Volontariato

USA: “Fahrenheit 9/11” continua a colpire, e a riempire le sale

Intanto il Senato americano conferma i risultati dell'inchiesta: nessuna prova né ragionevole indizio che Saddam avesse o stesse preparando armi letali

di Bernardo Parrella

USA – (Reno) “Fahrenheit 9/11” continua a far salire parecchio la temperatura degli statunitensi. Dopo aver spazzato tutti i record d’incasso per i documentari (quasi 22 milioni d’incasso nel week-end d’uscita, due settimane fa), a grande richiesta nei prossimi giorni verrà proiettato in altri 286 sale cinematografiche. Ciò in aggiunta alle circa 1725 del circuito Lions Gate in cui continua, nella maggior parte dei casi, a registrare il tutto esaurito ad ogni spettacolo giornaliero. E mentre il suo sito sprizza salute tramite blog, foto e commenti d’ogni sorta, Michael Moore appare perfino in vari programmi TV, talk show inclusi, e conquista la cover-story di Time. Intanto però qualche testata si chiede se le accuse all’amministrazione Bush descritte del film siano vere o meno.

`E il caso di un lungo articolo apparso tra i giornali della catena Knight Ridder, in cui si analizzano i passaggi più controversi del documentario (tra cui la tempestività di Bush nel reagire ai fatti dell’11 settembre e le strette connessioni con i reali sauditi). Le conclusioni? Più che salomoniche: “alcuni dettagli…sono chiaramente falsi, altri parzialmente veri e aperti all’interpretazione, altri veri.” Altri quotidiani hanno riservato un apposito spazio, nell’edizione domenicale, alle lettere dei lettori sul film — nella stragrande maggioranza favorevoli alle opinioni di Moore. Analogamente positive le posizioni dei critici cinematografici, con il chiaro invito ad andare al cinema.

Anzi, la nota generale più importante, che va emergendo sui media e tra le gente comune, è proprio questa: tutti dovrebbero vedere “Fahrenheit 9/11” e poi informarsi, giudicare. In tal senso, molti lamentano anche il fatto che sia “R”, restricted, vietato ai minorenni. E parlando in giro `e facile imbattersi in persone che lo hanno già’ visto due volte (incluso il sottoscritto). Anche se c’è però anche qualcuno che lo considera ‘propaganda’. Smorzatisi i tentativi più o meno di stampo repubblicano di bloccarne la distribuzione o la visione (anche per via dell’ovvio effetto-boomerang), stavolta sono alcuni proprietari di teatri a dire no.

Succede in luoghi di provincia, manco a dirlo, come Illinois e Iowa, le cui catene locali GKC Theatres e Fridley Theatres hanno deciso di non proiettarlo, provocando una valanga email e telefonate di persone su entrambi i fronti. Beth Karasotes, presidente della GKC Theatres (270 sale) ha spiegato: “Crediamo nella la libertà di Michael Moore di fare questo film. Abbiamo fiducia che i nostri clienti riconosceranno e rispetteranno anche la nostra libertà di non farlo vedere. In tempo di guerra, le truppe americane in Iraq hanno bisogno e meritano il nostro incondizionato sostegno.” La censura non c’entra, insomma, in questo Paese ognuno è libero di fare come meglio crede.

Peccato che, a proposito di “guerra” in Iraq, qualche ora fa il Senato USA abbia presentato i risultati dell’inchiesta sulle informazione fornite dalla CIA a sostegno dell’invasione: non è mai esistita nessuna prova né ragionevole indizio che Saddam avesse o stesse preparando armi letali. Eppure Bush, il Congresso e la “coalizione” ha deciso di procedere comunque. Chissà, un altro spunto per le verità di Michael Moore…o sarà pura propaganda?

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.