Minori

Caivano un anno dopo. Sono arrivati i poliziotti ma non gli educatori: «Così non cambia niente»

Il Decreto è nato dopo la visita della premier Meloni nel Parco Verde. Ma 12 mesi dopo cos'è cambiato? «Il Decreto ha portato in carcere tanti minori in tutta Italia», dice Bruno Mazza, dell'associazione Un’Infanzia da Vivere. «Ma nel Parco Verde, e nei rioni vicini, continuiamo ad essere in piena emergenza. La repressione da sola non basta. Se si continua con questo vuoto educativo i giovani rimangono in mezzo alla strada risucchiati dalla noia. E la noia, prima o poi, la riempie la criminalità»

di Anna Spena

Caivano, comune a nord di Napoli dove vivono poco meno di 38mila persone. Dobbiamo tornare al 31 agosto del 2023 quando la premier Giorgia Meloni, dopo alcuni fatti di cronaca (Caivano tra stupri e camorra ma il sociale non si arrende), ha visitato il Parco Verde. Da quella visita è nato il decreto-legge 15 settembre 2023 n.123, informalmente detto appunto “Decreto Caivano”. 

Il decreto è stato adottato dal Governo per arginare i gravi episodi di criminalità minorile e apporta modifiche alla disciplina previgente in termini rieducativi ma anche punitivi. Ma cosa è cambiato? Dopo un anno dall’entrata in vigore sono 569 i ragazzi negli Istituti penali per minorenni. Gli ingressi dall’inizio dell’anno sono stati 889, a settembre del 2023 erano stati 764. In 12 istituti su 17 si supera la capienza massima. Questi sono solo alcuni dei dati presentati nel rapporto di Antigone “A un anno dal decreto Caivano”. Lo abbiamo raccontato in questo articolo “Istituti minorili mai così pieni: +16,4% ingressi in un anno”. E nel Parco Verde invece, come stanno adesso le cose?

Il Parco Verde, ci aveva raccontato un giovane che ci vive in uno speciale pubblicato da VITA che ripercorre la storia del Parco “Caivano non è persa”, «non è solo quello che si pensa da fuori. Tiene un sacco di problemi, ma qua siamo tutti brava gente. Spero in un futuro migliore, ma non solo per me, pure per gli altri che ci vivono. O problema sai qual è? (Il problema sai qual è? ndr)». Quale? «È che siamo diventati una notizia. Ogni cos è paglia po’ fuoc (ogni cosa è paglia per il fuoco ndr). Io lo so qua dentro c’è futuro, solo che ancora add sboccià (solo che ancora deve sbocciare ndr). È comme nu sciore a marz (questo futuro è come i fiori nel mese di marzo, quando ancora non sono sbocciati ndr). E sai come sboccia? Ai giovani gli serve un lavoro, un lavoro onesto. Io ho scelto di camminare sulla linea bianca per non sbagliare. Ma mi dispiace sempre come si considera il Parco, mo c’hann mis pur nu decret (ora hanno anche fatto un decreto con il nome Caivano ndr). E in che consiste sto decreto? Ce menan a merd p cuoll (ci buttano la merda addosso ndr). E che siamo etichettati? Questa cosa non l’accettiamo. Nuj simm gent normale, nun simm animal (noi siamo gente normale, non siamo animali ndr).

«È passato un anno dal decreto», dice Bruno Mazza dell’Associazione Un’infanzia da Vivere, unica realtà del Terzo settore che ha sede dentro il Parco Verde, «ma per noi nulla è cambiato: non ci sono infrastrutture, le strade sono piene di immondizia, non si fa la raccolta differenziata. Certo avevamo chiesto un bus per avere un collegamento con gli altri comuni, quello due volte al giorno forse passa. Fino a due anni fa avevamo solo 20 persone delle forze dell’ordine, ora con il decreto sono aumentate. Nel Parco Verde erano rimaste quattro piazze di spaccio, anche quelle sono state smantellate. Ma io vi dico: non basta».  E non basta perché «il 90% delle case è fatiscente», continua Mazza. «Lo Stato non può intervenire solo con misure repressive. Deve intervenire attraverso la cultura, la bellezza, la formazione. Il Decreto Caivano ha portato in carcere tanti minori in più in tutta Italia. E poi, cos’altro ha fatto? Nel Parco Verde ci sono 1260 minori, 400 sono quelli che abitano nelle Iacp, istituto autonomo case popolari, e altri 400, invece, abitano nel Rione che chiamiamo Bronx. Non hanno un’altalena, non hanno uno scivolo. Parco Verde e questi due Rioni contano diecimila persone. Diecimila persone abbandonate a sé stesse». Ai giovani non serve il Decreto Caivano. «Questi minori non sanno leggere, non sanno scrivere. Credo che l’80% dei bambini del Parco non abbia superato la quinta elementare. Non ho sentito nessuno dal Governo dire “riportiamoli a scuola”. Nel Parco Verde e nei rioni vicini c’è stata sicuramente repressione, ma non formazione. A che servono cento carabinieri o poliziotti in più? Qui servono cento educatori in più. Servono opportunità di lavoro, corsi professionali affinché i ragazzi e le ragazze possano studiare per diventare falegnami, idraulici, affinché possano imparare un mestiere. Se si continua con questo vuoto educativo i giovani rimangono in mezzo alla strada risucchiati dalla noia. E la noia, prima o poi, la riempie la criminalità: se non interveniamo oggi con istruzione e lavoro questi ragazzi saranno i camorristi di domani».

 

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