Il report Caritas

Povertà, 331mila famiglie senza aiuto

Secondo il Rapporto Povertà 2024 presentato dalla Caritas le nuove misure di contrasto alla povertà hanno lasciato senza supporto 331mila nuclei, riducendo della metà il numero di famiglie raggiunte rispetto al Reddito di cittadinanza. Minori: incidenza della povertà assoluta al 13,8%. È ai massimi storici

di Alessio Nisi

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Ben cinque milioni e settecentomila persone in Italia si trovano nella povertà assoluta, quasi un decimo della popolazione. Negli ultimi dieci anni il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% della popolazione nel 2014 al 9,7 per cento del 2023. Numeri che continuano a peggiorare anno dopo anno e fanno preoccupare: è quanto emerge dal Rapporto 2024 (giunto alla ventottesima edizione e presentato in occasione dell’ottava Giornata mondiale dei poveri che sarà celebrata domenica prossima) su povertà ed esclusione sociale di Caritas italiana. Il titolo di quest’anno? Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza (QUI per scaricare il rapporto integrale).

Un povero su 4 è minore

Altro dramma è l’incidenza ai massimi storici della povertà assoluta tra i minori, pari al 13,8%. «Lo svantaggio dei minori», si legge nel rapporto, «è da intendersi ormai come endemico nel nostro Paese». Sono in tutto 1 milione e 295mila i bambini poveri, quasi un indigente su quattro è un minore. I nuclei con bambini sono per giunta i più svantaggiati con livelli di spesa molto inferiori alla soglia di povertà.

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Da sinistra Walter Nanni del Servizio studi di Caritas italiana, e il direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello

Mantenere viva la speranza

«Il nostro rapporto», sottolinea il presidente di Caritas Italiana monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, «serve a dare voce ai poveri, a vederne le cause a sollecitare l’impegno della chiesa e della società civile, ma vorrei che servisse a mantenere viva una speranza affidabile per i poveri». 

Germogli dalla complessità

Di rapporto complesso che descrive una fatica, ma anche di un’analisi «che vuole rilanciare il bisogno di sperare e di saper cogliere in questa complessità qualcosa di nuovo che sta nascendo» dice a VITA don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, «Si tratta», aggiunge, «di saper cogliere questi germogli e saper costruire su questo politiche integrate».

Segni di speranza. Nonostante la situazione critica per una persona su dieci, la Caritas intravede nelle crepe dei “fili d’erba verde”, dei segni di speranza. «Purtroppo», chiarisce Walter Nanni del Servizio studi di Caritas italiana, «i dati ci impongono questa attenzione al fenomeno: non è solo un bilancio di attività, ma un rapporto che evidenzia un fenomeno e l’attenzione della Chiesa a questo tipo di situazioni. Abbiamo cercato di mettere attenzione alle risposte, a come la società civile e le comunità locali e cristiane, in rete con istituzioni e altri soggetti cercano di dare risposta». 

don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana

Il lavoro non basta e la speranza

A VITA lo stesso Nanni sottolinea come «il 60% delle persone che vanno a Caritas è genitore». Tra le criticità emerse «ci sono anche quelle relative agli anziani», e le persone che lavorano. «Il 23% chiede aiuto a Caritas». E la speranza? Sono i fili verdi nelle crepe del titolo del report. Concretamente «quelle azioni che vogliono accompagnare le persone verso un futuro diverso».

I centri della rete Caritas

Nei centri di ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas (in totale 3.124, dislocati in 206 diocesi di tutte le regioni italiane), le persone incontrate e supportate sono state 269.689. Complessivamente si tratta di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta registrate dall’Istat. Quasi 270mila “volti” che possono essere assimilati ad altrettanti nuclei, visto che la presa in carico risponde sempre ad esigenze di tipo familiare. 

Rispetto al 2022 si è registrato un incremento del 5,4% del numero di assistiti; una crescita più contenuta rispetto al passato ma pur sempre una crescita. Se si allarga lo sguardo a un intervallo temporale più ampio il dato risulta impietoso: dal 2015 ad oggi il numero di persone sostenute è cresciuto del 41,6%. I territori che registrano l’aumento più cospicuo risultano quelli di Sud e Isole (+53,3%) e del Nord Italia (+52,1%).

Il peggioramento della condizione di vulnerabilità delle regioni del Nord, segnalato dall’Istat, traspare dunque anche dalla lente degli Osservatori Caritas.

Walter Nanni, Servizio Studi Caritas Italiana

Negato il diritto ad aspirare

E il futuro? Le tendenze che emergono dal report dicono che la povertà si fa sempre più intensa: i poveri diventano sempre più poveri. Dal 2007 al 2023 è più che raddoppiato il numero di incontri e ascolti medi annui per assistito (da 3,2 a 7,9). Emerge poi uno stretto binomio tra povertà economica e povertà educativa: il 67,3% degli assistiti possiede al massimo la licenza media inferiore. 

Secondo Caritas in particolare si evidenzia come venga «negato il diritto di aspirare: vivere in una condizione di povertà in modo prolungato e cronico erode il capitale progettuale, le aspettative e i sogni delle persone. Il motivo principale è la prolungata esposizione allo stress derivante dalle molteplici problematiche da affrontare quotidianamente, uno stress tossico che impatta su attenzione, memoria, concentrazione e capacità di pianificare».

