Cultura

Guzzetti: fondazioni, strumento di crescita civile

L'intervento integrale del presidente dell'Acri tenuto oggi a Roma in occasione della presentazione del progetto "Sviluppo Sud"

di Francesco Maggio

Poco più di un anno fa, ci siamo incontrati con molti di Voi a Firenze per il XIX Congresso Nazionale dell?Acri. Era ancora in corso il contenzioso riguardante la riforma sulle Fondazioni di origine bancaria introdotta dal Governo e c?era grande attesa per il verdetto della Corte Costituzionale, che sarebbe poi giunto a fine settembre chiarendo una volta per tutte il profilo dell?identità di questi soggetti. La Corte Costituzionale ha, infatti, accolto integralmente le richieste delle Fondazioni sulle questioni principali sottoposte alla sua valutazione: 1. la loro natura privata, ribadendola, definitivamente, e collocando le Fondazioni a pieno titolo tra i soggetti dell?organizzazione delle ?libertà sociali?; 2. la non prevalenza negli organi di indirizzo degli enti pubblici, assegnando, al contrario, la prevalenza a una ?qualificata rappresentanza degli enti, pubblici e privati, espressivi delle realtà locali?; 3. l?illegittimità per l?Autorità di vigilanza di emanare atti di indirizzo modificativi della normativa primaria e di modificare con atto amministrativo i settori di intervento delle Fondazioni. I pronunciamenti della Corte Costituzionale sono stati ripresi dal regolamento attuativo (D.M. 18 maggio 2004, n. 150) della legge (n. 448 ? 28 dicembre 2001) di riforma delle Fondazioni di origine bancaria, pubblicato lo scorso 16 giugno sulla Gazzetta Ufficiale (n. 139) e che entrerà in vigore il 1° luglio 2004. Ciò potrebbe significare l?aprirsi di una fase di tranquillità, necessaria alle Fondazioni per potersi focalizzare appieno sul proprio ruolo di soggetti privati e autonomi, che intervengono a favore della gente e del territorio, concorrendo a soddisfarne le esigenze e i bisogni in vari campi di attività, con un ruolo sussidiario e non sostitutivo di quello pubblico. Ma torniamo al Congresso di Firenze. Nonostante la perdurante incertezza, l?atmosfera era costruttiva e il confronto con le numerose autorità civili e politiche lì convenute ci aveva confortati sulla validità delle nostre scelte e del percorso intrapreso a valle della riforma ?Ciampi?. In particolare, stava proseguendo il processo di dismissione del controllo da parte delle Fondazioni sulle grandi banche – per esempio anche la Fondazione Monte dei Paschi di Siena stava scendendo al di sotto della soglia del 50% del relativo istituto – pur senza penalizzare l?equilibrio del sistema bancario in una situazione congiunturale a dir poco complessa. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che in questi anni così difficili per l?economia mondiale, le Fondazioni di origine bancaria hanno ottenuto gran parte dei loro redditi proprio dalle partecipazioni bancarie, che hanno rappresentato una solida cassaforte per una parte dei loro patrimoni, quando i tassi sui titoli del debito pubblico sono storicamente bassi e difficilmente permettono di coniugare la difesa dei patrimoni delle Fondazioni e la loro adeguata redditività. Dunque, le eventuali ulteriori dismissioni di parti delle loro residue partecipazioni bancarie, che fossero in futuro liberamente decise dalle Fondazioni, dovranno tenere in debito conto, da un lato, la difficoltà di individuare investimenti attraenti per le risorse così liberate, dall?altro, la giusta attenzione all?equilibrio del sistema finanziario italiano che, come ha sottolineato il presidente della Consob Cardia nella sua relazione annuale, vede ormai quali primi azionisti gli stranieri (con l?11,1%) e le Fondazioni al terzo posto (con l?8,8%). Al Congresso di Firenze si era anche ribadita l?opportunità che le piccole e medie Fondazioni potessero mantenere il controllo delle banche conferitarie, al fine di consentirne il maggior