Elezioni Usa 2024

Trump, Giro: «La globalizzazione non è finita: sarà meno libera»

«Il vincitore imporrà dazi sulle esportazioni e si impegnerà di meno nella Nato», dice il viceministro degli Esteri dei governi Renzi e Gentiloni, membro della Comunità di Sant’Egidio. «In Medio Oriente rafforzerà il premier israeliano Netanyahu e il principe saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd. Sull'Ucraina lascerà gli europei tutto il peso della ricostruzione»

di Anna Spena

Dopo la vittoria nel 2016  (nel 2020 aveva perso lo scontro con il democratico Joe Biden), Donald Trump torna alla Casa Bianca: è lui il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America.

«Per l’Europa ora si apre un momento difficile», dice Mario Giro viceministro degli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni e membro della Comunità di Sant’Egidio, che ora si trova negli States. «Donald Trump imporrà dazi sulle esportazioni e si impegnerà di meno nella Nato». 

E sulle due crisi in Medio Oriente e in Ucraina spiega: «L’elezione di Donald Trump significherà un rafforzamento per il premier israeliano Benjamin Netanyahu ma anche per il principe saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, membro della famiglia reale Al Saʿūd, figlio dell’attuale re Salman, e primo in linea di successione al trono dell’Arabia Saudita. Vedremo una competizione tra questi due a cui Trump prenderà parte come arbitro». E sull’Ucraina, invece: «Suppongo», continua Giro, «che proverà a fare uno scambio. La pace in cambio di una parte dei territori. Lasciando agli europei tutto il peso della ricostruzione».


Sono in molti a chiedersi se l’elezione di Trump non coincida con la fine della globalizzazione che – pur avendo diversi aspetti negativi – ha comunque dato spazio all’internazionalizzazione dell’aiuto. «Non possiamo parlare di “fine della globalizzazione”. Ma solo della fine della sua prima parte. Ce ne sarà ora una meno libera e più anti cinese. D’altronde Trump, così come tutti i repubblicani, pensa che i democratici abbiano aperto troppo alla Cina. E non lo pensano da oggi, ma almeno da quindici anni». 

Ma la vittoria di Trump è dipesa dai “Forgotten man”? Dei bianchi e poveri d’America che vengono dimenticati? «I forgotten men non sono la destra. Votano ora Trump per rivalsa. E con loro si associano altre minoranze che non vogliono essere trattate da subalterne. Preferiscono cioè la narrazione trumpista vincente che l’alleanza da subalterni proposta da Obama e dalla Harris. Con i bianchi forgotten man hanno votato i latini, la classe media nera, gli asiatici e altre minoranze ancora che non vogliono far parte della coalizione internazionale dei subalterni ma della maggioranza dei vincenti». 

(AP Photo/Evan Vucci) Associated Press / LaPresse

 

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