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Il lavoro povero

Anche Caritas registra il problema crescente del lavoro povero: quasi una persona su quattro (23%) degli assistiti ha infatti un’occupazione. Così come sono più numerose, anche nei servizi Caritas, le famiglie con minori: i genitori di figli minori rappresentano il 56,5% degli assistiti. Confermato poi, anche dal punto di vista di Caritas, il carattere multidimensionale della povertà: tra gli assistiti, infatti, solo il 44,6% ha manifestato un solo ambito di fragilità di ordine economico-materiale; il 26,4% ne vedeva cumulati due e il 29% tre o più (fragilità economiche, occupazionali, abitative, problemi familiari, difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori).

Povertà e salute mentale. Caritas conferma inoltre il nesso tra povertà e salute mentale: dal 2022 al 2023 il numero di persone affette da depressione o malattie mentali è aumentato del 15,2%. Anche il numero delle persone senza dimora aiutate è in aumento: nel 2023 sono state 34.554 (il 19,2% dell’utenza complessiva), in forte crescita rispetto al 2022 quando erano 27.877 (il16,9% degli assistiti). Aumenta anche l’incidenza delle persone over 65 (dal 12,1% al 13,4%): in valore assoluto si tratta di 35.875 anziani supportati, a fronte dei 30.692 incontrati nel 2022.

Numeri implacabili

Di numeri implacabili che fanno rabbrividire ha parlato don Marco Pagniello: «I nostri dati ci dicono di una realtà complessa, difficile, di una povertà multidimensionale, anche generazionale, purtroppo. Una povertà che fa crescere il numero di famiglie in povertà assoluta. Povertà che non è soltanto per i migranti che arrivano in Italia, ma una povertà anche di tante famiglie italiane che fanno fatica ad arrivare al famoso fine mese e che purtroppo non riescono ad avere una vita dignitosa». 

Il tempo del discernimento e delle priorità

Di fronte a questa complessità, prosegue, «non possiamo rispondere semplicemente dando risposte facili immediate. Credo che questo sia il tempo del discernimento, il tempo in cui tutti i governanti sono chiamati a scegliere le priorità sulle quali lavorare perché abbiamo bisogno di futuro, abbiamo bisogno di certezze per continuare ad abitare questo nostro Paese. Ma non solo governanti. Finisco semplicemente dicendo appellandomi anche alla responsabilità di ciascuno di noi. Credo che sia arrivato il momento, anche nostro di ciascuno, di rivedere il proprio stile di vita e di ritornare a saper condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo».

Senza aiuti 331 mila famiglie

Il passaggio alle nuove misure contro la povertà, Assegno di inclusione e Supporto alla formazione e al lavoro (che tra il 2023 e il 2024 hanno sostituito il Reddito di Cittadinanza), segna un cambiamento profondo nell’approccio alla povertà: con queste misure, il diritto a ricevere sostegno non è più garantito “solo” in base alla condizione di povertà, sottolinea il Rapporto 2024 su Povertà ed esclusione sociale di Caritas italiana.

Ora l’Adi (a oggi percepito da 697.640 famiglie) è destinato solamente a nuclei familiari con persone non occupabili, come minori e disabili, mentre il Supporto alla formazione e al lavoro è riservato a chi è ritenuto occupabile e richiede percorsi formativi per il reinserimento lavorativo. Questa distinzione, si spiega, ha ridotto della metà il numero di famiglie raggiunte rispetto al Reddito di cittadinanza, lasciando senza supporto 331mila nuclei, molti dei quali sono residenti al Nord, vivono in affitto o sono nuclei monocomponenti, categorie escluse per via dei nuovi criteri in vigore.

Le misure di contrasto alla povertà

Durante dunque il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno d’inclusione, la Caritas ha svolto un ruolo di supporto alle famiglie rimaste senza aiuto e offrendo assistenza pratica e orientamento. Per esempio, la mancanza di competenze digitali e la difficoltà nel navigare tra enti e pubbliche amministrazioni sono state riscontrate come barriere significative, che complicano ulteriormente l’accesso e la gestione dell’Adi.

Questo è stato anche l’aiuto che le Caritas hanno offerto alle persone. La Caritas suggerisce dunque la necessità di migliorare la copertura per garantire il supporto ai poveri esclusi, riequilibrare gli importi per compensare le aree del paese in cui la povertà è in aumento (Centro e Nord), semplificare le procedure e ripristinare un sistema di supporto universale e continuativo per una maggiore equità nel contrasto alla povertà.

Non solo una fotografia della povertà

Con questo rapporto, chiarisce sempre don Pagniello, «non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero. Di fronte a questa emergenza Caritas Italiana sceglie di farsi portavoce di una risposta coraggiosa e profetica. Una rete di accoglienza e di sostegno si estende in maniera capillare sul territorio nazionale: centri di ascolto, mense, dormitori e case di accoglienza diventano avamposti di una Chiesa che si fa “casa di carità”, aperta a tutti, senza distinzioni. Ma», evidenzia, «non può essere questa l’unica risposta possibile». 

In apertura foto di Christelle Hayek per Unsplash. Nel testo le foto e i video della conferenza stampa sono di Alessio Nisi. Le grafiche sono del Rapporto Povertà 2024 di Caritas

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