collegamento con il territorio. E possiamo dire che gran parte del Parlamento ha colto l?importanza di questo legame finalizzato a favorire lo sviluppo economico e sociale di quelle comunità; sicché per le Fondazioni con patrimonio netto contabile non superiore a 200 milioni di euro oppure operanti prevalentemente in regioni a statuto speciale l?obbligo di dismissione è stato revocato con il decreto legge 143/2003 poi convertito in legge, la n. 212/2003 dell?agosto scorso, che, tra l?altro, ha procrastinato i termini per la dismissione in regime di neutralità fiscale per tutte le Fondazioni all?intero 2005. Ricordo che la stessa legge ha introdotto la possibilità per le Fondazioni di investire una quota (non superiore al 10%) del loro patrimonio in immobili non strumentali, senza perdere la qualificazione fiscale di ente non commerciale; e di tutto ciò siamo molto soddisfatti. Tuttavia, in merito alla fiscalità, nuovi fronti di incertezza si stanno aprendo. Uno, per esempio, riguarda l?esenzione dall?Iva nelle operazioni di retrocessione, realizzate anche mediante cessione diretta, di beni (immobili o altri beni, comunque non strumentali, rivenienti dal conferimento ai sensi della legge ?Amato? e della legge n. 489/93) dalla società bancaria conferitaria alla Fondazione, in base all?art. 16 del d.lgs n. 153/99. C?è stata, infatti, una contestazione da parte di un?Agenzia delle entrate, quella dell?Umbria, a nostro giudizio immotivata. Tale agevolazione rientra fra quelle messe sotto esame ? e poi non censurate – dalla Commissione europea, nel corso dell?indagine avviata nell?ottobre 2000 per verificare la compatibilità delle disposizioni contenute nella legge ?Ciampi? e relativo decreto attuativo (d.lgs n. 153/99) con le norme comunitarie in materia di Aiuti di Stato. La Commissione (decisione 22 agosto 2002) le ha ritenute conformi ai principi comunitari della libera concorrenza, in quanto intese a produrre esclusivo vantaggio per le Fondazioni, che sono soggetti non profit e, come altri soggetti non profit in Europa, godono di una fiscalità agevolata. Un altro problema – diverso da un punto di vista giuridico, ma simile nell?essenza, ossia nel tentativo di non riconoscere alle Fondazioni le agevolazioni fiscali di cui godono in quanto soggetti non profit ? si sta ponendo con il ricorso al parere della Corte di Giustizia di Bruxelles da parte di un giudice della V Sezione della Corte di Cassazione italiana. Chiamato, infatti, dall?Amministrazione finanziaria a dirimere in merito al diritto di una Fondazione (la F. C.R. San Miniato) di godere dell?esenzione dalla ritenuta a titolo d?acconto sui dividendi (in base all?art. 10-bis della legge n. 1745/62) distribuiti dalla banca partecipata (la CR Firenze S.p.A.), ha rilevato la necessità, prima di esprimersi, di verificare la compatibilità del regime fiscale agevolato delle Fondazioni con la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato. Così si è rivolta alla Corte di Giustizia di Bruxelles, quando la Commissione Europea in merito si è già chiaramente espressa, come ricordato, riconoscendo che le Fondazioni non sono imprese, anche se detengono importanti pacchetti azionari di banche. Tale detenzione non comporta, infatti, l?esercizio di un?attività economica, perché le partecipazioni sono detenute dalle Fondazioni solo con finalità finanziarie e reddituali. Già da tempo, ormai, abbiamo dismesso il controllo delle banche e continuare a ricordare la nostra origine nel nome non ha più senso, soprattutto se questo porta a confonderci con le banche stesse. Siamo Fondazioni: cioè soggetti non profit, di natura privata, eticamente motivati che, a differenza di altre fondazioni, intervengono non in uno, ma in svariati settori di attività d?interesse collettivo. Devolviamo gli utili derivanti dall?investimento dei nostri patrimoni interamente per iniziative che vanno a vantaggio non solo