"Maestre e maestri d'Italia"
Perché cento anni dopo vale ancora la pena andare a lezione del maestro Manzi
Lo straordinario maestro elementare diventato famoso per il programma televisivo "Non è mai troppo tardi" raccontato in un podcast
Cento anni fa (esattamente il 3 novembre 1924) nasceva Alberto Manzi, lo straordinario maestro elementare diventato famoso per il programma televisivo “Non è mai troppo tardi”. Per VITA e con Chora Media ho avuto occasione di occuparmi di lui nella serie podcast “Maestre e Maestri d’Italia”. Nell’episodio si sente una sua testimonianza e anche attraverso di essa viene ricostruita la sua genialità pedagogica. Ma sopratutto si scopre come la sua lezione sia ancora tanto viva e valida. Grazie al Centro Alberto Manzi di Bologna che forma ancora oggi maestre e maestri elementari sulla base della sua impostazione. L’episodio inizia infatti con le voci dei bambini di una scuola di Torre Pedrera e della loro splendida maestra Alice.
Il podcast racconta di una scuola elementare fatta di esperienze naturalistiche, di vasche coi girini piazzate nel cortile, da osservare ogni giorno, di bruchi che poi diventano bozzoli e quindi farfalle. Di parole da cercare e mettere insieme in una continua caccia a trovare la più giusta. E poi la grande alfabetizzazione del dopoguerra, le centinaia di migliaia di famiglie Italiane, contadine e operaie, che prendevano la licenza elementare grazie alle lezioni trasmesse in televisione. Cos’hanno in comune queste esperienze? Alberto Manzi, il maestro dello storico programma Non è mai troppo tardi. Ascolteremo i racconti di chi è stato suo allievo tra i banchi di scuola, i ricordi di suo figlio e i pensieri di chi oggi porta avanti il suo metodo educativo. Ascolteremo anche la sua stessa voce, intelligente ed ironica, in una delle ultime interviste che ha rilasciato.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.