Formazione

OGM e agricoltura “tradizionale”: la coesistenza costa cara

Il tema è stato al centro oggi a Bruxelles di uno speciale confronto tra esperti, su iniziativa del Comitato economico e sociale (Cese)

di Francesco Maggio

Costa caro assicurare la coesistenza tra agricolture Ogm e Ogm free. L?agricoltore che intende produrre in modo convenzionale, ossia tradizionale, in un’area dove sono presenti anche produzioni transgeniche deve contare su costi supplementari che vanno fino al 65%. Le spese sarebbero invece molto superiori per garantire una produzione agricola di tipo biologico. Il problema dei costi necessari ad assicurare la coesistenza nelle campagne europee e’ stata al centro, oggi a Bruxelles, di uno speciale confronto tra esperti di tutti i settori interessati, su iniziativa del Comitato economico e sociale (Cese) la voce della societa’ civile organizzata in Europa. Il Cese, facendo riferimento a recenti studi, ha indicato che i costi addizionali per assicurare la coesistenza tra agricolture Ogm e Ogm free sono ad ”stimati tra 126 e 232 euro l’ettaro per la colza e tra 55,30 e 195 euro l’ettaro per il mais. Nella grande Europa a 25, vengono coltivati circa 6,2 milioni di ettari a mais e 4,2 milioni a colza”. Si tratta di costi diretti a carico dell’agricoltore legati soprattutto all’utilizzo di mezzi di produzione. Nel dibattito e’ intervenuto anche Marcello Buiatti del Centro dipartimentale di biotecnologia dell’Universita’ di Firenze. Il docente, illustrando i risultati di una simulazione di coesistenza e prendendo come distanza tra i diversi tipi di agricolture non i 200 metri necessari ma la meta, e’ giunto comunque alla conclusione ”che e’ impossibile produrre e rientrare nei costi se si ha un’azienda agricola di dimensione fino a 16 ettari”. Sulla base di questi dati, che fanno riferimento alla realta’ in Toscana, il 90% delle imprese italiane non potrebbero applicare la coesistenza nella propria azienda. Il dibattito sulla coesistenza ha richiamato il problema della fissazione delle soglie di tolleranza Ogm nelle sementi, sulle quali l’attuale Commissione europea si trova in un impasse per divergenze d’approccio tra i diversi commissari. Sulla questione e’ intervenuto l’europarlamentare del gruppo dei Verdi tedeschi, Friedrich-Wilhelm Graefe dicendo senza mezzi termini ”che se la Commissione non riuscira’ a decidere il Parlamento dovra’ intervenire”. Per il Cese ”e’ evidente che la definizione della soglia di tolleranza degli Ogm nelle sementi determinera’ in ampia misura la realizzazione o meno della coesistenza per certe varieta’ vegetali e modi di produzione, e gli eventuali costi che vi sono collegati”. A questo si aggiunge il fatto che la contaminazione da Ogm di sementi tradizionali e biologiche riveste una grande importanza al momento della determinazione delle responsabilita’ in caso di danni finanziari provocati dal superamento delle soglie di etichettatura di alimenti e mangimi. Al riguardo, Franz Engelke, direttore della maggiora azienda tedesca di lavorazione dei cereali ha indicato che per garantire una presenza di Ogm inferiore allo 0,9% negli alimenti come prevede la legislazione europea e’ necessario una tolleranza piu’ bassa nelle sementi. La grande sfida ora per l’Europa e’ di mantenere la sopravvivenza di tutti i tipi di agricoltura alla luce delle caratteristiche geografiche ed economiche di ogni paese, rispettando le scelte di ogni produttore ma garantendo il principio di chi inquina paga.

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