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Il lavoro alle donne? Una responsabilità collettiva
Organizzato a Roma da Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, il convegno “Il lavoro femminile come strumento di inclusione e ripartenza”, è stato un’occasione di confronto sul ruolo che ognuno di noi può avere per rendere possibile un’inclusione vera ed estesa. Chiara Violini, presidente Fondazione Gi Group: «Un grazie a VITA magazine che ci ha accompagnato in questo percorso amplificando la nostra voce e la voce di tutte quelle realtà che oggi, ma non solo, sono qui a portare la loro testimonianza»
L’evento, promosso da Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, ha messo al centro il valore del lavoro come leva di empowerment femminile attraverso storie di riabilitazione, inclusione e prevenzione di donne che vivono in condizioni di fragilità.
L’incontro “Il lavoro femminile come strumento di inclusione e ripartenza”, patrocinato dall’Inps, si è svolto a Roma, a palazzo Wedekind, ed è stato moderato da Maria Cristina Origlia, giornalista socioeconomica e presidente del Forum della Meritocrazia.
Supportare l’employability femminile e sostenere la parità di genere nel mondo del lavoro è parte dell’impegno di Gi Group Holding e di Fondazione Gi Group per rendere il mondo del lavoro sostenibile. «Il tema della sustainability femminile ci ha visti molto impegnati, soprattutto in questo 2024», ha detto Chiara Violini, presidente Fondazione Gi Group. Un impegno che VITA magazine ha raccontato nel numero di ottobre (qui sotto il link), attraverso un focus con dati ed esperienze che testimoniano come l’accesso al lavoro sia la chiave di volta per generare inclusione delle donne, in particolare quelle in condizione di fragilità come le detenute, le migranti e le vittime di violenza.
«Un grazie a VITA magazine che ci ha accompagnato in questo percorso amplificando la nostra voce e la voce di tutte quelle realtà che oggi, ma non solo, sono qui a portare la loro testimonianza», ha detto Violini. La presidente ha presentato il progetto Destination Work, iniziativa di Csr aziendale del Gruppo. Giunto alla sua decima edizione, «quest’anno lo dedichiamo alle donne, iniziamo la prossima settimana. Destination Work può fare un salto qualitativo, vogliamo fare rete con le realtà del Terzo settore. Insieme alle associazioni che supportano donne in situazioni di fragilità e difficoltà organizziamo incontri di informazione e sensibilizzazione sul valore del lavoro come strumento di ripartenza e di indipendenza».
Occupazione femminile: ultimi in Europa
Il tasso di occupazione femminile in Italia risulta essere quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, «di circa 14 punti percentuali al di sotto della media Ue: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è pari al 55%, mentre quello medio europeo è pari al 69,3%», ha affermato Azzurra Rinaldi, economista e founder di Equonomics. «Un problema delle donne? Sì, ma anche collettivo. Kpmg ha stimato che basterebbe arrivare alla media europea per vedere il nostro Pil aumentare del 7%». Il carico di cura non retribuito è «il grande elefante nella stanza delle donne», ha continuato. «Il tema è che bisogna fare il lavoro di cura, ma non è possibile che venga svolto per il 75% (dati Organizzazione internazionale del lavoro) dalle donne. L’Inps ci dice che una donna su cinque lascia il lavoro dopo aver avuto il primo figlio; dal report “Le Equilibriste” di Save the Chidren emerge che le donne condividono la cura con i partner solo per il 7%. È evidente», ha proseguito Rinaldi, «che si tratta di un problema sistemico».
L’importanza dell’indipendenza economica
«Secondo i dati Istat, tra le donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza, quattro su 10 sono vittime di violenza economica. Il 22% delle italiane sono dipendenti economicamente. I dati sono importanti, ci danno il peso della responsabilità collettiva». Le soluzioni? «Gli asili nido, il tempo pieno nelle scuole, il congedo parentale obbligatorio per i papà. E poi le donne devono iniziare a parlare di soldi, introducendolo come argomento di conversazione, come se fosse un atto militante. Passa tutto attraverso la possibilità di guadagnare del denaro e di gestirlo: non sempre le due cose vanno insieme», ha concluso Rinaldi.
“Dovecote”, il cortometraggio con le donne della Giudecca
Diretto da Marco Perego e realizzato in collaborazione con Fondazione Ente dello Spettacolo e il supporto di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group, Dovecote è un corto in cui «quasi tutte le donne che sono nel carcere di Venezia hanno deciso di partecipare. E di fare da guide (dopo tre mesi di formazione) durante i sei mesi della durata dell’installazione della mostra collettiva Con i miei occhi, progetto senza precedenti per la Biennale di Venezia, nell’istituto penitenziario femminile della Giudecca», ha detto monsignor Davide Milani, presidente Fondazione Ente dello Spettacolo, dopo la proiezione dell’emozionante cortometraggio, «basato su una storia vera. Serve una visione delle carceri che ci interpelli davvero».
L’opportunità di metterci alla prova
«Sono soprattutto due le categorie in cui c’è bisogno di investire: i giovani e le donne», ha affermato Mirta Michilli, direttrice generale di Fondazione Mondo Digitale. «La tecnologia è uno strumento complesso ma facile e pratico. Per le donne abbiamo progetti a tutti i livelli». È nata in Albania ma è «rinata in Italia», Sara Alushaj, beneficiaria di Fondazione Mondo Digitale, che ha raccontato la sua storia. «Dopo la diagnosi di una malattia importante, sono venuta a curarmi in Italia. Ho conosciuto la Fondazione, che mi ha permesso di seguire un corso. Avevo lavorato nell’organizzazione eventi, ma avevo bisogno di approfondire le mie competenze tecnologiche. Da lì ho iniziato a lavorare, tra consulenze e collaborazioni. Per quanto sia minuscolo il nostro posto nel mondo», ha concluso Alushaj, «diventiamo grandi quando ci viene data l’opportunità di metterci alla prova».
«Quando si consolida l’empowerment delle donne a livello personale, si consolida anche a livello genitoriale», ha detto Patrizia Omati, presidente Fondazione Maria Lattuada, che da 40 anni si occupa a Saronno (Varese) soprattutto di nuclei mamma-bambino. «Più si rinforza una donna dal punto di vista del lavoro, più si fa prevenzione affinchè i figli non diventino uomini maltrattanti e le figlie donne vittime di violenza». «La parità di genere è uno stimolo per la crescita economica, le donne dirigenti sono solo il 21%», ha affermato Eleonora Paladino, vicepresidente Cug Inps.
A breve aggiorneremo l’articolo con il link per rivedere l’evento.
Foto di apertura di CoWomen su Unsplash. Altre foto ufficio stampa Gi Group
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