Cambiamento climatico
WeWorld presenta al Governo 12 proposte di giustizia climatica
L'organizzazione parte dai continui fenomeni avversi che si abbattono sull'Emilia Romagna, per allargare il ragionamento sugli eventi estremi che si susseguono in Italia. Un appello che coinvolge la politica nazionale e locale, e guarda al prossimo futuro
di Redazione
WeWorld esprime la sua solidarietà a tutte le persone colpite dalle recenti alluvioni a Bologna e in Emilia-Romagna, un fenomeno che continua a ripetersi su ampie zone della regione. Tra sabato 19 e domenica 21 ottobre sono caduti oltre 17 centimetri di pioggia nel capoluogo emiliano e nei comuni limitrofi, dieci in più rispetto alla media storica per questo mese. «Le piogge eccezionali hanno provocato lo sfollamento di oltre 3.000 persone, la morte di almeno una persona e danni significativi a centinaia di famiglie», si legge in una nota dell’organizzazione. «Questi eventi estremi seguono altri disastri meteorologici che hanno colpito la Romagna nel mese scorso e nel maggio 2023, evidenziando un chiaro segnale che il clima è cambiato e le sue conseguenze sono ormai innegabili anche nel nostro Paese. Durante l’incontro “Politiche per la giustizia ambientale”, che si è tenuto lo scorso 18 ottobre nell’ambito della prima edizione del WeWorld Festival Bologna – Film e racconti dai margini, abbiamo discusso di questi temi cruciali».
Da anni WeWorld sostiene le comunità in Italia e nel mondo nella lotta per la giustizia climatica. «Attraverso interventi sul territorio per l’adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico, campagne di sensibilizzazione e iniziative di advocacy, incoraggiamo l’attivismo giovanile per promuovere sistemi di produzione e consumo sostenibili», si legge ancora nella nota. «In questo modo, contribuiamo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, le azioni attuali non sono sufficienti per contenere il riscaldamento globale e adattarsi ai fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti. È essenziale accelerare la transizione ecologica attraverso scelte coraggiose che affrontino le necessità attuali e rispondano agli obiettivi di sostenibilità a lungo termine».
WeWorld chiede al Governo e al Parlamento alcuni interventi urgenti:
- adottare il regolamento dell’Unione europea per il ripristino degli habitat naturali, che prevede un divieto immediato al consumo di suolo netto nelle aree più urbanizzate. È fondamentale restituire spazi naturali ai fiumi, ripensare la distribuzione urbanistica, ridurre l’impermealizzazione del suolo, piantare alberi e curare il territorio, partendo dalla conoscenza e sensibilizzazione sui cicli idrogeologici;
- implementare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, assicurando coerenza nelle politiche, una cultura della sostenibilità e una reale partecipazione;
- investire in meccanismi di adattamento che promuovano processi partecipativi dal basso, garantendo giustizia sociale e supportando i gruppi più marginalizzati che subiscono maggiormente gli impatti negativi del cambiamento climatico;
- modificare i modelli di produzione e consumo per contenere il riscaldamento climatico entro 1,5°C, anche a livello locale;
- promuovere la decarbonizzazione, riducendo gli incentivi per i combustibili fossili e spostandoli verso le energie rinnovabili, supportando anche economicamente questo processo;
- applicare immediatamente il regolamento europeo contro la deforestazione per mettere al bando i prodotti derivanti da queste pratiche;
- recepire efficacemente la direttiva europea sulla Corporate sustainability due diligence, imponendo alle grandi imprese e alle loro filiere il rispetto dei diritti umani e ambientali, e adottando piani di riduzione delle emissioni;
- porre i diritti al centro dell’iniziativa economica privata, in linea con l’articolo 41 della Costituzione italiana;
- promuovere la consapevolezza e la responsabilità rispetto alle scelte quotidiane individuali;
- attuare concretamente il Patto per il futuro, siglato dalle Nazioni Unite lo scorso settembre, rendendolo operativo nei nostri territori attraverso scelte concrete;
- favorire la partecipazione attiva di cittadini e istituzioni, creando spazi di dialogo tra voci e istanze diverse, che possano portare a decisioni significative e ad azioni impattanti;
- valorizzare il ruolo dei giovani come punto di raccordo tra le generazioni attuali e future, mettendoli al centro delle decisioni.
