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Dpef/3. I tagli alla cooperazione. 0,13 per cento che vergogna!

È la cifra che circola nei corridoi del ministero degli esteri. Ancora più bassa dello 0,16 dello scorso anno. E per le ong...

di Carlotta Jesi

Il Dpef 2005 riserva brutte sorprese alla cooperazione internazionale. Prima fra tutte, una riduzione dell?aiuto allo sviluppo: dallo 0,16 allo 0,13% del Pil. Tre decimi di percentuale in meno che rischiano di affossare la cooperazione europea, oltre a quella italiana. A denunciarlo è il presidente dell?Associazione delle ong italiane, Sergio Marelli: «Altro che europeista! Nel 2002 il nostro governo si è impegnato a portare la media dell?aiuto allo sviluppo dell?Ue allo 0,39% del Pil entro il 2006. Una promessa che avrebbe potuto rispettare solo aumentando il suo contributo allo 0,24% del Pil nel 2004, allo 0,27% nel 2005 e allo 0,33% nel 2006. Percentuale, quest?ultima, che veniva indicata anche nel Dpef 2004. Ma invece di aumentarla, il governo ha deciso di diminuirla, incurante del fatto che all?aiuto allo sviluppo i 10 nuovi Stati membri dell?Ue destinano appena lo 0,03% del Pil e che spetterebbe ai Paesi con una lunga storia nella cooperazione compensare questa percentuale irrisoria». Spetterebbe, già. Perché in realtà, ai progetti di cooperazione internazionale, anche l?Italia oggi destina meno dello 0,16% del Pil. «Una cifra illusoria», continua Marelli, «perché contiene due voci che nulla hanno a che fare con la cooperazione: la cancellazione del debito estero dei Paesi poveri e gli stanziamenti per i fondi straordinari come il Global Fund, cui l?Italia si è impegnata a donare 100 milioni di euro l?anno». Voci che nel 2002, l?ultimo anno in cui il ministero degli Esteri ha presentato una relazione sullo stato della cooperazione, rappresentavano oltre il 70% della percentuale di Pil destinata all?aiuto allo sviluppo. Lasciando alla cooperazione internazionale della società civile appena il 30% delle risorse: nel 2004 ammontava a 540 milioni di euro e quindi, nel 2005, rischia di essere ancora meno. Probabilmente anche grazie alla guerra in Iraq. «A sollevare il dubbio», spiega Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e libertà, «è un rapporto dell?Ocse pubblicato il 14 aprile 2004. Rapporto in cui si dice che nello 0,14% del Pil destinato nel 2003 all?aiuto allo sviluppo dagli Usa (unico Paese a stanziare una cifra più bassa dell?Italia) rientrano anche interventi in Iraq». Che anche alcuni interventi italiani in Iraq, da quello della Croce Rossa ai progetti di conservazione dei musei di Bagdad, rientrino nello 0,16% del Pil?, si chiede oggi la società civile italiana. Per non parlare di quella che il governo definisce «cronica mancanza di risorse» e la società civile, invece, «militarizzazione della cooperazione». Raffaele Salinari, presidente di Terre des hommes international, risponde così: «La mancanza di risorse non ha impedito che nella Finanziaria del 2004 venisse creato un Fondo di 1.200 milioni per finanziare missioni militari». Ma la domanda cui è più urgente rispondere è un?altra: che impatto avrà il Dpef 2005 sul lavoro dei 3mila cooperanti italiani in missione nel mondo? «Nullo», provoca Marelli. «Se i fondi per la cooperazione non vengono erogati, che ammontino allo 0,16 o allo 0,13% fa poca differenza». Basta andare a spulciare i bilanci delle ong italiane: «Sono in credito col ministero di 30 milioni di euro».


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