Cultura

Borgna,chi vuole azzerare la vita psichica

Recensione del libro "Le intermittenze del cuore" di Eugenio Borgna.

di Luca Doninelli

La malattia come metafora, scrisse Susan Sontag. Potremmo aggiungere: la cura come metafora. Ad esempio, la chiemioterapia non somiglia forse alle azioni di guerra americane, che identificandosi ipso facto con il bene distruggono tutto ciò che trovano sul loro cammino, col rischio di provocare, talvolta, danni peggiori? Se così è, si capisce quanto lavoro, quanta benedetta fatica richieda un approccio, anche medico, alla sofferenza umana che porti dentro di sé tutto quel patrimonio di rispetto, di attenzione alla persona del malato, di amicizia, diciamo pure di amore, che è il retaggio della nostra civiltà, nata dal cristianesimo e dall?umanesimo. Un libro straordinario per bellezza, per intensità emotiva, per lucidità d?analisi e per passione portata fino al grido è Le intermittenze del cuore dell?anziano psichiatra novarese Eugenio Borgna. Il problema posto è molto chiaro. Oggi assistiamo al trionfo delle cosiddette neuroscienze, che tendono a ridurre i problemi psichiatrici a fenomeni meramente neurologici, ossia chimici, e perciò risolvibili con il ricorso a farmaci. Inutile sottolineare l?interesse delle case farmaceutiche per un siffatto indirizzo della ricerca medica. Quello che importa di più è il tracollo di una civiltà, che dietro questo indirizzo si profila con le sue sinistre incrinature. Come se un male interno, più che un nemico esterno, demolisse le ?twin towers? dei nostri valori vitali. Ma i sintomi del male psichico non sono come quelli dell?ulcera. Un?altra sofferenza si dimostra, ed è una soffernza psichica, che appartiene a qualcosa che è in noi, vivo tanto da dolorare, se ferito, assai più del corpo. è quella che Borgna chiama la ?vita psichica?. E che richiede per la psichiatria uno statuto specifico, diverso da quelli delle neuroscienze. Senza vita psichica, e senza la presa in considerazione seria della sofferenza che essa porta in sé, non potremmo comprendere l?arte e la letteratura, che di tale sofferenza sono piene. Perché l?arte è sempre il trionfo della libertà su un male patito e conosciuto. Una volta eliminato il concetto di ?vita psichica? e, quindi, di dolore psichico, come potremmo comprendere Dostoevskij? Se portassimo alle sue conseguenze il principio neurologico, l?opera di Dostoevskij sarebbe nient?altro che il delirio di un malato. Solo la psichiatria, in quanto figlia di una civiltà millenaria, sa dare alla sofferenza psichica una lingua, ed è questa lingua a far da ponte tra il dolore del malato e la libertà del grande artista, mostrandone le connessioni profonde. Le intermittenze del cuore è il più bel libro pubblicato in Italia negli ultimi anni. Non solo per la difesa di una scienza, ma per il grido d?allarme che lancia sulle sorti di una civiltà che rischia di perdere la chiave per comprendere se stessa.


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