Cooperazione

Cooperative sociali e culturali, aumentano domanda e occupazione

Diffusi i dati dell’indagine congiunturale dell’Area studi di Legacoop, relativi al secondo quadrimestre 2024. Bene anche le grandi imprese. Il presidente Gamberini: «Occorrono investimenti per liberare le energie che il nostro Paese ha mostrato di avere e di volere usare»

di Redazione

Il sistema Legacoop regge alla crisi, nonostante tutto. In particolare, le cooperative sociali e culturali mostrano un andamento positivo sia sotto il profilo della domanda, sia sul fronte occupazionale. E questo nonostante un panorama nazionale e internazionale non proprio incoraggiante. La tendenza emerge dai risultati dell’indagine congiunturale effettuata dall’Area studi dell’associazione.

Le imprese aderenti a questa organizzazione hanno chiuso il secondo quadrimestre dell’anno con un segno complessivamente positivo: il 71% registra una domanda di prodotti/servizi invariata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’occupazione, il 69% l’ha mantenuta stabile e si conferma il saldo positivo tra le imprese che hanno ampliato l’organico (21%) e quelle che l’hanno ridotto (10%). Le imprese che evidenziano un aumento della domanda sono il 12% (-2 punti percentuali sulla precedente rilevazione), mentre il 17% ha riportato una contrazione. Dinamiche che si confermano anche nel confronto con il primo quadrimestre dell’anno. Se questi dati sono sostanzialmente in linea con la precedente rilevazione, per quanto riguarda la domanda dall’estero, tra le cooperative che effettuano esportazioni il 34% indica una diminuzione (+4 punti percentuali), mentre solo il 6% ne rileva un aumento (-5 punti). Riguardo alle prospettive per i prossimi mesi, i cooperatori restano scettici sull’evoluzione del contesto macroeconomico nazionale, con un saldo negativo di 22 punti tra i giudizi positivi che calano all’8% (-3 punti) e i giudizi negativi che salgono al 30% (+6 punti percentuali). Una tendenza che si riflette anche sulle aspettative relative alla domanda: pur restando positivo il saldo tra previsioni ottimistiche e pessimistiche, si registra un calo delle aspettative di crescita (al 21%, -4 punti percentuali) e un aumento di quelle di contrazione (al 16%, +5 punti).

«È finita la fase post-pandemica e siamo tornati alla normalità», afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «I dati che abbiamo sotto gli occhi certificano quello che annunciamo da mesi. Dopo il picco di crescita post pandemica, l’ultimo triennio è stato segnato da un costante rallentamento che per inerzia oggi ci conduce all’inversione di tendenza. Di fronte ai costi dell’energia e delle materie prime, all’inflazione, all’aumento insensato dei tassi di interesse, le nostre imprese hanno resistito grazie ad un perdurante livello della domanda che però, oggi, per la prima volta segna uno stop, per quanto lungamente annunciato. Pesano la perdita di competitività e il rallentamento dell’export legato alla crisi tedesca e all’incerto scenario geopolitico internazionale. Certo, ci sono settori che tengono (come i servizi alla persona, l’assistenza, la cultura e il turismo, e così via) ma la flessione dell’industria e della manifattura e lo stop del settore costruzioni sono esiziali per una economia avanzata come è quella italiana. Il nostro sistema produttivo, e con esso le nostre cooperative, si è mostrato vitale e capace di grandi slanci, ma è difficile produrre una crescita contro tutto e contro tutti. E infatti, il Paese è tornato sulle solite percentuali da zero virgola. Di certo le politiche europee che si annunciano restrittive non paiono voler contribuire in questo senso: occorre discontinuità, occorrono politiche industriali per supportare le transizioni, occorrono investimenti per liberare le energie che il nostro Paese ha mostrato di avere e di volere usare».


