Verso la conferenza

Cop29, Wwf: «Cosa ci aspettiamo da Baku»

I desiderata della storica organizzazione ambientalista riassunti dalla responsabile clima ed energia Mariagrazia Midulla: «Il cambiamento climatico non è giusto, perché colpisce molto di più i vulnerabili e questo deve scuotere le nostre coscienze». I lavori nella capitale azera dal 11 al 22 novembre

di Barbara Marini

Nel giorno del trionfo di Donald Trump, Wwf Italia non nasconde preoccupazione per le divisioni sulle politiche ambientali e la transazione. In attesa di Cop29, la 29esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Baku, in Azerbaijan dal l’11 al 22 novembre, mette nero su bianco i “desiderata” o, meglio, le aspettative sui risultati da ottenere. Qui i leader mondiali e migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini, dovranno dimostrare la volontà della comunità globale di procedere speditamente con l’attuazione di azioni per il clima per proteggere le persone e il pianeta.   

“Scatenare” l’azione per il clima

Wwf «ritiene necessario che la Cop29 decida di “scatenare” l’azione per il clima, per non sforare la soglia dell’innalzamento delle temperature globali di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali e di aumentare in modo sostanzioso i finanziamenti, raggiungendo un accordo sui nuovi obiettivi finanziari».

Occorre insomma «vincere la sfida del cambiamento climatico», sostiene Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia, del Wwf Italia, illustrandole aspettative per la conferenza di Baku, «ci aspettiamo dei progressi dimostrabili sui piani proposti per il clima. Piani che l’Italia non deve fare in prima persona perché partecipa alla proposta unica a livello europeo, ma allo stesso tempo deve cercare seriamente di coordinare ad esempio il Pnec (piano energia e clima) e il Pnac (il piano sull’adattamento) che è stato approvato alla fine dello scorso anno ed è stato messo in un cassetto». 

In vista di Baku

In sintesi, le aspettative di risultati da Baku, auspicate da Wwf sono: «Un accordo su un nuovo obiettivo finanziario globale per realizzare piani compatibili con 1,5°C e affrontare gli impatti del cambiamento climatico. Nuovi impegni finanziari da parte dei Paesi, soprattutto per l’adattamento e le perdite e i danni, e mantenimento degli impegni finanziari esistenti. Progressi dimostrabili verso nuovi contributi nazionali determinati (Ndc) che limitino il riscaldamento a 1,5°C, garantiscano la giustizia climatica e realizzino una transizione rapida ed equa dai combustibili fossili. La creazione di un Workstream clima e natura (basta pensare agli 8mila chilomtri di costa italiana che non si salveranno dall’erosione di un mare che si sta innalzando: l’unico modo è ripristinare la duna mediterranea e la natura) per attuare le decisioni precedenti e promuovere l’allineamento con il quadro globale sulla biodiversità. Chiari segnali politici da parte di altri forum, come il G20 e le IFI, che indicano che la lotta al cambiamento climatico è una priorità globale».

L’analisi di partenza è chiara: «A causa delle emissioni globali in costante aumento, il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con 1,18°C in più rispetto alla media del XX secolo e 1,45°C in più rispetto ai livelli preindustriali. Da allora, il 2024 ha visto battere record di temperatura e di clima su base mensile. Le notizie sul moltiplicarsi in numero e intensità delle piogge estreme e delle alluvioni, della siccità, degli incendi selvaggi e degli estremi climatici da record hanno riempito i titoli dei giornali con guerre, massacri e tensioni geopolitiche».           

Cambiamento climatico, un tema di giustizia

Mariagrazia Midulla parla anche di giustizia sociale: «Il cambiamento climatico non è giusto, perché colpisce molto di più i vulnerabili e questo deve scuotere le nostre coscienze». Ma aggiunge anche che «il clima potrebbe diventare il collante, un impegno comune che potrebbe servire anche a superare le barriere che si sono create, sembra un auspicio molto ipotetico però l ‘umanità è riuscita a superare grandi ostacoli soltanto in questo modo. Non ci sono altri modi per superare la sfida del cambiamento climatico: dobbiamo fare di tutto per ristabilizzare il clima. Attendiamo Cop29 sperando di recuperare «l’esito decisamente non positivo della conferenza sulla biodiversità appena conclusa in Colombia, che ha rimarcato il fatto che clima e natura debbano essere sulla agende delle nazioni, con grandi disponibilità finanziare certo ma anche con classi politiche che siano all’altezza della sfida». Continua Midulla con un accenno ai singoli: «i cittadini chiedono di considerare il cambiamento climatico, non solo quando ne sono vittime, ma di tenerne conto sia in quello che si fa quotidianamente, sia quando si cerca di affermare le scelte industriali e politiche».

Nella foto di apertura, di AP Photo/Sergei Grits/LaPresse, la sede dei lavori nella capitale azera.

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