Mondo

USA: Il consumismo ammala

Il rapporto annuale del WorldWatch Istitute rivela: negli Stati Uniti il way of life consumistico rende meno socievoli e felici

di Joshua Massarenti

Chi rimane ancora ferocemente convinto che la democrazia made in Usa vada imposta con le cattive o con le buone in mezzo mondo dovrà seriamente ricredersi iniziando a dare un?occhiata molto più attenta a ciò che accade negli Stati Uniti. Il riferimento non è tanto ai principi fondatori della democrazia rappresentativa statunitense, quanto al consumismo sempre più sfrenato che gli Usa hanno istituito come pietra angolare del benessere sociale e psicologico dei propri cittadini. L?ultimo rapporto del WorldWatch Istitute (WWI) ? fra i più noti istituti di ricerca internazionale per lo sviluppo di un mondo socialmente e ambientalmente sostenibile ? rivela infatti che lungi dal creare benessere e soddisfazione, i tassi di consumismo raggiunti dalla società statunitense generano una serie di ?malattie di consumo? fortemente pregiudizievoli, se non contro producenti per l?economia nordamericana. Un esempio su tutti è il tabagismo. Ormai denuncia il rapporto, i costi medici e le perdite di produttività dovute al tabacco costano allo Stato americano oltre 150 milioni di dollari, quasi una volta e mezzo gli introiti delle cinque più grandi multinazionali del tabacco. Altro caso eclatante è l?obesità. Si calcola infatti che il 65% degli adulti americani soffrono di obesità o di peso eccessivo. Per curarli, vengono spesi centinaia di migliaia di dollari, ma per molti di loro non basta visto che ogni anni 300.000 persone muoiono di questa malattia sempre più dilagante. Secondo l?Indice di Sanità Sociale creata ad hoc dall?Università di Fordham, la sanità della società americana si è costantemente deteriota negli ultimi trent?anni. Il WWI denota un disinteresse sempre più diffuso nei confronti delle relazioni sociali e della partecipazione cittadina. Tre sono gli aspetti messi in luce dal WWI per spiegare questo fenomeno: gli americani lavorano troppo, sono geograficamente troppo dispersi e passano troppe ore davanti alla Tv. Questi tre aspetti sono tutti legati al consumismo. In media, gli americani lavorano all?anno nove settimane in più rispetto agli europei. Lo scopo: poter consumare di più. Le conseguenze: mancanza di tempo libero. Ma la volontà di consumare è in parte causata dalle ore passate davanti ad una Tv che propone programmi televisivi e pubblicità che stigmatizzano uno stile di vita consumistico. Infine, la dispersione presuppone una dipendenza eccessiva dalle automobili. ?L?economia gira con me? esclamava uno spot televisivo italiano. Ebbene, se un forte consumismo genera una aumento della produzione, e quindi una crescita economica, vi sono anche aspetti perversi di questa logica. Oggi, il tasso d?indebitamento degli americani aumenta ad una velocità due volte superiore rispetto al tasso di reddito. I crediti non saldati si sono molteplicati per tre negli ultimi vent?anni, raggiungendo quota 1800 miliardi di dollari nel 2003, ovvero tre volte il Pil del Messico. Inoltre, 61% degli americani che detengono carte di credito hanno un saldo mensile insufficiente per pagare i loro crediti. Infine, nel 2002, il debito medio delle carte di credito ha superato i 12.000 dollari mensili. Per il direttore del WWI Christopher Flavin, ?la necessità di soddisfare i bisogni umani, di migliorare la nostra salute e la preservazione del mondo naturale ci impongono di controllare iol consumismo e non che sia il consumismo a controllare noi?.


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