Leggi

Costituzione Ue: le proposte della presidenza irlandese

Vi anticipiamo le proposte della presidenza irlandese per i punti ancora controversi sulla Costituzione Europea. Da domani si decide a Bruxelles l'approvazione o il rinvio

di Paolo Manzo

La presidenza irlandese ha pubblicato la sue proposte per i punti ancora controversi sulla Costituzione Europea, della quale dovranno discutere i capi di stato e di governo dell’Ue domani e dopodomani al Consiglio Europeo di Bruxelles. Sul punto piu’ spinoso, il sistema di voto a doppia maggioranza, la presidenza irlandese propone la formula del 65% della popolazione e del 55% degli stati (la bozza preparata dalla Convenzione parlave rispettivamente di 50% e 60%). Ma introduce anche un sistema di soglie per le minoranze di blocco: per dare lo stop a una decisione occorre, qualora vi sia oltre il 45% degli stati contrari, questi debbano pero’ rappresentare almeno il 12 o il 15% della popolazione dell’Ue. Per la questione delle maggioranze, la presidenza ha accolto la richiesta soprattutto polacco di introdurre il cosiddetto ”sistema di Ioannina” (citta’ greca sede di un passato Consiglio europeo), e cioe’ se non dovessero esservi i numeri per una minoranza di blocco solo per poco, il Consiglio ”fara’ tutto il possibile, entro tempi ragionevoli e senza pregiudizio delle scadenza imposte dalla legge europea (…) di raggiungere un risultato soddisfacente”. Quanto alla Commissione Europea, come ampiamente anticipato, la presidenza irlandese propone di mantenere un commissario per paese (arrivando dunque a un esecutivo a 27 membri nel 2007, con l’ingresso di Bulgaria e Romania) solo fino al 2014. Dopo quella data si dovra’ ridurre il collegio a 18 membri, compreso il presidente della Commissione e il ministro degli Esteri. Altro punto molto importante, la presidenza irlandese accoglie la richiesta avanzata attraverso una lettera firmata dai ministri degli Esteri di Italia, Germania, Grecia e Polonia, di non aumentare i poteri della Commissione Europea in materia di constatazione di deficit nel quadro della procedura d’infrazione prevista dal Patto di Stabilita’. Una richiesta appoggiata anche da Francia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca. In effetti, si respinge la proposta della bozza di Costituzione della Convenzione, che assegnava poteri di ”proposta” dell’esecutivo (un documento che puo’ essere modificato solo all’unanimita’) anziche’, com’e’ attualmente, di semplice raccomandazione, che puo’ essere cambiata a maggioranza qualificata. Nel documento irlandese, si resta dunque a quest’ultima formula, scontentando paesi come Austria, Olanda, Lussemburgo e Belgio. E, ovviamente, la stessa Commissione. La presidenza conferma l’inclusione di una dichiarazione sul patto di stabilita’ e crescita. In essa si ribadisce l”impegno su quanto previsto per il Patto di Stabilita’ come il quadro di coordinamento delle politiche di bilancio degli stati membri”. Si sottolinea la necessita’ delle ”giuste priorita’ delle riforme economice, l’innovazione, la competitivita’ e il rafforzamento degli investimenti e dei consumi privati”. Ma si chiede agli stati di ”consolidare attivamente le finanze pubbliche” in fasi di crescita economica per poter affrontare momenti negativi. Si conferma, come chiesto espressamente dall’Olanda, la regola dell’unanimita’ per il quadro finanziario pluriennale dell’Ue. Si introduce pero’ una ”passerella”: e cioe’ il Consiglio potra’ decidere all’unanimita’ di passare alla maggioranza qualificata quando si adotta una legge europea riferita al quadro finanziario. Tra gli altri punti aperti, la presidenza propone una soluzione per la questione del numero minimo di seggi all’Europarlamento. Una questione che preoccupa particolarmente i paesi piu’ piccoli dell’Ue, ai quali la bozza della Convenzione destinava solo 4 seggi. La presidenza propone ora di passare a un numero di sei, ricordando inoltre (ma qui senza far proposte) che alcune delegazioni hanno chiesto di elevare il numero dei seggi dagli attuali 732 a 745 o 750. Quanto alla questione della Carta dei diritti, che ha sollevato forti perplessita’ di Londra. Come richiesto dai britannici, nella Carta e’ stato introdotto un articolo preciso che evita il rischio che singoli stati membri debbano modificare la propria legislazione, in particolare la stessa Gran Bretagna.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA