#LaPuntina

Trump e Musk, ovvero l’avvento dell’autoritarismo efficiente?

A vincere le elezioni statunitensi è una coppia: Donald Trump e Elon Musk. Una coppia che inquieta non solo per i comportamenti privati ma soprattutto per la convinzione condivisa che la democrazia liberale è ormai un orpello inutile

di Riccardo Bonacina

Non c’è alcun dubbio, Elon Musk in queste elezioni è stato un fattore determinante per la messa a disposizione della campagna di Trump del suo denaro (è l’uomo più ricco del mondo), della sua piattaforma social, del suo attivismo persino fisico sui palchi della campagna elettorale. Trump il cui ego è da taglia XXXL, l’ha voluto spesso con sé e al momento della prima dichiarazione da neo presidente l’ha definito “Un genio da proteggere”.

Elon Musk non è solo la rivoluzione dell’auto che divorzia dal petrolio con la Tesla, le batterie di nuova generazione anche per le reti elettriche, i settemila satelliti di Starlink che ormai offrono connessione ovunque nel mondo e lo Spazio riconquistato dagli Stati Uniti grazie ai suoi missili e alle sue astronavi. 

Elon Musk, l’imprenditore miliardario, è anche, sempre più, un personaggio-chiave per il sistema America. Lo è nel sistema economico, ma lo è diventato anche per la sicurezza nazionale, (suoi tutti i missili di nuova generazione) e con Trump e la nuova amministrazione che si insedierà a inizio 2025 lo diventerà ancor di più..

Musk ha già creato anche un acronimo per il suo prossimo ruolo: DOGE che sta per Department of Government Efficiency, cioè ministero dell’efficienza. Col quale promette di far risparmiare allo Stato duemila miliardi di dollari ogni anno. Impossibile per gli analisti: il bilancio federale, 6.500 miliardi, è fatto soprattutto di trasferimenti per la sanità degli anziani (Medicare) e dei più poveri e per le pensioni, mentre 850 milioni se ne vanno per la Difesa. Non basterebbe nemmeno licenziare quasi tutti i dipendenti pubblici (e Musk, che quest’anno ha licenziato 14mila addetti Tesla e che, acquistata Twitter, ha cacciato più dei tre quarti del personale, forse sta pensando proprio a questo.

Qui gli interrogativi sono infiniti, come ha sottolineato Massimo Gaggi su “Il Corriere”: “da quelli legali, ministro e imprenditore allo stesso tempo? O un consulente privato con pieni poteri in area pubblica e un inevitabile conflitto d’interessi, visto che lo Stato è cliente e regolamentatore delle sue aziende?”.


Mi spaventa che alla guida di una grande potenza nucleare e di una antica democrazia ci sia una coppia di prepotenti così, prepotenti capaci di instillare violenza e divisioni tramite le piattaforme digitali (X sta diventando una sentina delle peggiori cose). Gli States a guida Trump-Musk in me evocano scenari da Gotham city, dove ogni forma di egoismo ha cittadinanza. Sono noti i comportamenti dei due personaggi che guideranno gli Usa: Elon Musk e l’uso di droghe, il Wall Street Journal riferì di testimonianze dirette di persone che affermano di aver visto Musk consumare droghe come LSD, cocaina, ecstasy e funghi psichedelici durante feste private; Donald Trump e il vizietto del sesso con modelle e pornostar.

Ma più dei comportamenti, spesso immondi, ciò che più ci deve preoccupare è che i progressi dell’intelligenza artificiale stanno convincendo alcuni tycoon del capitalismo digitale, con Musk anche Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e Jeff Bezos (Amazon), di cui ricordiamo la scelta di bloccare un articolo con cui il Washington Post di cui è proprietario, si schierava con la Harris, che i meccanismi della democrazia liberale sono ormai obsoleti: meglio un tecno-autoritarismo efficiente, sostenuto dall’intelligenza delle macchine.

Paramento e commissioni parlamentari, i pesi e contrappesi di una democrazia, la magistratura indipendente dal potere esecutivo, l’iper burocratizzazione de processi, una perdita di tempo, un processo inefficiente.

Una convinzione che sempre di più si fa largo anche da noi, sia pure con personaggi più da commedia, e in Europa.

Prepariamoci.

@AP Photo/Alex Brandon

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