Politica

Emilia Romagna al voto: nuovo modello di welfare cercasi

Alla vigilia delle elezioni per la nuova giunta regionale, dialogo con Pietro Segata, presidente di Società Dolce, una delle maggiori cooperative sociali dell'Emilia Romagna: "Chi mi convince di più? Il sindaco di Ravenna De Pascale, candidato del centrosinistra, ha grande credibilità"

di Stefano Arduini

Sono 40mila gli utenti seguiti ogni anno da Società Dolce. Con 3.710 occupati (l’89% a tempo indeterminato), 1.115 soci e un valore della produzione di 118 milioni di euro, la cooperativa sociale bolognese (oggi attiva oltre che in Emilia Romagna, anche in Veneto e in Lombardia) presieduta e diretta da Pietro Segata è un osservatorio privilegiato per valutare cosa c’è in gioco sul fronte socio-assistenziale nelle corsa al governo della regione fra i due maggiori candidati: il sindaco di Ravenna Michele De Pascale per il centrosinistra e l’ex sottosegretaria all’Istruzione nel governo Monti, Elena Ugolini per il centrodestra (entrambi nella foto di apertura).

Cosa c’è in gioco il 17 e 18 novembre in Emilia Romagna sul fronte del welfare?

La sfida è quella di garantire la sostenibilità dell’attuale welfare. Una sostenibilità che non può essere più garantita dall’aziendalizzazione e dall’efficientamento del sistema pubblico, ma che deve, cambiando paradigma, accogliere in via definitiva la proposta subsidiaria fatta dalla cooperazione sociale e dal mondo del Terzo settore. Ad oggi il 70% dei servizi sociosanitari accreditati sono gestiti da cooperative sociali: non autosufficienza, minori, famiglie fragili. Il prossimo presidente della Regione dovrà “riaprire” gli Stati Generali e confrontarsi con il mondo del Terzo settore per rivedere il modello di intervento.

Quali sono le fragilità del sistema attuale?

Il primo tema è legato all’invecchiamento della popolazione: i bisogni e le fragilità si stanno cronicizzando (l’età media della regione, 46,8 anni è superiore alla media italiana, 46,4 e siamo nel secondo Paese più vecchio al mondo, ndr.).
Abbiamo una popolazione sempre più anziana che esprime un sempre più elevato bisogno di servizi. Nelle città poi le persone sono sempre più sole: il 50% della popolazione urbana vive ormai in famiglie mononucleari. E molto spesso sono anziani o comunque persone in condizioni di forte fragilità. È su questo punto che il sistema non tiene più.

Quale strada prendere?

Oggi il modello sociosanitario regionale fatica a favorire processi di domiciliarizzazione delle cure e fa poco in termini di prevenzione. E invece sono queste le strade da seguire come insegnano due Paesi all’avanguardia come Germania e Israele. Le parole d’ordine oggi sono domiciliarità e medicina predittiva.

Pietro Segata, presidente di Società Dolce

Come invertire la rotta?

Bisogna agire sullo spostamento di allocazione di fondi. Il Pnrr sta finanziando anche l’assistenza sul territorio, ma l’Emilia-Romagna, a differenza della Lombardia per esempio, non ha soggetti privati accreditati per svolgere i servizi territoriali e pensa di gestire la salute a domicilio soltanto con la gestione diretta. Con lo sviluppo della rete 5G, la casa, che oggi ormai è considerata a tutti gli effetti ambiente di lavoro, può diventare anche ambiente di cura.

Quindi, invece di costruire nuovi presidi territoriali, bisognerebbe tenere l’ospedale come hub centrale, e puntare forte sulla domiciliarità?

La rete delle cure intermedie non necessita di ulteriori mura e infrastrutture materiali, ma di una diffusa infrastrutturazione immateriale, cioè della possibilità di portare a casa delle persone la cura. Non solo: vanno sfruttate meglio le infrastrutture esistenti del Terzo settore e le farmacie che stanno diventando “farmacie dei servizi”.

La rete del privato sociale regionale è in grado di sostenere questa sfida?

Nel welfare sicuramente sì. La nostra esperienza dice che la chiave di volta è la partnership fra Terzo settore e imprese. Un esempio che possiamo mettere sul tavolo è quello del Consorzio Colibrì a cui partecipano soggetti non profit come noi e Fondazione Ant, enti religiosi e realtà for profit.

Chiudiamo coi candidati: la convince di più De Pascale oppure Ugolini?

Il sindaco di Ravenna dal mio punto di vista ha grande credibilità: sul suo territorio ha aumentato l’addizionale Irpef comunale per poter continuare a garantire un alto livello di welfare nella sua città. Un provvedimento che andrebbe valutato anche a livello regionale.

Nella foto i due principali candidati Michele De Pascale ed Elena Ugolini (Ag.Sintesi)

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