Mondo

Brahimi solo contro lo strapotere di Bremer

Intervista all’ambasciatore Sergio Romano.

di Paolo Manzo

E’ vera svolta quella prevista il prossimo 30 giugno per l?Iraq? Lo chiediamo all?ambasciatore Sergio Romano che incontriamo all?Ispi, nella fastosa Galleria degli Arazzi, dominata dal famoso affresco di Giambattista Tiepolo, La quadriga del sole, guidata da Mercurio, illumina il mondo. “Una svolta c?è stata senz?altro con la risoluzione dell?Onu, ma il bello deve ancora venire”. Forse avrebbe preferito parlare di allargamento e di Europa, visto che l?intervista la concede poco prima della presentazione del suo ultimo libro uscito dai tipi della Longanesi, Europa. Storia di un?idea, ma qui il tema è l?Iraq. Vita: Cominciamo dalla fine: perché Brahimi ce l?ha tanto con Washington? Sergio Romano: Semplice. Perché non ha potuto agire con il grado di autonomia che sperava di avere? Vita: Può essere più esplicito? Romano: Certo. Brahimi ha sbattuto la porta in uscita perché, direttamente, il presidente del Consiglio iracheno glielo hanno scelto gli Usa, chiaro? Vita: Ma sugli altri membri del governo transitorio iracheno, almeno avrà potuto decidere? Romano: Guardi, sono stati scelti tutti con il beneplacito di Paul Bremer, il governatore dell?Iraq nominato dagli Usa . E poi pochi sanno che ci sono 180 esperti Usa nominati direttamente da Bremer che sono di stanza nei vari ministeri iracheni. Chi sono in realtà? Tecnici, esperti, consulenti, come dicono gli americani o, magari, hanno qualche potere decisionale? A questa domanda io non so rispondere. Vita: Come mai la risoluzione Onu è stata approvata con così tanta facilità? Romano: Perché gli Stati Uniti hanno corretto la loro rotta e sull?Iraq hanno dovuto cambiare i loro piani. Ognuno ha poi cercato di strappare il più possibile, dalla Francia alla Russia. Vita: Cosa cambierà dopo il 30 giugno a suo avviso? Romano: Il problema di fondo è quale sarà il tasso di credibilità presso il popolo iracheno del nuovo governo. Se s?impegnerà, come sembra, per essere credibile è giusto che abbia anche un?influenza sulle truppe Usa. Bisognerà capire se ciò potrà davvero accadere. Vita: Dal numero di attentati che si susseguono in Iraq, non sembra che ci sia molto spazio per l?ottimismo. Romano: E qui arriviamo al secondo problema: attualmente in Iraq siamo in uno stato di pre-guerra civile. Si stanno manifestando tutte le vecchie divisioni e c?è da vedere se il nuovo governo riuscirà a calmare queste tensioni. E anche qui sarà molto importante la sua credibilità verso tutto il popolo iracheno


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