Educazione

“Che impresa la scuola!”, il progetto che guarda al futuro

Guardare alla scuola come al luogo in cui imparare a coltivare le proprie aspirazioni senza dovere abbandonare la propria terra. Un progetto, con capofila la Comunità Progetto Sud, che sta dando agli studenti e alle studentesse di alcuni comuni in provincia di Catanzaro la possibilità di confrontarsi con realtà imprenditoriali del territorio grazie ai quali scoprire che il futuro dipende dalla loro voglia di farcela

di Gilda Sciortino

È sicuramente il futuro la parola cardine delle attività progettuali di “Che impresa la scuola!”, progetto che sta coinvolgendo studenti e studentesse di età compresa tra gli 11 e i 17 anni del distretto sociale del Reventino, nei territori di Decollatura e Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro.

È, però, anche attorno al concetto di aspirazione che si stanno animando i laboratori messi in campo dell’associazione “Comunità Progetto Sud”, capofila di questo intervento, finanziato dal PNRR Missione 5, sviluppato in partnership con i Comuni di Decollatura e di Soveria Mannelli, l’IIS “Luigi Costanzo” di Decollatura, la cooperativa sociale “Le Agricole” di Lamezia Terme e con il coinvolgimento e la collaborazione delle associazioni “Lyra” e “Deda”.

«Lavoriamo in particolare sul tema della povertà educativa», spiega la responsabile di progetto, Isabella Saraceni, «avendo sempre particolare attenzione e cura alla comunità, in questo specifico caso composta dai giovani. Riteniamo che il progetto costituisca un valore aggiunto per il nostro territorio perché il lavoro che stiamo facendo riguarda il potenziamento delle competenze dei nostri ragazzi, cercando di fare in modo non solo che sviluppino maggiori competenze, ma che acquisiscano la consapevolezza del loro valore. Diamo loro l’opportunità di osservarsi e osservare il mondo attorno a loro, sapendo che anche nel nostro territorio è possibile realizzare per esempio delle attività imprenditoriali».

Povertà educativa non vuol dire carenza economica

«Non possiamo nascondere che un ragazzo di 17 anni che nasce e cresce nella nostra regione, non ha le stesse opportunità di un coetaneo che vive in Lombardia. È anche questione di servizi culturali», tiene ad aggiungere Saracemi, «della possibilità di utilizzare la palestra, il teatro, il cinema o un’altra attività aggregativa».

Quattro le azioni messe in cantiere –  “borghi e futuro”, “conoscenza e futuro”, “lavoro e futuro”, “territorio e futuro” –  che hanno generato altrettanti laboratori, tra i primi dei quali quello che ha dato vita a un’avvincente caccia al tesoro che ha coinvolto grandi e piuccini,

Anche i dati Istat ci parlano di gap generazionali che fanno fatica a essere colmati

Isabella Saraceni, responsabile di progetto

Laboratori esperienziali e di animazione di comunità stanno seguando il nuovo inizio di “Che impresa la scuola!”, che ha coinciso con l’inizio del nuovo anno scolastico. Studenti e studentesse protagonisti di una nuova stagione con attività di teatro collegato alle materie STEM, informatica applicata all’agricoltura, laboratori di business plan e gamification d’impresa, visite guidate e incontri di confronto, scambio e conoscenza di realtà imprenditoriali locali e di successo e laboratori sul mercato del lavoro.

Linee di intervento che stanno coinvolgendo i ragazzi di realtà non certo facili, nei quali la dispersione scolastica è forte e dilagante, così come la rassegnazione dei più giovani si sposa con la loro incapacità di guardare lontano.

«Consideriamo che il contesto di riferimento è quello di un territorio nel quale l’abbandono scolastico è molto presente», afferma Lorena Leone, alla guida del progetto con il team di animatrici e animatori coinvolti nel progetto, insieme ai rappresentanti delle associazioni “Lyra” e “Dedà”. «Chiaramente, a volte, ci scontriamo con realtà difficilissime ma, nonostante questo, devo dire che con questo progetto stiamo riscontrando un certo consenso soprattutto tra le famiglie. Il progetto è partito nel 2023, con tutte le difficoltà che ci possono essere quando un territorio è particolarmente penalizzato come il nostro. Abbiamo, per esempio, cominciato con il laboratorio sul mercato del lavoro, del tutto centrato sul tema delle capacità e delle competenze, il cui filo conduttore, lo dicevamo all’inizio, è stato l’aspirazione proprio per far capire ai ragazzi che non è necessario andare via per realizzarsi. Un ragionamento cominciato subito dopo la pandemia, quando ci siamo resi conto che i giovani tendevano a non uscire più da casa perchè avevano perso motivazioni e speranze. Abbiamo, quindi, pensato per loro nuovi stimoli provenenti dallo stesso territorio dove le tradizioni sono diventate spunti per una valorizzazione delle risorse anche personali».

Anche prendendo un caffè si può pensare al futuro

Innovativa, soprattuto per un contesto come quello in cui “Che impresa la scuola!” ha deciso di intervenire, l’idea che le idee possano confrontarsi con chi è riuscito a capire il proprio talento mettendolo a frutto.

Il fatto che potesse realizzarsi all’interno della scuola, luogo solitamente rigido da questo punto di vista, un momento di incontro con il mondo dell’impresa, ha costituito la chiave di accesso al mondo dei più giovani.

«Da qui l’idea del “caffè imprenditoriale” grazie al quale incontrare e confrontarsi con le eccellenze calabresi», aggiunge Saraceni, «Un clima assolutamente informale, come può essere quello che invita a sorseggiare un caffè, per parlare di idee e di aspirazioni. Lo abbiamo pensato perchè crediamo che possa fornire agli studenti occasioni per potere apprendere un modo nuovo di guardare avanti».

vita a sud

Una scuola che protegge la comunità

Un istituto, l’Iis “Luigi Costanzo” di Decollatura, comprendente tre plessi che sorgono nell’area interna montana, quindi anche abbastanza isolati rispetto al centro cittadino. Ecco perchè un progetto del genere serve e riveste un’importanza particolare per ragazzi e genitori

«Abbiamo in tutto 380 studenti», sottolinea la dirigente, Maria Francesca Amendola, «e facciamo un gran lavoro con le famiglie. A causa dei numeri bassi abbiamo rischiato la chiusura, ma ci siamo salvati perchè le famiglie sono ancora attaccate alle loro radici, a un’educazione ancora tradizionale. Laddove incontriamo qualche problema attiviamo tutte le risorse, forti dell’amore che i nostri docenti hanno per i ragazzi e della passione per la loro professione. Le classi più numerose sono di 19 ragazzi, addirittura ne abbiamo anche con 12 alunni, e questo ci permette di lavorare in maniera individuale. Ha entusiasmato tutti il lavoro fatto con gli studenti stranieri insieme ai ragazzi di un centro di accoglienza per minori non accompagnati. Un percorso che ci ha portato a fare delle uscite sul territorio, molto interessanti per tutti. “Che impresa la scuola!” sta dando a tutti noi un’occasione per interagire nel presente con uno sguardo fiducioso al futuro».

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