Il censimento dell'Iss

Disturbi alimentari: la mappa delle associazioni

Le associazioni mappate per la prima volta sono preziose per la prevenzione, l’ascolto e la condivisione. Sono 48: 30 al Nord, 10 al centro e 8 al Sud. Sono composte da familiari per il 92% e da cittadini volontari per il 71%. A occuparsi di questi problemi, in crescita, sono 132 centri di cura, 105 pubblici e 27 privato accreditato. «Pochi centri e mal distribuiti» per la Società italiana di psicopatologia dell'alimentazione

di Nicla Panciera

Sono 48 le associazioni che in Italia si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – Dna. Il primo censimento associativo è contenuto nell’aggiornamento della mappatura territoriale disponibile sulla piattaforma piattaformadisturbialimentari.iss.it dell’Istituto Superiore di Sanità pensata per rendere visibile in tempo reale le informazioni dei Servizi e agevolare l’accesso alle cure e agli interventi più appropriati per le persone affette da tali disturbi e sostenere le loro famiglie.

Dal lavoro, coordinato dal Centro nazionale dipendenze e doping (Cndd) dell’Iss e realizzato con il supporto tecnico e finanziario del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Salute, emerge un notevole divario tra il Nord che ne conta 30, il Centro che ne conta 10 e il Sud che ne conta 8. Le associazioni sono composte da familiari di persone con Dna per il 92%, da cittadini volontari per il 71% e da volontari professionisti per il 56%; in oltre la metà dei casi i volontari sono appositamente formati sulla tematica. Partecipano all’attività delle associazioni, nel 31% dei casi, anche le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

In cima ai servizi erogati dalle associazioni vi sono interventi di prevenzione e promozione della salute, seguiti dai gruppi di auto mutuo aiuto per familiari e dalle attività formative. Nel 63% dei casi è disponibile uno sportello d’ascolto, nel 13% dei casi viene fornita assistenza anche con un telefono verde e nel 6% viene offerta attività domiciliare. Tra i destinatari dei servizi erogati i familiari e le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Nel 79% dei casi le associazioni collaborano con i centri afferenti all’Ssn che, secondo lo stesso censimento, sono 132 centri di cura: 105 appartenenti al servizio sanitario nazionale, 27 al sistema del privato accreditato; 63 al Nord, 45 al Sud e Isole e 24 nel Centro Italia.

«Il monitoraggio capillare effettuato sui servizi sul territorio dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione» sottolinea Simona Pichini, direttrice facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss «è un servizio che ci consente di aiutare in modo concreto e di essere vicini a coloro che hanno disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e alle loro famiglie. Il nostro obiettivo è che con l’aggiornamento della piattaforma, che è costante, i cittadini trovino risposte ai loro quesiti in momenti nei quali essere tempestivi nella presa in carico può fare realmente la differenza». Proprio in quest’ottica di servizio ai cittadini, Luisa Mastrobattista, prima ricercatrice del Centro nazionale dipendenze e doping evidenzia come il centro dia «la possibilità ai servizi censiti di inserire e aggiornare le informazioni in qualunque momento. Il censimento delle associazioni che si occupano di Dna, realizzato per la prima volta in questa mappatura, offre ai cittadini un ulteriore tassello di conoscenza che può risultare fondamentale per una presa in carico tempestiva; l’orientamento sul territorio verso i servizi di cura pubblici e del privato accreditato delle persone affette da Dna e dei loro familiari, infatti, passa anche dalle associazioni che possono offrire un supporto prezioso».

Nel nostro paese ci sono più di 3 milioni e mezzo di persone che convivono con un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione, come anoressia, bulimia e disturbo di alimentazione incontrollata. L’organizzazione dei servizi che si occupano di questi pazienti sta crescendo, ma i centri sono pochi e mal distribuiti, è il commento della Società italiana di psicopatologia dell’alimentazione Sipa, sezione speciale della Società Italiana di Psichiatria (Sip), che si riunirà a congresso a Udine il 17 e il 18 ottobre. «In questo congresso verranno discusse tutte le forme di intervento, in gran parte di tipo psicoterapico e psicoeducativo, ma anche di tipo farmacologico» riferisce Matteo Balestrieri, presidente del congresso Sipa, co-presidente della Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia oltre che professore di Psichiatria all’Università di Udine. «Inoltre, verranno esposti tutti gli approfondimenti e le conoscenze che abbiamo sulle caratteristiche di chi soffre di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione. Sono dunque previsti focus sulla bulimia, sull’anoressia, ma anche sui disturbi di alimentazione incontrollata e in senso lato dell’obesità, che ha anche una componente di tipo psicologico, legata all’iperalimentazione psichica». Approccio multidisciplinare e tempestività interventi sono le parole chiave per interventi efficaci. «Nel campo dei Dna, così come del resto in molti altri campi della psichiatria e non solo, intervenire precocemente significa abbreviare la durata della malattia e ridurre il rischio che si aggravi» conclude Balestrieri. «Lasciare passare tempo significa invece peggiorare la prognosi e rendere difficili gli interventi successivi».

Foto di Diana Polekhina su Unsplash

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