuro sempre meno dipendente da carbone e petrolio. Durante il Finance day alla Cop29, la Global alliance for banking on values – Gabv ha annunciato che 25 delle banche che fanno parte del network hanno aderito all’iniziativa del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. È la prima adesione collettiva all’iniziativa da parte di istituzioni finanziarie. Il trattato propone un piano globale vincolante per fermare l’espansione di nuovi progetti di carbone, petrolio e gas, e per gestire una transizione globale lontano dai combustibili fossili.

L’ozono insegna

A sottolineare l’importanza di questo passo è Banca Etica, che aderisce all’alleanza fin dalla sua fondazione, nel 2009, con il direttore generale, Nazzareno Gabrielli: «I trattati internazionali nella storia recente dell’umanità hanno avuto successo per arginare e contrastare alcuni dei fenomeni più pericolosi che l’umanità ha dovuto fronteggiare: pensiamo al trattato internazionale volto a ridurre la produzione e l’uso delle sostanze che minacciano lo strato di ozono, o a quelli di non proliferazione delle armi nucleari o delle mine anti-persona. Per questo siamo convinti che un trattato di non proliferazione delle fonti fossili sia uno strumento utile e raggiungibile per arginare la crisi climatica, anche con l’impegno di quante più banche possibile.

Ora tocca ai governi


È chiaro a tutti che la strada è ancora lunga: «Nonostante gli impegni dichiarati, molte banche tradizionali continuano a finanziare l’industria dei combustibili fossili, alimentando ulteriori impatti climatici dannosi. Se il settore finanziario è serio riguardo ai suoi impegni di sostenibilità, dovrebbe sostenere iniziative come il Trattato che stanno creando soluzioni reali per la crisi. Un Trattato internazionale aiuterà a collaborare direttamente con i governi, in particolare nei Paesi del sud del mondo, più vulnerabili ai cambiamenti climatici incontrollati», ha aggiunto Martin Rohner, direttore esecutivo di Gabv.

Guardare avanti

«Da troppo tempo sentiamo banche dichiararsi leader sul clima mentre continuano a finanziare l’espansione del problema. Il sostegno della Gabv stabilisce un punto di riferimento per altre istituzioni finanziarie e invia un chiaro messaggio di supporto ai governi che hanno aderito al Trattato dei Combustibili Fossili e stanno iniziando a progettare questo complemento fondamentale all’Accordo di Parigi», ha precisato Tzeporah Berman, fondatrice dell’iniziativa che ha portato a questo Trattato.

Rappresentanza forte

La Gabv è una rete di 70 banche che operano in tutte le principali regioni del mondo, unite dalla missione di “finanziare il cambiamento e cambiare la finanza”. Con l’adesione alla proposta del Trattato, questi 25 istituti sollecitano il settore finanziario a intraprendere azioni concrete nella lotta contro i cambiamenti climatici, interrompendo i finanziamenti all’espansione dei combustibili fossili. Insieme, queste banche gestiscono un patrimonio di 117 miliardi di dollari e servono oltre 11,3 milioni di persone in tutto il mondo.

In apertura, foto di Anne Nygard su Unsplash

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