Diritti

Medico di base per le persone senza fissa dimora: la legge c’è

La sperimentazione partirà nel 2025 e potrà contare su un finanziamento di un milione all’anno per i primi due anni. Le legge consentirà l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza

di Francesco Dente

Via libera definitivo alla proposta di legge sull’assistenza sanitaria alle persone senza dimora. Dopo il sì espresso dalla Camera lo scorso giugno, anche il Senato ha approvato all’unanimità il testo a firma dell’onorevole Marco Furfaro del Partito democratico che riconosce la possibilità di avere un medico di base a chi vive per strada.

«Sono emozionato come poche altre volte, non lo nascondo», ha scritto sul social X Furfaro. «Il Senato ha appena approvato all’unanimità e in via definitiva la mia proposta di legge per riconoscere alle persone senza dimora il diritto al medico di base. Una proposta per cui mi sento di ringraziare Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada, che con me e altre associazioni si è battuto contro questa ingiustizia. Parliamo, pensate, di oltre centomila persona. Centomila persone a cui, prima di oggi, veniva negato il più basilare dei diritti: quello alla cura. In Italia, infatti, si verificava un’ingiustizia nell’ingiustizia: le persone, perdendo la casa, perdevano la residenza. E dunque il diritto al medico di base. Un vero e proprio cortocircuito che portava lo Stato ad accanirsi su chi non aveva nemmeno un tetto: genitori che finiscono a vivere in macchina, donne che scappano di casa perché vittime di violenza, persone senza lavoro che un tetto non possono permetterselo. Da oggi, finalmente, non sarà più così. Da oggi, finalmente, lo Stato si prenderà cura proprio di tutti. Anche di chi ha meno di niente. Da oggi, si sana una delle ingiustizie più atroci e si applica nient’altro che la Costituzione. Da oggi, la vita di tante persone sarà un po’ più giusta e migliore. Non è proprio questo, del resto, il senso della politica?».

La legge prevede un programma sperimentale da attuare nelle quattordici città metropolitane per garantire progressivamente il diritto alla cure a chi non ha la residenza anagrafica nel territorio nazionale o all’estero e soggiorna regolarmente nel territorio italiano. Consentirà, in particolare, l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza. La sperimentazione potrà contare su un finanziamento di un milione all’anno per i primi due anni che, altra novità importante, sarà suddiviso tra le Regioni sulla base di un decreto da adottare dopo aver raccolto il parere delle associazioni di volontariato e di assistenza sociale più rappresentative che operano in favore delle persone senza dimora. 

La legge prevede, inoltre, la presentazione di una relazione annuale alla Camere sullo stato di attuazione della normativa. Finora, per supplire al ritardo del Parlamento, cinque territori (Puglia, Marche, Abruzzo, Liguria e Calabria), avevano licenziato delle leggi regionali per assicurare parità di trattamento sanitario nell’accesso al medico di base ai senza dimora. Antonio Mummolo, presidente di “Avvocato di strada”, l’associazione che ha dato vita in prima persona a una battaglia ultradecennale sull’argomento non esita a definire «storica» la giornata di mercoledì 6 novembre, data dell’approvazione definitiva. «In Italia fino a ieri il diritto alla salute era garantito a tutti solo sulla carta. Veniva tolto proprio alle persone più deboli, cadute in povertà», commenta il padre della legge. 

«Siamo particolarmente soddisfatti ed orgogliosi per l’approvazione, in via definitiva ieri al Senato, della legge che garantisce l’assistenza sanitaria di base alle persone senza dimora, avviandone la sperimentazione da gennaio 2025 nelle città metropolitane. Ringraziamo innanzitutto Marco Furfaro, primo firmatario della proposta di legge, e l’avvocato di strada Antonio Mumolo che da anni si batte in prima persona, con la sua organizzazione, per restituire dignità a circa 100 mila persone», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.

«Ne siamo particolarmente orgogliosi», continua Mandorino, «perché la norma recepisce la richiesta, avanzata anche con la nostra Carta civica della salute globale, di garantire l’assistenza sanitaria di base ai più fragili e agli invisibili – svincolandola dalla residenza anagrafica. Un esempio importante anche di quello che istituzioni, organizzazioni civiche e singoli cittadini possono fare insieme per migliorare le politiche pubbliche del nostro Paese e renderle sempre più vicine ai bisogni delle persone, a partire dai più fragili».

Foto Marco Ottico/Lapresse

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