WeWorld continuerà a lavorare per un futuro sostenibile e giusto, dove la crisi climatica venga affrontata con coraggio e determinazione. «Il tema della cementificazione è significativo per l’Emilia-Romagna, dove la legge urbanistica regionale n. 24/2017 di fatto non è in grado di arginare il consumo di suolo in una regione che è la quarta in Italia: nel 2022 con oltre 635 ettari di suolo perso l’anno (dati Ispra, 2023), 117,71 nella sola area metropolitana di Bologna con un incremento del 59% rispetto all’anno precedente», sottolinea la nota. «Le esondazioni del Reno, del Ravone, del Savena a Bologna, come quelle delle decine di altri corsi d’acqua registrate nell’ultimo anno e mezzo in regione, esprimono la necessità di restituire spazi naturali ai fiumi, ripensare alla distribuzione urbanistica, ridurre l’impermeabilizzazione del suolo, piantare alberi, fare manutenzione del territorio. Dobbiamo partire dalla consapevolezza dei cicli idrogeologici e alle conseguenze che il riscaldamento determina: mari caldi e maggiore evaporazione, più piogge ed energia che si scarica in forme più violente e quando non piove, una più elevata siccità e ondate di calore».
WeWorld ritiene «fondamentale assicurare che le persone più fragili, e per questo più colpite dai danni del cambiamento climatico e spesso tuttavia anche le meno responsabili, non ne debbano pagare le conseguenze più gravi. I Piani di adattamento partecipati, che da anni WeWorld promuove in molti Paesi nel mondo, devono essere sviluppati in tutti i territori, attraverso un lavoro congiunto tra amministrazioni e società civile in grado di coinvolgere l’intera cittadinanza per valorizzare e migliorare la sua conoscenza dei luoghi in cui vive, e permettere di sviluppare una rispettosa relazione con la natura. Per noi il concetto di giustizia climatica non va inteso solo tra gruppi sociali ma deve assicurare un futuro sostenibile a bambini e bambine e ai giovani di oggi, così come alle generazioni che verranno».
Anche a livello comunale, precisa l’organizzazione, molto può essere fatto. «Ad esempio, le amministrazioni, azioniste delle partecipate pubbliche come Hera, Acea e altre per la gestione dell’energia e delle risorse naturali, possono influenzare significativamente tali aziende verso una transizione ecologica, inducendo uno spostamento più vigoroso verso le fonti rinnovabili. Siamo convinti che le grandi scelte debbano essere il frutto di una partecipazione ampia, plurale e rilevante, che lavorare insieme a diversi attori su ambiti diversi sia necessario per affrontare rapidamente ed efficacemente la crisi climatica. Se l’impulso a trattare queste tematiche viene dal basso, senza un sostegno dall’alto, difficilmente riesce a risultare incisivo».
«Da anni ci poniamo come soggetto promotore del dialogo tra voci, istanze e proposte diverse, che hanno bisogno di trovare, spazi, luoghi e ricomposizione per portare ad azioni che abbiano un risultato concreto e che partano dalle esigenze reali dei territori, fino ad arrivare a fornire indicazioni nella definizione di un quadro di politiche e di norme a tutti i livelli, da quello locale fino all’ambito internazionale», conclude la nota di WeWorld. «Proponiamo che il Patto per il futuro, siglato dalle Nazioni Unite lo scorso settembre, sia calato nei nostri territori. Riteniamo che questa sia l’unica formula per affrontare una situazione complessa e multi-sfaccettata in cui far prevalere gli obiettivi di giustizia a partire dal riconoscimento che la crisi ambientale non impatta tutti allo stesso livello. Per questo riteniamo sia necessario muoversi su nuovi patti che, partendo dall’ascolto e rispetto anche di posizioni divergenti senza alcuna discriminazione e criminalizzazione, contrari per questo al decreto sicurezza in discussione. Il legame fra conflitti e partecipazione è strettissimo, soprattutto in ambito ambientale, la partecipazione ha senso esclusivamente se c’è il dissenso».
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