Per quanto riguarda il quadrimestre appena trascorso, gli aumenti della domanda superiori al dato medio (12%) si sono registrati nel settore dell’edilizia abitativa (33%) e nella cooperazione sociale (15%). A livello territoriale, la percentuale più elevata di imprese che la registrano in aumento è al Sud (17%). Buona, come detto, anche la dinamica dell’occupazione, per la quale i saldi positivi superiori al dato medio (+10%) si registrano nelle cooperative del settore cultura (+19%) e nelle cooperative sociali (+14%). A livello dimensionale, il saldo positivo più elevato (+21%) si registra nelle grandi cooperative.

Le aspettative per i prossimi quattro mesi, pur di segno complessivamente positivo, registrano segnali di un’inversione di tendenza che, come ricordato prima, si inserisce in un complessivo peggioramento delle previsioni riguardo all’andamento del contesto macroeconomico italiano, con il 30% di pessimisti, in crescita di 6 punti percentuali come già ricordato. Nonostante il 63% delle cooperative si attenda un livello stazionario della domanda, calano le previsioni di aumento (al 21%, -4 punti percentuali). I settori dove sono maggiormente concentrate le previsioni di crescita sono quelli dell’edilizia abitativa (58,0%), delle cooperative culturali (25%) e della cooperazione sociale (24%); e, a livello territoriale, al Sud (31%). Dinamiche analoghe si evidenziano per l’occupazione. Se il dato largamente prevalente è quello di stabilità (indicata dal 70%), le prospettive di aumento sono in calo rispetto alla rilevazione precedente, attestandosi al 17% (-5 punti percentuali) e determinando un peggioramento saldo, che resta comunque positivo (+ 5 punti tra previsioni di aumento e previsioni di diminuzione).

I settori dove è maggiore la percentuale di cooperative che prevedono aumenti occupazionali sono l’industria delle costruzioni (29%) e la cooperazione sociale (25%). Superiore al dato medio anche il Sud, con il 22%. A livello dimensionale, il dato più alto è quello delle medie cooperative (25%) e delle grandi (23%). Resta positiva la propensione agli investimenti: stazionari per il 61%, il 23% ne prevede un aumento, a fronte del 16% che ha pianificato una riduzione (quindi con un saldo positivo di 7 punti). I settori che registrano i saldi positivi più elevati sono l’edilizia abitativa (+21%), le cooperative di consumatori e della distribuzione (+19%), quelle culturali (+17%) e la cooperazione sociale (+13%); su scala dimensionale, le grandi cooperative (+37%). A livello di tendenza generale, il 38% delle cooperative prevede un consolidamento delle attività, il 30% una situazione di stabilità, il 10% un’espansione delle attività, il 9% la realizzazione di alleanze strategiche.

Tra i problemi che condizionano la propria attività, al primo posto la scarsità di manodopera (indicata dal 39%, in aumento di 5 punti rispetto alla rilevazione precedente), seguita dalla liquidità a breve termine (27%), dall’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali (25%), dall’aumento dei costi energetici (18%). Cresce poi di 7 punti percentuali, attestandosi al 33%, la quota delle cooperative che hanno riscontrato fattori negativi che condizionano l’export. Tra queste, il 63% indica l’instabilità geopolitica internazionale (in diminuzione di 6 punti sulla rilevazione precedente), il 58% costi e prezzi più elevati (+ 4 punti), il 21% tempi di consegna più lunghi (+ 13 punti). Infine, per quanto riguarda il credito, permangono alcune difficoltà, anche se meno accentuate rispetto alla rilevazione precedente le difficoltà sul fronte del credito. Tra le cooperative che nello scorso quadrimestre hanno richiesto un finanziamento (il 25%) continua a rilevare un aumento dei tassi di interesse il 44% (in calo di 17 punti percentuali). Restano inoltre significative le quote di imprese che vedono crescere anche i tempi di concessione (il 26%, – 4 punti) e le garanzie richieste (25%, 1 punto in meno).

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