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Bimbi da adottare quali esami e cure
Dopo l'adozione é consigliabile portare il piccolo nei centri pediatrici specializzati.
Siamo una coppia in attesa dell?adozione internazionale. Una coppia di amici l?anno scorso ha accolto una bambina che si è rivelata gravemente malata (un danno cerebrale che l?istituto non aveva riscontrato): vorremmo sapere fino a che punto potremo conoscere, con il nostro ente, la situazione medica del bambino cui saremo abbinati. Può apparire una domanda egoistica, ma riteniamo giusto essere ?preparati? a ogni eventualità.
Carlo S. (email)
Uno dei problemi che attanaglia le coppie in ?tenera? attesa di un bambino (adottivo o naturale) è quello inerente lo stato di salute del piccolo. Ma mentre per le problematiche sullo stato di salute di un bambino ?nostro?, e che si sta formando sotto i nostro occhi, pensiamo di poter intervenire in qualche maniera (anche attraverso analisi cui ci sottoponiamo prima della gravidanza o alle quali si sottopone la futura madre durante la stessa), ovvero crediamo di sapere più o meno cosa aspettarci (sapendo, per esempio, quali sono le patologie che potremmo trasmettere ai nostri figli), per quelli adottati i timori sono assai più gravi, legati anche alla mancata conoscenza non solo delle eventuali patologie subite, ma anche di quelle che potrebbero venire nel tempo per problematiche genetiche a noi sconosciute.
Di norma un bambino che viene avviato all?adozione internazionale viene sottoposto a uno screening che riguarda alcune delle patologie più note e gravi. Spesso sono stati sottoposti anche ad accertamenti sull?Hiv e sull?epatite in alcune sue forme e quasi sempre i bambini sono stati vaccinati per le patologie dell?infanzia più note (sono le organizzazioni dell?Onu come l?Oms o l?Unicef che curano le campagne). Spesso un medico, pagato dall?ente autorizzato, ha sottoposto il bambino a una visita medica inerente lo stato di salute generale e i bambini vissuti in un orfanotrofio escono quasi sempre dal Paese con un certificato medico che elenca tutte le patologie sofferte (sulla cui attendibilità, però, non è bene fare troppo affidamento).
Ovvio che più un bambino è piccolo e più resta un?incognita: un bambino grande ha spesso già affrontato tutte le malattie che doveva sviluppare. Ma alcuni problemi restano. Raramente i Paesi che ospitano i bambini da adottare hanno cliniche attrezzate e, quando le hanno, non hanno mai l?intenzione di metterle a disposizione dello Stato gratuitamente e per dei bambini, spesso, i livelli dei medici di alcuni di questi Paesi è poco adeguato. E ancora: la considerazione delle patologie differisce da Paese a Paese. Durante una epidemia di dengue, in Cambogia, mi capitò di giungere all?ospedale tutto preoccupato e di vedere che per gli adulti e i bambini non troppo piccoli la terapia suggerita era quella dell?acqua calda? perché statisticamente è raro che a loro capiti qualcosa e, soprattutto, i farmaci sono pochi e si danno solo ai casi più pericolosi? E, infine, i bambini dei Paesi poveri sono davvero poveri?
Tutti gli enti autorizzati seri, a quanto mi consta, indicano sempre queste possibilità (seppure remote) e su tale questione dovrebbero soffermarsi anche i servizi sociali degli enti locali durante l?iter che porta all?idoneità. La cosa da fare, in ogni caso, dopo l?adozione è di portare il piccolo, una volta rientrati in Italia, nei centri pediatrici specializzati. Molte cliniche pubbliche hanno predisposto dei protocolli speciali per i bambini adottati che, in uno o due giorni di day hospital, vengono sottoposti ad una lunga serie di analisi e di ecografie che servono a fare il punto della situazione e ad aiutare voi e il pediatra a correre ai ripari per affrontare le eventuali malattie del piccolo.
Il punto
Il quadro clinico dei bambini stranieri adottati resta spesso un?incognita. È possibile sottoporli appena giunti in Italia ad analisi complete, nei centri pediatrici pubblici che hanno dei protocolli ad hoc. Il Meyer di Firenze, per esempio, ha un apposito staff.
Info:
Meyer
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