Idee VITA 30
VITA? Uno spazio di libertà che non ha mai rinunciato ad essere accessibile
In vista del trentennale del 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, l'open innovation manager di Cgm e storica firma di questa testata dedica a VITA una riflessione che condividiamo con tutti i lettori
Di solito quando si vuole fare un complimento a una testata giornalistica si dice – giustamente – che è un luogo di libertà d’espressione. Peccato che non sempre si dica come questo avvenga, ovvero attraverso quali meccanismi e assetti sia possibile esercitare e gestire questi gradi di libertà. Approfitto quindi volentieri dei 30 anni di VITA (qui il programma e le indicazioni per iscriversi, tutti gli eventi sono gratuiti) per ripensare al suo di “come”, guardando a due aspetti principali.
Il primo è ciò che è successo in termini generali al mondo dell’informazione in questi tre decenni. Una vera e propria rivoluzione che non riguarda solo il supporto (da digitale a cartaceo) e neanche solo i canali distributivi (dall’edicola ai social network). Il cambiamento più profondo riguarda la concezione stessa di contenuto che si dilata, fino quasi a liquefarsi, in una molteplicità di forme (immagini, hashtag) prodotte da una altrettanto molteplicità di content producers (in pratica tutti noi).
Il secondo aspetto riguarda il non profit, ovvero quello che, a seconda dei casi, può essere considerato il settore d’indagine, il pubblico principale ma anche, e forse soprattutto, la cultura e l’orizzonte valoriale di riferimento di questa testata e di tutte le attività adiacenti (eventi, formazione, ecc.). Questo implica il sapersi configurare non tanto come house organ o “bandiera” delle istanze di un particolare segmento societario, ma come modalità attraverso cui mettere in atto la sua missione. E per agire, concretamente, nell’interesse generale di società, comunità locali e persone infragilite, eppure, proprio per questo, alla ricerca di nuove forme di coesione, è necessario coltivare quella postura del “saper stare nel mezzo” di cui percepiamo drammaticamente il valore in questa fase storica caratterizzata dagli effetti di una crisi sistemica innescatasi probabilmente poco dopo la nascita di questo giornale.
Mi sembra che intorno a questi due principi VITA abbia provato, fin da subito, a organizzare il suo spazio di libertà. Nel suo essere essa stessa non profit – assorbendo e insieme promuovendo le sue forme evolutive che oggi lo rendono lo spazio istituzionale più “biodiverso”, e quindi più ricco, di tutti – e nel provare a orchestrare la formazione di contenuti come processo condiviso e inclusivo, in particolare nei confronti dei “nuovi arrivati” della comunicazione grazie alle svariate tecnologie abilitanti digitali di questi anni.
Non mi sento di fare un bilancio rispetto a come è andata. Un po’ perché sono troppo implicato in questa storia e un po’ perché serve la “capacità di calcolo” di intelligenze collettive per rielaborare gli effetti di cambiamenti pervasivi e profondi (e non ancora terminati, basti considerare l’avvento della AI generativa). Mi limito a constatare, e non è davvero poco, che, a 30 anni dalla sua nascita, questo luogo di partecipazione e di libertà c’è ed è ancora accessibile.
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