Mondo
Ostaggi: Né eroi né patrioti
Lo dice il direttore di Misna, padre Giulio Albanese. Gli eroi del nostro tempo sono Carlo Urbani, Annalena Tonelli, e quelli che rischiano la vita ogni giorno per un mondo più giusto
di Paul Ricard
E’ ”inopportuno” fare degli italiani liberati in Iraq delle ”icone del patriottismo o degli eroi del tricolore”. Lo sottolinea padre Giulio Albanese ricordando come non ci sono stati ne’ ”convogli presidenziali” ne’ ”funerali di Stato” per i tanti italiani morti in missione, sia laici che religiosi. Padre Albanese, comboniano e direttore della agenzia Misna, dedica alla liberazione degli ostaggi un articolo intitolato ”A proposito di eroi dei nostri tempi”, in cui non nasconde una certa amarezza per il silenzio e il disinteresse che circonda gli italiani in missione, se confrontato al clamore e all’attenzione per i protagonisti della vicenda irachena. ”I nostri connazionali sequestrati in Iraq hanno potuto finalmente riabbracciare i loro familiari. Questa notizia fa piacere – scrive padre Albanese – non foss’altro perche’ la solidarieta’ nei confronti di chi soffre e’ un precetto per ogni libera coscienza che crede nel valore sacrosanto della vita. Quale mestiere esercitassero questi signori, in quelle lontane terre devastate dalla violenza, non e’ ancora dato di sapere, anche se pare tentassero di sbarcare il lunario per aiutare le loro povere famiglie. Almeno cosi’ sembra. Definirli coraggiosi e temerari e’ dunque lecito, ma sembra inopportuno farne delle icone del patriottismo o eroi del tricolore”. ”Senza voler indugiare in sterili polemiche, – aggiunge il religioso – sarebbe importante cogliere la linea di demarcazione tra la missione di chi ha fatto una scelta a carattere religioso o filantropico per il bene comune e altri tipi di missione. Poco importa che si tratti di gesuiti, saveriani, comboniani, medici senza frontiere, operatori umanitarifi tutti coloro che appartengono a queste realta’ vivono, alcuni addirittura da decenni, nelle periferie del ‘villaggio globale’ in Africa, in America Latina, in Asia o Oceania prodigandosi per i poveri, senza peraltro che la madrepatria, l’Italia nella fattispecie, sembri accorgersene. Rischiano spesso la vita, vengono sequestrati o addirittura uccisi nel quasi totale disinteresse della grande stampa”. ”Lo scorso ottobre, – ricorda padre Albanese – una missionaria laica, la dottoressa Annalena Tonelli, 60 anni, e’ stata uccisa nel Somaliland. Una donna straordinaria che opero’ per i poveri senza mercede alcuna. Per non parlare di Carlo Urbani, medico italiano dellfiOrganizzazione mondiale della sanit? (Oms), morto nel marzo del 2003 a causa della Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) contro cui aveva strenuamente lottato per salvare altre vite umane. E cosa dire di padre Luciano Fulvi, assassinato nel marzo scorso nel Nord Uganda, impegnato nell’apostolato in difesa di gente disperata? Per questi veri ‘eroi’ e’ stato issato il tricolore? Sono stati organizzati convogli presidenziali? Sono stati celebrati funerali di Stato? No”. ”Ma forse proprio per questo – conclude il missionario – e’ giusto dire che siamo orgogliosi della loro testimonianza che fa onore all’Italia”.
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