Ricordi
Dare la vita per i bambini di Prishtina: il ricordo di Laura Scotti 25 anni dopo
La mattina del 12 novembre 1999 il volo Atr-42 diretto a Prishtina scomparve dai radar: si schiantò sui monti a nord della città, con a bordo 24 persone. Fra loro anche 12 italiani, di cui molti impegnati nella ricostruzione del Paese. Laura Scotti lavorava nella comunicazione di AiBi e in Kosovo c'è una scuola che porta il suo nome...
C’era la nebbia, quel venerdì mattina del 12 novembre 1999, sui monti del Kosovo. C’era la nebbia anche a San Giuliano Milanese, venticinque anni fa, intorno alla sede di Amici dei Bambini, dove amici e colleghi di Laura Scotti cercavano conferma alla terribile notizia appena arrivata: sui radar non c’era più traccia del volo ATR-42 del PAM (Programma Alimentare Mondiale) diretto a Prishtina.
La conferma, purtroppo, non tardò ad arrivare: l’aereo si era schiantato sul costone di una montagna a nord della città. Nessuna delle 24 persone a bordo (due piloti, l’assistente di volo e ventuno passeggeri, con 12 vittime italiane) si era salvata. Tra quelle persone, c’era Laura Scotti, milanese, che aveva lasciato il suo lavoro in un’agenzia di pubbliche relazioni per unirsi ad Amici dei Bambini e intraprendere con passione il suo ruolo nel settore Comunicazione. Quel maledetto volo era il ventiduesimo in sei mesi: voli per partecipare alla ricostruzione di Prishtina, uscita devastata dalla lunga guerra o per accompagnare in quei luoghi giornalisti e operatori che potessero vedere e poi raccontare l’impegno di AiBi. Il Kosovo aveva “rapito” Laura. L’avevano rapita le persone che lì aveva incontrato e, soprattutto, i bambini che aveva conosciuto e per i quali sentiva di doversi impegnare senza risparmio: nel 2000 Laura Scotti è stata insignita dell’Ambrogino d’Oro per il suo impegno umanitario.
25 anni dopo
Oggi, a Grabovc, non lontano dalla capitale, sorge una moderna scuola che di Laura Scotti porta il nome. E ancora oggi, ogni 12 novembre, viene organizzata una cerimonia per ricordarla e ringraziarla (qui il videomessaggio inviato da Marco Griffini, presidente di AiBi). All’ingresso c’è un disegno che la ritrae, opera di Gezim Berisha, insegnante di arte e direttore della scuola. Laura Scotti qui la conoscono tutti: «Tutti gli studenti, le loro famiglie, tutto il villaggio sa perché la scuola ha questo nome. Anche chi non ha potuto incontrarla di persona conosce la sua storia e ha sentito parlare della sua determinazione nel volere questa scuola, come segno tangibile della possibilità per i ragazzi di vivere in armonia e realizzare i propri sogni». Nel Paese, Amici dei Bambini è l’unico ente autorizzato alle adozioni internazionali che ancora vengono realizzate, seppure con numeri limitati. Anche in Italia il ricordo di Laura è ancora vivo. E il suo sguardo tra i bambini di Prishtina, a 25 anni di distanza è ancora capace di ispirare e di guidare.
La storia di Laura, per chi non c’era
«Quella che ha pianto di più per lo schianto dell’aereo del Pam forse è stata Dafina, la bambina che era diventata la figlia a distanza di Laura Scotti. Dafina ha nove anni e abita a Grabvoc, un villaggio di minatori sulle pendici della montagna di Drenica. Suo padre è stato ucciso dai serbi, che con Grabvoc, uno delle prime basi dell’Uck, avevano un vecchio conto in sospeso», scriveva Gabriella Meroni su VITA nei giorni della tragedia. «Laura Scotti incontra Dafina in uno dei suoi viaggi nella campagna kosovara, e subito diventano amiche. Ma si conquistano a vicenda quando Dafina decide di rompere la diffidenza e recita a Laura la poesia che aveva scritto in onore del padre. La bambina comincia a dire i versi a voce alta, sempre più alta, finché non ce la fa più e scoppia a piangere, ma non si ferma, e urlando e piangendo, a pugni chiusi, finisce la poesia. Allora Laura si alza e l’abbraccia forte, e Dafina smette di piangere. La sera della tragedia, qualcuno bussa alla porta della sede Ai.Bi.di Pristina. Un uomo entra con passo incerto e consegna una busta. Dentro c’è un accendino e un biglietto: un regalo e una lettera d’addio di Dafina per Laura. «Grazie Laura», scrive la bambina. «Mi mancherai. Ti voglio bene» (leggi qui tutto l’articolo).
La storia di Laura Scotti in Kosovo è contenuta nel libro di Francesca Mineo “I 189 giorni di Laura. Da Milano al Kosovo. Una storia esemplare di volontariato internazionale” (Ancora editore) e in una puntata recente del podcast “Libere”.
Gli altri italiani
In quel volo, 25 anni fa, morirono anche Paola Sarro, neuropsichiatra di Terre des Hommes; Paola Biocca del World Food Program, Velmore Davoli e Carlo Zecchi del Gvc, Antonio Sircana e Roberto Bazzoni di Caritas Sardegna, Marco Gavino di Unmik (Missione di Amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo), Raffaella Liuzzi di Boyden, Andrea Maccaferro, Antonio Canzolino e Katia Piazza di Air Operator Balmoral. Un Paese, il Kosovo, per cui alcuni italiani hanno dato la vita e a cui molti altri ne hanno regalato la parte migliore.
Foto di AiBi
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.