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Una proposta di AiBi sulla legge 476. Adozioni, una buona riforma

Alle pdl giunte in parlamento l’ente risponde con un documento rivoluzionario. Da discutere al prossimo convegno di Bellaria.

di Benedetta Verrini

La modifica della legge sulle adozioni internazionali potrebbe essere molto vicina. Ci sono già due proposte in Parlamento pronte a rivedere la 476 del 1998: una di Marco Zacchera (An), l?altra di Marida Bolognesi (Ds). A una riforma ancora più vasta, in cui entrerebbe anche il sostegno a distanza, sta lavorando lo stesso ministro delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo.
«Se il sistema va ripensato, credo sia giusto farlo partendo dalla base, da chi sta vivendo davvero l?adozione», commenta Marco Griffini, presidente dell?Associazione Amici dei Bambini, che aprirà una vasta riflessione sul tema nell?ambito del congresso internazionale, organizzato da AiBi a Bellaria, dal 25 al 27 agosto.
La base di partenza c?è già: un documento, predisposto dall?associazione in queste settimane, in cui emergono osservazioni cruciali, quali il raggiungimento della gratuità dell?adozione, la formazione obbligatoria della coppia, percorsi preferenziali per chi adotta minori più grandi di 5 anni o con problemi. Si va verso una proposta di legge popolare? «Può darsi», dice il presidente di AiBi, «ma per ora la nostra priorità è quella di discutere a livello di società, per trovare la strada giusta verso un sistema dell?adozione che realizzi davvero l?interesse dei minori».
I nodi da risolvere non sono pochi: «Lo Stato dovrebbe, ad esempio, cominciare a farsi carico degli interventi di adozione internazionale», spiega Griffini, «perché rappresentano a tutti gli effetti dei progetti di solidarietà equiparabili a interventi di cooperazione allo sviluppo». Per questo, aggiunge, servirebbe una Direzione generale per l?adozione internazionale presso il ministero degli Esteri, per facilitare anche la conclusione di accordi bilaterali con i Paesi stranieri.
Sui costi dell?adozione internazionale c?è anche un problema di pari opportunità. «Se la procedura di adozione nazionale è esente da contributi o tasse, lo stesso principio dovrebbe valere per quella internazionale», sottolinea Griffini. «Per non parlare delle discriminazioni ancora in atto rispetto alla genitorialità biologica: durante la permanenza della coppia adottiva nel Paese straniero, ad esempio, il congedo lavorativo non viene retribuito. Invece, per la maternità biologica è prevista l?astensione retribuita dal lavoro nei due mesi precedenti il parto».
Infine, c?è il ?caso? enti. «Tra i 69 enti attualmente autorizzati si è venuta a creare una profonda differenza», riflette il presidente AiBi. «Da una parte ci sono delle vere e proprie agenzie, dall?altra ci sono le associazioni che, per origine e cultura, sono concretamente impegnate anche nella cooperazione internazionale e sono depositarie di un ?plus? di cultura ed esperienza». Nel percorso adottivo questa differenza è molto significativa: l?associazione cura molto l?aspetto della formazione e dello scambio di esperienze tra famiglie, e richiede espressamente agli aspiranti genitori adottivi di non avere alcuna preclusione sul Paese d?origine del minore.
L?agenzia, invece, ammette la possibilità di scelta del Paese e resta il più possibile fedele alle indicazioni della coppia. «Credo sia giusto che una riforma dell?adozione prenda atto e certifichi questi due differenti approcci», dice Griffini. «In questo modo, sempre nel rispetto dell?interesse del minore, le famiglie avranno chiaro quale operatore preferiscono scegliere».

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