Formazione

Difficoltà finanziarie per i piccoli operatori economici

È lo scenario che emerge dalla terza edizione dell'Osservatorio CRIF Decision Solutions - Nomisma sulla finanza per i Piccoli Operatori Economici (POE)

di Francesco Maggio

E? in aumento la rischiosità economico-finanziaria e di credito dei Piccoli Operatori Economici italiani anche se emergono segnali di miglioramento nei settori manifatturieri per effetto della ripresa della domanda mondiale. È questo lo scenario che emerge dalla terza edizione dell’Osservatorio CRIF Decision Solutions – Nomisma sulla finanza per i Piccoli Operatori Economici (POE). I dati rivelano come il rischio economico-finanziario dei POE e anche il rischio di credito mostrino trend crescenti: una crescita dell’0,8 del tasso di decadimento a 180 giorni tra settembre 2003 e marzo 2004 e del 5,13% del tasso di sofferenza a marzo 2004, con un incremento del +0,53% rispetto alla stessa data del 2003. L’analisi territoriale evidenzia una qualità del credito che per il rischio consolidato risulta peggiore al Sud, in termini di accelerazione, rispetto alle altre aree (+0,82% tra marzo 2003 e marzo 2004). Il Nord-est si conferma invece meno rischioso con il tasso di sofferenza che a marzo di quest’anno è stato del 3,72%. L’Osservatorio segnala tuttavia un recupero delle prospettive di domanda per alcuni settori manifatturieri – in particolare tessile e abbigliamento, legno e mobili – che hanno beneficiato della svolta nell’andamento dell’economia mondiale (+3,9% nel 2003) che però ha riguardato solo alcuni paesi industrializzati, come Usa e Giappone, e non quelli dell’area dell’Euro. Da un’indagine sul dinamismo imprenditoriale svolta su 10 paesi dell’Unione Europea è emerso inoltre che negli ultimi cinque anni la dinamica imprenditoriale italiana ha fatto registrare un tasso di natalità più basso rispetto alla media europea (7,8% contro l’8,5%) e inferiore a quelli di Regno Unito, Spagna, Olanda e Danimarca. Il tasso di mortalità (al 7,8% in Italia) è risultato più elevato rispetto a quello registrato in Spagna e Portogallo anche se inferiore a quello di Regno Unito, Olanda, Danimarca e Finlandia. Infine, solo il 71,31% delle imprese italiane risulta ancora attiva un anno dopo la nascita.


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