Cultura

Sindacati. Un editoriale di Pezzotta sul dialogo sociale

Pubblichiamo l'editoriale del segretario della Cisl Savino Pezzotta che domani comparirà sul quotidiano della Confederazione, "Conquiste del Lavoro"

di Ettore Colombo

Pubblichiamo l’editoriale del segretario della Cisl Savino Pezzotta che domani comparirà sul quotidiano della Confederazione, “Conquiste del Lavoro”. “E’ camminando che s’apre il cammino” Non capivo la grande attenzione che avvertivo sulla riunione delle Segreterie Unitarie. Me ne sono dato una ragione: forse, da più parti, si era prigionieri di una illusione, che il sindacalismo confederale era allo stremo e, quindi, incapace di dare un qualche significativo segnale di vitalità. Nelle attese, le Segreterie Unitarie avrebbero dovuto confermare questo stato. Non e’ stato così, ed e’ un bene. Che il momento sia difficile è sotto gli occhi di tutti, così come cresce la consapevolezza sulla necessità di rivitalizzare il sistema paese, attraverso una coraggiosa ed innovativa politica economica, capace di aggredire i problemi e di rimettere in movimento il motore dello sviluppo, che pure dà qualche debole sussulto, ma che è ancora inceppato, e non si riavvia. Così come è largamente condivisa la strategia più opportuna per tracciare una nuova linea di marcia: quella del dialogo costruttivo con le forze sociali, della concertazione. Basterebbe osservare, sotto questi due aspetti, le posizioni recentemente assunte dalla Confindustria, dalla Banca d?Italia e da diverse parti sociali. Se dovessimo tracciare un bilancio delle nostre coerenze,e , quindi, dell?intenso lavoro svolto per ricercare punti d’incontro con le altre organizzazioni confederali dovremmo concludere che è positivo. Contro ogni speranza e senza trasformismi strumentali siamo riusciti a far emergere nel Paese l’esigenza di un comune impegno sul terreno della crescita e contro l’appassimento industriale del Paese. Abbiamo messo in campo uno sforzo per riportare il sindacato, le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati, in una funzione da protagonisti attestandoci sulla frontiera più avanzata dell’innovazione sociale e democratica. Soddisfatti, dunque? Parzialmente. Siamo, infatti, ancora distanti dall?aprire davvero una nuova stagione. Il Governo non risponde all?appello, non esce allo scoperto. Anzi non nasconde, fino a questo momento, una dichiarata ostilità sulla nostra piattaforma e sulla via maestra della concertazione. E? chiuso a riccio nelle sue pregiudiziali e tenta maldestramente di accantonare i problemi veri della gente, che accrescono il malessere sociale, con dei colpi di teatro. Suggestivi, quanto pericolosi. L?ultimo, in ordine di tempo, è la annunciata riduzione della pressione fiscale. Con costi altissimi, si stima in 12 miliardi di Euro, e con risultati molto modesti, pressoché nulli per la stragrande maggioranza dei cittadini. Qualcuno si sforza di convincerci che è necessaria per sostenere la domanda interna. In una logica labirintica, di cui si coglie la premessa, non certo la conclusione. Con benefici certi solo per i grandi contribuenti, il cui risparmio fiscale non va certo ad un incremento dei consumi. Una sola domanda ci poniamo. Se è vero, ma abbiamo dei forti dubbi surrogati dalla manifesta esigenza di una manovra correttiva per tenere sotto controllo i conti pubblici, perché non destinare queste risorse a stimolo e sostegno di un?organica politica per gli investimenti? Ed inoltre, perché non utilizzare parte di queste risorse per rinnovare i contratti del Pubblico impiego e non correggere l?erosione provocata dall?innalzamento dei prezzi e delle tariffe sul potere d?acquisto delle pensioni, a partire dalla restituzione del fiscal drag, e affrontare le questioni sollevate dai nostri pensionati ? Domande che restano senza risposta. Il Governo tace. A questo silenzio noi contrapponiamo il nostro impianto complessivo di politica economica, che continuiamo a sostenere con le nostre iniziative di mobilitazione e realizzando, a partire dalle nostre controparti, una più vasta rete di convergenze su obiettivi condivisi capaci di rendere praticabile i processi di innovazione del nostro capitalismo. Solo i prevenuti non vedono che abbiamo una proposta chiara e coerente con i nostri obiettivi. E? per questa ragione che non ci chiudiamo nell?attesa paralizzante; tanto meno nella rassegnazione. Anche in questo periodo pre-feriale. Le nostre iniziative di mobilitazione danno continuità al nostro impegno, pronti ad assumerne delle più incisive, in relazione allo sviluppo della situazione ed in particolare alla presentazione del DPEF e della prossima Finanziaria. E se sarà necessario non avremo certo noi dubbi a ricorrere all’arma dello sciopero. Le iniziative messe in campo sono la migliore risposta a quanti si cullano nell?illusione che il movimento sindacale confederale abbia esaurito la sua spinta propulsiva e che, di fronte all?intreccio delle crescenti difficoltà, sia passivamente rassegnato, in attesa di tempi migliori. Sono anche uno stimolo contro le nostre pigrizie e staticità che, molte volte, si nascondono nella pretestuosità di perfezionismi impraticabili. Tante volte il meglio e’ nemico del bene. E a chi chiede quali sono le nostre proposte e che ci vorrebbe un di piu’ non esitiamo a rispondere che esse stanno tutte dentro la piattaforma del 10 marzo, obiettivi che non abbiamo, ne vogliamo accantonare. Non e’ questo il tempo dei tatticismi, delle sottigliezze e dei sofismi, ma dell’agire, dimostrando con i fatti che il tempo delle sole parole è scaduto. Lo dobbiamo dire alle lavoratrici, ai lavoratori e ai pensionati italiani attraverso le assemblee sui luoghi di lavoro, i presidi nelle città e con fermate di protesta contro una controriforma delle pensioni ingiusta, sbagliata e irrispettosa anche sulle parti su cui vi era consenso e attenzione positiva. Ed il sindacato confederale e la Cisl in primo luogo, proseguirà il suo determinato impegno per realizzare una vera e positiva inversione di rotta. Dobbiamo proseguire insieme, coscienti che, pur mantenendosi tra noi profonde divergenze, abbiamo l’obbligo morale di agire nell’interesse del mondo del lavoro e del Paese. A chi afferma che e’ rischioso impegnarci senza che, in via pregiudiziale, si siano risolte alcune divisioni, rispondiamo che non e’ con il ?voltare pagina? che si possono fare passi avanti. Mettere sul nostro cammino troppe pregiudiziali significherebbe condannarci all’immobilismo. Del resto dice un poeta che ?solo camminando s’apre il cammino?. Savino Pezzotta Roma, 24 giugno 2004


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