delle nostre comunità locali, ma dell?intera comunità nazionale: perché svolgere in proprio, con società strumentali, o finanziare progetti di altri – il terzo settore italiano è ricchissimo di operatori in grado di portare avanti iniziative importanti, così come lo sono le amministrazioni locali – nel campo dell?arte, della ricerca, della cultura, della formazione, dei servizi alla persona, e in molti altri, è un valore aggiunto importante che le Fondazioni danno al Paese; soprattutto se intervengono in aggiunta, per così dire, e non in sostituzione di ciò che può e deve fare lo Stato. Con la dismissione del controllo delle banche e il riconoscimento della loro natura privata l?auspicio è oggi che, sulla scia delle proposte della Commissione presieduta dal sottosegretario Vietti, le Fondazioni di origine bancaria siano naturalmente ricompresse nel corpo unico proprio delle persone giuridiche private, di cui al Titolo II del Libro I del Codice Civile. Ciò al fine di ottenere una disciplina civilistica in materia di Fondazioni più moderna e adeguata anche ai principi della Costituzione così come consacrati nel nuovo Titolo V e nell?art. 118, che ha dato dignità costituzionale, accanto alla sussidiarietà verticale (tra le istituzioni pubbliche: Stato, Regioni, Province, Comuni città metropolitane) alla sussidiarià orizzontale (soggetti privati e soggetti pubblici). Se il parere della Commissione Ue in merito alle agevolazioni fiscali per le Fondazioni non venisse confermato dalla Corte di Giustizia, gli esiti potrebbero coinvolgere, oltre quello per il quale è stato richiesto il parere, il complesso dei trattamenti fiscali agevolati che ci riguardano, quali la riduzione dell?Irpeg al 50%, l?esenzione dalla tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione delle partecipazioni, nonché tutte le disposizioni fiscali che si rendono applicabili alle Fondazioni in quanto enti non commerciali. E? chiaro, dunque, che tutto questo altererebbe di nuovo il clima in cui le Fondazioni operano, dirottando nuovamente risorse di tempo degli amministratori e di denaro degli enti verso la soluzione di contenziosi anziché verso l?attività istituzionale. A questo punto mi pare opportuno segnalare che dall?esame della legislazione fiscale dei Paesi europei relativa a quei soggetti che per affinità di scopi istituzionali possono essere assimilati alle Fondazioni di origine bancaria risulta che, nei Paesi in cui tali organizzazioni sono più sviluppate, la detassazione dei dividendi e degli altri redditi da capitale, l?applicazione di aliquote ridotte per gli altri redditi eventualmente conseguiti, la detassazione dei proventi derivanti da attività commerciale connessa ai fini istituzionali, quando questi sono di utilità sociale, oltre alla deduzione dall?imponibile tassabile di qualsiasi specie di donazione, rappresentano la norma. In Germania, per esempio, per gli enti non commerciali riconosciuti dallo Stato di utilità sociale, sono completamente detassati i redditi da capitale, le donazioni a loro favore, nonché i proventi derivanti dall?attività commerciale, se connessa con gli scopi istituzionali. In Inghilterra, le fondazioni di utilità sociale beneficiano dell?esclusione dal pagamento di imposte per quel che riguarda dividendi, plusvalenze, redditi fondiari, interessi bancari, donazioni. L?esenzione riguarda anche le imposte locali (dall?80% fino al 100% di esenzione a discrezione delle Autorità competenti). In Spagna, infine, le fondazioni, riconosciute di utilità pubblica dallo Stato, beneficiano della detassazione dei proventi se questi sono destinati per il 70% ai fini istituzionali, ad eccezione degli interessi bancari e di altri proventi minori, che sono comunque tassati con un?aliquota agevolata (il 10% rispetto a quella ordinaria del 25%). Ebbene, l?Italia è in Europa e le Fondazioni di origine bancaria sono e vogliono essere europee. Con