Formazione

Politica. A tavoli di domenica i dubbi dell’Udc

Tanto tuonò che piovve? La maggioranza cerca la quadra in vista del vertice di domenica. Fini fa da paciere tra il premier e Follini ma le tensioni restano

di Ettore Colombo

Tre tavoli per un vertice alla ricerca della quadra che metta la parola fine ad una lunga ed estenuante crisi nella Cdl. Una crisi che giorno dopo giorno si alimenta di boatos e sussurri. Del vertice di oggi che ha riunito attorno allo stesso tavolo Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Marco Follini si parla come di “un pareggio”. Nel senso che la soluzione trovata (le cui determinazioni comporranno un documento finale) è sembrata ai partecipanti un “discreto canovaccio di lavoro”. Anche se sui ‘tavoli della domenica’ permangono i dubbi dell’Udc. I centristi ne fanno infatti una questione di “contenuti”. “Non vogliamo essere trattati come dei mitomani – afferma un autorevole esponente di via Due Macelli – vogliamo certezze perché certe sono le questioni che abbiamo sollevato”. Sulle tasse, per esempio si afferma, “non abbiamo ancora capito dove si andranno a trovare i soldi. Se il metodo dei tavoli serve ad individuare le priorità, ben venga, altrimenti…”. Tra chi è in grado di riferire del clima che ha caratterizzato l’incontro, si parla di “una certa freddezza” tra Follini e Berlusconi, frutto delle ‘scorie’ che l’ultimatum dei dieci giorni lanciato dall’Udc ha lasciato nei rapporti tra i due leader, ma anche di un Gianfranco Fini che ha vestito i panni del ‘mediatore’ tra il presidente del Consiglio e il leader centrista. Tanto che da via della Scrofa si parla apertamente di “ottimismo” per il ‘mega-vertice’ in arrivo nel fine settimana e si ascrive al vicepremier il merito di aver lavorato affinché Berlusconi e Follini tornassero a sedere allo stesso tavolo. Discussione che ovviamente è diventata l’occasione, come ammette un alto esponente di An “di fare un primo giro d’orizzonte sul rafforzamento della squadra” caldeggiato ieri dallo stesso Fini. Sembrerebbe farsi sempre più concreta l’ipotesi che Tesoro, Bilancio e Finanze restino accorpati (da più parti si è avanzato il nome del ministro della Difesa Martino, più quotato di Letizia Moratti, per il dopo Tremonti). Il ministero di via XX settembre perderebbe le vecchie Partecipazioni statali e il Mezzogiorno che andrebbero a vantaggio di An (destra sociale). Tanti quindi i piani di discussione o le ‘merci di scambio’. Basterà attendere tre giorni ancora, e poi il futuro del governo Berlusconi sarà definito. Una volta per tutte.


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