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Sergi (Intersos). “Passi in avanti con risoluzione Onu”

Pubblichiamo una nota di Nino Sergi, segretario generale di Intersos, sull'Iraq: "restano ancora molti, però, i problemi sul tappeto", dice

di Ettore Colombo

Un’analisi approfondita di Nino Sergi sulla risoluzione dell’Onu comparirà sul prossimo numero di Vita in edicola da venerdì 12 giugno. LA NUOVA RISOLUZIONE La nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rappresenta, a parere di INTERSOS, una tappa importante, da salutare positivamente, anche se non scioglie tutti i nodi della complessità irachena. Si inserisce in un nuovo contesto di relazioni internazionali che mette fine, speriamo definitivamente, all?opzione unilaterale dell?Amministrazione Bush che abbiamo giudicato errata, arrogante, pericolosa e priva di strategia politica di lungo respiro. Riconsegna all?ONU un ruolo di centralità per la soluzione politica delle controversie internazionali. Contiene elementi importanti per il passaggio dalla fase di occupazione a quella del pieno riconoscimento dell?autonomia e autogoverno dell?Iraq. INTERSOS ritiene al contempo che rimangano aperti ancora molti problemi e che molti sono i punti interrogativi sul dopo 30 giugno in Iraq. Anche se la Risoluzione è stata costruita con ampia interlocuzione internazionale ed approvata all?unanimità, occorre rimanere prudenti e continuare a leggere con attenzione quanto sta succedendo, cercando di interpretarlo nel modo più corretto possibile e di farlo, per quanto fattibile, con gli occhi degli iracheni. Possiamo però, da subito, mettere in parallelo le decisioni assunte sull?Iraq con quanto INTERSOS ha sostenuto in questi mesi avendo negli occhi la quotidianità irachena in cui i suoi operatori sono inseriti. E saranno proprio gli iracheni a giudicare l?andamento del processo di progressiva ma obbligatoriamente rapida ?irachizzazione? e a valutare la reale autonomia delle scelte e reale indipendenza del Governo ad interim. RIMANE MOLTA STRADA DA FARE INTERSOS ha chiesto la fine dell?occupazione militare e l?avvio di una diversa fase. Una svolta che, con un passo indietro delle forze della Coalizione, a) vedesse l?Iraq e le Nazioni Unite protagonisti di un mutamento radicale per ridare la parola agli Iracheni attraverso la costituzione di un?assemblea rappresentativa delle diverse espressioni politiche, religiose, tribali e della società civile, b) affidasse il governo del Paese e la gestione del potere a personalità riconosciute dalla pluralità dell?Iraq, c) delegasse all?Onu la guida della transizione e della ricostruzione, d) puntasse al pieno rispetto del diritto umanitario e dei diritti umani. La risoluzione vi risponde solo in parte e l?Onu, a parte l?indubbia validità della risoluzione del Consiglio di Sicurezza e dell?iniziativa di Brahimi, continua ad avere un ruolo di second?ordine nella fase di transizione che si aperta. Abbiamo chiesto di non abbandonare l?Iraq che si trova ora in una situazione di disgregazione, di violenza, di criminalità, di disordine tali da suscitare inquietudine e paura diffuse. Abbiamo chiesto cioè di fare diventare l?Iraq una preoccupazione dell?intera comunità internazionale, coordinata sotto l?egida dell?Onu, con un ruolo attivo dei paesi della Lega Araba e della Conferenza Islamica, dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, dell?Unione Europea, con una vera e lungimirante strategia regionale per il Medio Oriente. Su questo c?è ancora molta strada da fare. Abbiamo chiesto che il comando della forza multinazionale di pace sia affidato all?Onu o ad un?entità sopranazionale accettata dai rappresentanti riconosciuti della pluralità dell?Iraq che, anche nella fase di transizione, devono mantenere, in merito, il diritto di veto. In proposito, la Risoluzione rimane carente. Il problema è infatti che gli Stati Uniti, a cui la risoluzione affida il comando della ?forza multinazionale di pace?, sono visti dalla maggioranza degli iracheni come forza occupante, che ha fatto di tutto per farsi odiare. È mancato cioè quelle che ritenevamo essere il vero punto della svolta. Abbiamo chiesto una conferenza internazionale di pace per l?Iraq, sotto l?egida dell?Onu, con l?attiva partecipazione della Lega araba e della Conferenza islamica insieme ai Paesi del G8 e all?Unione Europea, per facilitare la ripresa del dialogo e del confronto internazionale sull?Iraq e sull?insieme della realtà mediorientale e rafforzere la lotta al terrorismo. Continuiamo ad aspettarla, con qualche positiva speranza. LO SPAZIO UMANITARIO ALLA SOCIETÀ CIVILE Certamente anche dopo il 30 giugno INTERSOS continuerà ad operare in Iraq. I principi che ci guidano sono quelli universalmente riconosciuti per le missioni umanitarie: autonomia e indipendenza nelle scelte e nell?azione, neutralità e imparzialità dell?aiuto. Da parte nostra c?è sempre stata una grande attenzione a rimanere nel nostro ambito di intervento, quello dell?aiuto umanitario e del sostegno alle comunità. Siamo stati fedeli alla scelta di non collaborare con le forze di occupazione e di non avere rapporti con i militari, cercando così di salvaguardare l?integrità dello ?spazio umanitario? contro ogni possibilità di confusione e di inquinamento. Purtroppo lo spazio umanitario è sempre più invaso da altri principi, strumentalizzazioni e modalità di intervento che stanno restringendolo, fino quasi ad annullarlo. Le missioni militari sono diventate umanitarie, i soldati portano aiuti nei villaggi su mezzi blindati o comunque dotati di quelle stesse armi che uccidono, gli aiuti e le ricostruzioni sono decisi sulla base delle convenienze politiche. Le conseguenze sono gravissime. La strumentalizzazione dell?azione umanitaria e l?abbinamento aiuti-armi stanno producendo un mortale inquinamento dei principi e dell?azione umanitaria, creando grande confusione tra la gente che non riesce più a distinguere gli operatori umanitari dai militari e mettendo quindi a rischio volontari, operatori umanitari e operatori sociali. Imperativo umanitario, autonomia, indipendenza, neutralità e imparzialità sono principi inconcepibili in una forza armata, per definizione subalterna a decisioni politiche di parte. È bene ribadirlo senza tregua, come è urgente che ognuno torni a fare con chiarezza, nella nuova fase dell?Iraq, il proprio mestiere.


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