l?Efc, l?European Foundation Centre, cioè l?associazione di Bruxelles che è l?unico organismo rappresentativo delle fondazioni a livello europeo, interlocutore stabile dell?Unione, che raccoglie 200 fondazioni filantropiche private attive sul territorio Ue – comprese grandi Fondazioni di origine bancaria italiane associate all?Acri e alcune dei paesi neo-comunitari ? stiamo lavorando su varie tematiche di interesse comune. Ed è attualmente in discussione la realizzazione di un ?Comitato italiano dell?European Foundation Centre?, costituito dalle associazioni nazionali di fondazioni e dalle fondazioni italiane di qualsiasi origine, operatività, dimensione e scopo, che condividano le finalità di Efc, al fine di realizzare una maggior collaborazione fra le associate in tutta Europa e favorirne lo sviluppo in un contesto comunitario e internazionale. Proprio perché le tematiche che ci riguardano sono sempre più europee, abbiamo chiesto all?Efc di trasformarsi nell?associazione delle associazioni nazionali di fondazioni, superando l?attuale assetto, che permette solo alle singole fondazioni di entrare nella sua base associativa. Nel frattempo, però, non dimentichiamo certo lo sviluppo delle relazioni e delle collaborazioni a livello locale, ambito di elezione dell?intervento delle Fondazioni di origine bancaria. La costituzione dello Stato federale è ormai irreversibile e la nostra presenza a livello territoriale, instaurando forti e costruttive relazioni con Regioni ed Enti locali, è sempre orientata a creare sinergie positive. Per svilupparle e rafforzarle, sul piano organizzativo l?Acri ha contribuito a costituire le Consulte territoriali di Fondazioni, che sono già quattro e sono presenti in: Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Umbria. Vorrei, infine accennare a due iniziative che ben si inseriscono nel quadro dei propositi espressi con la mozione finale varata al Congresso delle scorso anno. La prima, che probabilmente ben conoscete, è la partecipazione di ben 65 Fondazioni al 30% del capitale della Cassa Depositi e Prestiti Spa. Si è trattato di una scelta consona ai criteri di prudenza e diversificazione dei nostri patrimoni; ma soprattutto è stata una scelta motivata dalla convinzione che la Cassa Depositi e Prestiti potrà fare molto per la crescita economica dei territori italiani; molto più di quanto non sia riuscita a fare nel passato, proprio grazie alla sua nuova formula organizzativa e, se mi è consentito, ce lo auguriamo, grazie anche al contributo di esperienza e di conoscenza che le Fondazioni hanno dei loro territori. E? compito delle Fondazioni porre attenzione alla crescita del benessere nel territorio di riferimento. Finora hanno svolto il loro compito soprattutto a livello locale. L?ingresso nella Cassa Depositi e Prestiti è un?occasione per estendere a livello nazionale un?attenzione alle comunità che certo non trascurerà quelle aree, in particolare il Mezzogiorno, dove le Fondazioni non ci sono o sono scarsamente presenti. Ed è proprio a proposito dell?impegno delle Fondazioni per il Sud che Vi abbiamo invitati qui oggi. A Firenze abbiamo annunciato la raccolta di 26 milioni di Euro da parte delle Fondazioni del Nord e del Centro Italia per sostenere il Progetto Sviluppo Sud, promosso dall?Acri per la creazione di distretti culturali nelle aree meridionali del Paese. A giugno scorso eravamo in procinto di pubblicare i bandi di gara per il concorso all?assegnazione dei fondi; e oggi siamo qui – Ve ne parlerà fra poco il direttore generale Marchettini – per illustrarvi quali progetti sono risultati vincitori. Ci auguriamo che fra un anno potremo ritrovarci di nuovo per contarne già i primi frutti. Intanto Vi do appuntamento per ottobre, in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, della quale l?Acri celebrerà l?80ª edizione. Grazie.


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