Idee Inclusione
Sorpresa ad Assisi: un G7 che non ha parlato per slogan
Il merito va alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli: al G7 "Inclusione e Disabilità" ha indicato un modello capace di operare fuori dai riflettori, ma vicino alle persone e ai bisogni. Senza piaggerie gliene va dato merito. L'intervento del presidente di Federsolidarietà/Confcooperative che ha partecipato ai lavori nella cittadina umbra
La ritualità dello svolgimento degli eventi legati all’organizzazione delle diverse edizioni del G7 ci ha un po’ abituato ad essere osservatori distratti o poco interessati, perché giustamente non propriamente attratti da stucchevoli passerelle o patinati convenevoli che molto spesso, purtroppo, non convergono verso concreti obiettivi realmente e fattivamente condivisi.
Tuttavia, avendo avuto l’opportunità di partecipare in maniera diretta, vorrei segnalare l’interessante peculiarità del recente G7 tenutosi in quel di Assisi all’inizio di ottobre dal titolo Inclusione e Disabilità.
Certamente non sono mancate le pomposità e stucchevoli momenti di retorica, tipici di eventi internazionali di simile portata, ma vorrei sottolineare alcuni aspetti ed il messaggio politico che ne è scaturito. In generale i media non hanno dato un grandissimo spazio all’avvenimento, soprattutto perché non latore di fatti o polemiche cosiddette notiziabili, però credo sia utile da queste pagine rilevarne la positività relativamente ai contenuti emersi e alle relazioni a livello sia internazionale sia nazionale che ne sono derivate.
In tal senso va dato merito al nostro ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, perché ci ha indicato una modalità di lavoro che la classe politica dovrebbe saper fare propria: lavorare non per slogan, ma operare fuori dai riflettori stando vicino alle persone, alle organizzazioni, ai territori.
Che non suoni come piaggeria, perché non è assolutamente nelle mie corde, ma ritengo utile sottolineare la discontinuità di metodo quando si ha occasione di riscontrarla. Ritengo ci siano almeno cinque punti che esprimono positività e che vale la pena di rilevare al termine della kermesse.
Un G7 non incentrato esclusivamente su interessi economici o di conflitto, ma orientato a mettere la persona al centro con i suoi diritti come elemento prioritario.
Inclusione come parola d’ordine. In un momento storico nel quale si fatica a districarsi tra continui distinguo di qualsiasi natura, paure e scarsa fiducia, è sicuramente sintomo di coraggio posizionarsi decisamente controcorrente.
Mettere in relazione legislazioni e approcci culturali dei diversi Paesi con l’obiettivo di alzare per tutti l’asticella, è sicuramente un passo estremamente positivo. Segnalo che oltre ai governi usuali erano presenti anche altre nazioni, come il Kenya o il Vietnam per fare degli esempi.
Oltre alla dimensione delle rappresentanze ministeriali dei diversi Paesi, c’è stata una vera partecipazione popolare con protagoniste persone con disabilità. Non si è parlato di loro come un problema, ma si sono espressi direttamente con una presenza da protagonisti che portano avanti in maniera diretta le proprie istanze, con estrema consapevolezza e serietà, ma anche con entusiasmo. Splendido esercizio di democrazia.
Il fatto certamente più rilevante è da individuarsi nella capacità di essere riusciti a far convergere tutto il mondo dell’associazionismo e della cooperazione al di là delle diversità dettate da interessi e approcci anche molto diversi ra loro, verso obiettivi comuni. Una sorta di miracolo nel contesto di un Paese caratterizzato da interessi particolari. Il manifesto finale, firmato da tutti i ministri, non cambierà di certo le sorti dell’umanità, ma il metodo di lavoro e il clima generato ci riportano positivi segnali di speranza.
foto: www.g7italy.i
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