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Iraq, Saddam: le tappe del processo

Prima di arrivare in aula passerenno diversi mesi

di Redazione

Ci vorranno mesi perche’ si arrivi al processo in aula contro Saddam Hussein, l’ex presidente iracheno che ieri e’ riapparso dopo mesi di detenzione, di fronte agli occhi del mondo intero. Se infatti il Tribunale speciale iracheno (Tsi), creato per iniziativa americana per processare i crimini del regime dell’ex dittatore ha iniziato ieri formalmente il suo percorso, notificando al deposto rais e ad altri undici ex suoi gerarchi i capi d’accusa che pendono sulle loro teste, lo stesso primo ministro Ayad Allawi ha affermato negli ultimi giorni che ancora molto materiale deve essere raccolto, cosi’ come testimonianze e, soprattutto, prove. ”Forse – ha detto – iniziera’ in autunno”. Inoltre, nel complesso passaggio di potere, in Iraq, dagli americani agli iracheni, lo stesso tribunale, pur ideato nel dicembre 2003, e’ stato messo insieme con grande difficolta’ e con una certa fretta, tutti elementi che non hanno consentito una chiara definizione anche dei futuri passaggi legali. E’ certo che i giudici permanenti sono cinque, nominati per cinque anni – tutti sotto sorveglianza speciale, perche’ sottoposti a minacce di morte – mentre i magistrati della corte d’appello previsti sono nove, e venti i giudici istruttori, questi ultimi due gruppi nominati per tre anni. Il Tribunale deve giudicare i crimini commessi tra il 17 luglio 1968, data del colpo di stato che porto’ il partito Baath al potere, e il primo maggio 2003, fine ufficiale della guerra contro Baghdad. Ha giurisdizione anche per i crimini commessi durante la guerra con l’Iran (1980-88) e l’invasione del Kuwait (1990). Saddam Hussein e’ accusato di sette crimini, tra cui reati contro l’umanita’, genocidio contro i curdi con armi chimiche nel 1988, e, appunto, invasione del Kuwait e guerra con l’Iran . Giudichera’ in base alla legge irachena, ma anche al diritto internazionale. Definizioni ambigue. E’ certo tuttavia che il governo iracheno vuole reintrodurre la pena di morte, e che i crimini contestati all’ex dittatore la prevedono. Saddam Hussein, ieri, non ha firmato la dichiarazione di ‘avvenuto ascolto’ dei sette capi di imputazione a suo carico, perche’ non riconosce alcuna legittimita’ ne’ al Tsi ne’ al processo che lo ha portato in carcere. E, fondamentalmente, perche’ non aveva al suo fianco un avvocato difensore. La legge alla base del Tribunale speciale prevede che l’imputato ”puo’ ” avere assistenza legale, e che i suoi avvocati ”possono” anche essere stranieri, purche’ a capo del collegio di difesa vi sia un iracheno. Ma se Allawi ha piu’ volte detto che il processo deve essere ”equo”, non ha mai detto chiaramente se avvocati stranieri saranno ammessi. Saddam un collegio di difesa lo avrebbe: formato da venti avvocati nominati dall’inizio dell’anno dalla moglie di Saddam, Sajda, rifugiatasi in Giordania, e dai suoi tre figli. Sono legali di nazionalita’ giordana, egiziana, tunisina, libica, libanese, marocchina, ma ci sono anche un americano, uno svizzero e un francese. Nessuno dei legali ha finora potuto recarsi in Iraq per incontrare il loro assistito. Da mesi essi protestano anche a livello internazionale contro gli Usa e l’attuale governo di Baghdad. Uno di loro, il giordano Issam Ghazui, ha affermato che il ministro iracheno della giustizia Malek Dohan ha minacciato di ”farlo a pezzi” se avesse provato ad andare in Iraq. Dohan ha smentito. ”Sara’ solo un processo di vendetta”, accusano i difensori di Saddam Hussein. Formalizzati gli atti d’accusa nei confronti degli imputati, continua la ricerca e la raccolta delle prove da parte dei magistrati. Salem Chalabi, presidente del Tsi, e il premier Allawi affermano che la mole di documenti che accusano l’ex dittatore e’ gia’ ”enorme”. ”Tutti potranno denunciare” Saddam, affermano. E c’e’ chi intende farlo, come gli sciiti del partito Doha, che stanno preparando i documenti che provano la condanna a morte contro tutti i membri del partito firmata dall’ex rais nel marzo 1980. Tuttavia, in un’intervista al Times un alto funzionario britannico ha detto recentemente che i cinquanta procuratori, avvocati e giuristi mandati da Usa e GB in Iraq per preparare la Norimberga di Saddam Hussein non sono ancora riusciti a trovare le prove della responsabilita’ diretta dell’ex rais in crimini contro l’umanita’, ne’ tanto meno testimoni disposti a ‘correre il rischio’ di deporre contro di lui. Dopo lo spettacolare inizio del procedimento giudiziario, dunque, sono ancora lunghi i tempi del processo a Saddam Hussein. La Corte giudica a maggioranza. L’imputato ha diritto a ricorrere in appello. Se questa seconda istanza giudica il ricorso ”ricevibile”, deve tenersi un secondo processo.


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