Stranieri e occupazione

Caporalato, da Mcl un Osservatorio nazionale

A lanciarlo con lo slogan "Non coltiviamo l'illegalità" l'Associazione lavoratori stranieri - Movimento cristiano lavoratori: vigilerà su sfruttamento lavorativo, caporalato e intermediazione illecita

di Alessio Nisi

caporalato

Nel nostro Paese oltre il 50% delle aziende controllate sono risultate irregolari per quanto riguarda il lavoro e l’intermediazione. Su 4960 posizioni lavorative valutate il 25% sono risultate non regolari, di cui il 27% addirittura in nero. 

Dal quadro delineato dai numeri diffusi dall’Arma dei carabinieri emerge «un malessere ed una pratica illegale diffusa che dobbiamo contrastare soprattutto con la conoscenza, la comunicazione e il controllo», spiega Paolo Ragusa, presidente dell’Associazione Lavoratori Stranieri – Movimento Cristiano Lavoratori, che annuncia il lancio dell’Osservatorio nazionale Associazione Lavoratori Stranieri – Movimento Cristiano Lavoratori sullo sfruttamento lavorativo, il caporalato e l’intermediazione illecita.

Lo ha fatto a margine di un incontro a cui hanno preso parte Pierpaolo Felicolo, direttore generale della fondazione Migrantes, e che ha ospitato anche da Maria Rosaria Pilla, vice presidente del Movimento cristiano lavoratori, Katia Serena, amministratore Ald Mcl, Paola Cosentino, coordinatrice dell’osservatorio.

La società civile deve fare la propria parte

«Non vogliamo sostituirci alle forze dell’ordine, ma siamo convinti», sottolinea Ragusa, «che la società civile debba fare la propria parte per contrastare questa vera e propria piaga sociale che addirittura rende vittime dello sfruttamento lavorativo anche i minori.

Continua poi: «La nostra forza parte anche dal fatto che siamo presenti su tutti i territori regionali e questo ci permette di essere vicini ai lavoratori in maniera capillare con il duplice obiettivo di offrire un quadro esaustivo di un fenomeno che definiamo criminale e dall’altra parte quello di tutelare e sostenere i lavoratori migranti».

Non coltiviamo l’illegalità

“Non coltiviamo l’illegalità” è lo slogan «che abbiamo scelto», precisa, «per contribuire a cambiare una diffusa mentalità che vede nei lavoratori stranieri delle vittima da sacrificare e non donne e uomini da tutelare e da avviare ad una giusta integrazione nel nostro Paese».

Lavoratori stranieri

Parallelamente al lancio dell’osservatorio, Paolo Ragusa ha partecipato a un’audizione informale con la I Commissione (Affari costituzionali) della Camera dei deputati, presieduta da Nazario Pagano, nell’ambito dell’esame del disegno di legge per convertire in legge il D.L. n. 145 sulle “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali”.

Provvedimento migliorabile

«Le novità introdotte dal decreto legge», commenta Ragusa, «come ad esempio la precompilazione delle domande di nulla osta o la proporzionalità tra fatturato aziendale e richiesta di ingressi, rafforzano le pratiche di legalità nella gestione dell’ingresso regolare della forza lavoro straniera in Italia. Il provvedimento, sebbene presenti margini di miglioramento, è quindi molto apprezzabile, ma migliorabile».

Le previsioni restrittive

«Le previsioni restrittive», continua, «per le imprese che disattendono l’impegno ad assumere, vanno accompagnate da un’ulteriore misura che eviti agli immigrati che fanno ingresso regolare di scivolare nella clandestinità. Serve, ad esempio, riconoscere un permesso di soggiorno per attesa occupazione a beneficio di coloro che arrivati in Italia non trovano più l’impresa che si era impegnata ad assumerli; ai lavoratori stranieri va riconosciuto il diritto ad aprire un conto corrente già nella fase del loro primo ingresso, in attesa del rilascio del permesso di soggiorno per lavoro stagionale; le aziende devono poter usare sistemi tracciabili per pagare i dovuti emolumenti. È, insomma, fondamentale tutelare i diritti delle persone e sostenere l’economia legale del nostro Paese». 

Puntare sulla formazione

«Siamo inoltre convinti», prosegue, «occorra alimentare un sistema di ingresso regolare in Italia in deroga alle quote del decreto flussi, puntando sulla formazione dei lavoratori stranieri nei paesi terzi. Per fare ciò servono investimenti di risorse pubbliche sui cosiddetti “corridoi lavorativi”. In particolare, è necessaria l’istituzione di fondi dedicati a beneficio degli enti che presentano programmi di formazione professionale e civico-linguistica. Tutte queste proposte», spiega ancora, «le abbiamo presentate oggi alla Commissione, sperando che possano essere accolte andando a perfezionare un decreto legge che già ha fatto importanti passi avanti, ma che può risultare ancora più incisivo su un tema che riguarda tutti noi e il nostro futuro».

In apertura foto di Guilherme Cunha per Unsplash

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