Mondo

Romania: no alle adozioni. Politica e bugie dietro il blocco

La legge di Bucarest in realtà è nata a Bruxelles. Dove hanno vinto assurdi stereotipi.

di Benedetta Verrini

L?ingresso della Romania nell?Unione Europea ha un prezzo sempre più caro. Sulla bilancia, il 15 giugno scorso, c?erano le adozioni internazionali. E il parlamento di Bucarest ha scelto: allontanare da sé la responsabilità di qualsiasi polemica sui minori e impedire definitivamente le adozioni internazionali. Sembra un paradosso, per un Paese che conta quasi 40mila minori in istituto su 83mila complessivamente sotto ?protezione sociale? e livelli ancora minimi di adozione nazionale.

Un giorno di lutto
La nuova legge approvata (e dedicata alla «protezione del bambino»), dice testualmente che «l?adozione internazionale di un bambino che ha domicilio in Romania può essere effettuata solo nel caso in cui l?adottante o uno dei coniugi adottanti che ha domicilio all?estero sia il nonno del minore».
Un vero macigno per tutte le coppie straniere che in questi anni sono rimaste in attesa della riapertura delle adozioni. Lo conferma la stessa presidente della Commissione italiana per le adozioni internazionali, Melita Cavallo: «è un giorno di lutto per tutti quelli che si occupano di tutela dell?infanzia», commenta. «Mi duole profondamente per le migliaia di bambini che resteranno in istituto, e per i tanti che in questi anni sono rimasti nell?attesa di poter essere accolti da genitori stranieri con cui erano già stati abbinati, e che magari avevano già conosciuto. è un dramma che coinvolge anche tantissime coppie italiane, che ora dovranno rivolgere la loro disponibilità, se lo vorranno, verso altri Paesi».
Alla chiusura delle frontiere rumene erano assolutamente contrari gli Stati Uniti e un compatto coordinamento di associazioni europee (tra cui anche AiBi). Eppure, è stato proprio in seno all?Unione europea che è maturata questa legge profondamente restrittiva, su pressione della baronessa Emma Nicholson, vice presidente della Commissione Affari esteri, diritti umani, sicurezza e difesa, e portavoce per la Romania in Parlamento europeo. «Una che ha diffuso una specie di paranoia verso lo straniero che adotta», dice Anna Genni Miliotti, scrittrice, mamma adottiva ed esperta di problematiche legate all?adozione.

Il no della baronessa
«La Nicholson ha dichiarato alla stampa che noi italiani andiamo ad adottare i piccoli rumeni per avviarli alla prostituzione; gli spagnoli e i francesi perché sono stati giudicati inidonei nel loro Paese e gli americani per il traffico d?organi. Alcune mie amiche americane sono andate a Bucarest a manifestare, insieme ai loro figli, per dimostrare che i bambini invece stanno bene e sono amati!».
«A 48 ore dalle elezioni europee si dichiara la morte dei diritti civili, mentre sono in lutto migliaia di famiglie adottive», ha detto Marco Griffini, presidente di Amici dei bambini. «Chiediamo che vengano restaurati i diritti dei bambini abbandonati in Romania».
AiBi si appella ai parlamentari europei appena eletti affinché affrontino il caso Romania: «Un Paese che vuole entrare in Europa ma di fatto non garantisce al bambino in stato di abbandono il basilare diritto alla famiglia».

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