Famiglia

Governo. Ulivo attacca: “Riferisca subito a Camere”

Le opposizioni chiedono compatte di "parlamentarizzare" la crisi. E minacciano un moderno Aventino (blocco dei lavori)

di Ettore Colombo

Le dimissioni di Giulio Tremonti da superministro dell’Economia scatenano le opposizioni, che chiedono a Silvio Berlusconi di ”parlamentarizzare” subito la crisi del governo della Cdl. I leader del centrosinistra reclamano all’unisono che Berlusconi riferisca immediatamente alle Camere, e che il Parlamento interrompa ogni attivita’ deliberativa finche’ il premier non andra’ a Montecitorio e a Palazzo Madama a spiegare perche’ Tremonti si sia dimesso e come ora egli intenda procedere. ”E’ necessario che il governo formalizzi domani stesso in Parlamento il suo stato di crisi, ne dica le ragioni e che cosa intende fare”, dice in un’Aula di Montecitorio semideserta il segretario Ds Piero Fassino, che attacca duramente Berlusconi e la sua maggioranza. ”Il Parlamento – spiega – deve essere messo in condizione di conoscere quello che in questi giorni e’ accaduto e come il governo intenda agire; si sta consumando una crisi di governo nel modo piu’ irrituale”. E questo, secondo il segretario dei Ds, perche’ ”le dimissioni di Tremonti non sono un fatto tecnico da liquidare in modo burocratico. Tremonti era il superministro dell’Economia, l’uomo forte del governo, l’ideologo della politica economica e sociale perseguita dal governo e dalla Cdl, colui che rappresentava il rapporto privilegiato tra Fi e la Lega. Tremonti che rappresenta la quintessenza della maggioranza di governo – prosegue Fassino – si dimette non per un malore o per un fatto tecnico, ma perche’ e’ stato cacciato dagli alleati con l’accusa di aver truccato i conti”. Dunque, e’ il ragionamento del leader della Quercia, ”se viene meno il principale ministro del governo, non siamo davanti ad un fatto tecnico ma ad un fatto politico di enorme grandezza: un terremoto, una tempesta politica che stravolge gli equilibri del centrodestra”. Una tempesta su cui ”e’ bene che il Parlamento discuta”. Un’analoga richiesta arriva da Francesco Rutelli, che del resto di primo mattino aveva concordato con Fassino il da farsi: ”Non intendiamo che siano arrecati danni al paese e all’economia piu’ di quanto non abbiano gia’ fatto”, dice. E sottolinea: ”Hanno tolto Tremonti sostenendo che aveva troppo potere e che ci voleva piu’ collegialita’. Adesso Berlusconi e’ diventato ministro del Tesoro, del Bilancio, delle Finanze e azionista della Rai. Devono venire subito in Parlamento”, ribadisce, definendo l’interim dell’Economia a Berlusconi come ”un incubo orwelliano”. I gruppi parlamentari di opposizione mettono subito nero su bianco l’input dei loro leader e chiedono formalmente a Pera e a Casini di calendarizzare un dibattito sulla crisi. ”Sarebbe paradossale – osserva il presidente dei senatori Ds Gavino Angius – che il Parlamento continuasse a lavorare come se nulla fosse accaduto, tanto piu’ dopo che Berlusconi ha deciso di assumere su di se’ e a tempo indeterminato l’interim del dicastero dell’Economia”. Un dovere, quello di Berlusconi a riferire alle Camere che, secondo Pierluigi Castagnetti (Dl), ”e’ istituzionale, perche’ il Parlamento ha il diritto di sapere se il Paese ha ancora un governo o no”. A sinistra c’e’ chi, come Armando Cossutta e Marco Rizzo del Pdci e come il leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, chiede che si torni al piu’ presto alle urne perche’ ”la crisi e’ ormai strutturale” e ”sin dall’insediamento del governo, nel 2001, Berlusconi aveva ribadito che la presenza di Tremonti all’Economia era fondamentale”, mentre Arturo Parisi della Margherita ribadisce che ”il centrosinistra e’ pronto” a governare. Dal governo una risposta, seppur vaga, arriva; il sottosegretario alla Presidenza Cosimo Ventucci si dice ”sicuro che il presidente del Consiglio riferira’ al Parlamento”, senza specificare quando. E il capogruppo di Fi alla Camera Elio Vito ribadisce: ”Se chiesto nei modi opportuni, credo che il presidente del Consiglio verra’ a riferire”. E Bertinotti, che vede nelle dimissioni di Tremonti ”la crisi del berlusconismo e delle politiche neoliberiste”, evidenzia che ”con la preclusione del dicastero del Tesoro a Mario Monti, la crisi dell’ipotesi centrista e’ cominciata prima della sua nascita”, per cui ”e’ arrivata l’ora dell’alternativa”. Un’alternativa che auspica anche il diessino Cesare Salvi, il quale per questo auspica una immediata convocazione del tavolo di tutte le opposizioni. ”Va abbandonata – dice – ogni tentazione neocentrista; vanno invece stretti i tempi per la definizione di una seria e credibile alternativa di governo. A tal fine – ribadisce l’esponente della sinistra Ds – e’ bene rimettere in soffitta le alchimie e le formule concernenti nuovi partiti e federazioni o cooperazioni rafforzate di vario genere”.


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