Formazione
Fondi di investimento per gli immigrati: la proposta del governo
Piani di accumulo, con possibilita' di ritirare le quote in qualsiasi momento presso una banca corrispondente nel paese di origine. Un progetto pilota con il Marocco
Fondi comuni di investimento che utilizzino una quota dei risparmi accumulati dagli immigrati per finanziare investimenti produttivi o previdenziali nei paesi d’origine. E’ la proposta fatta dal consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Giovanni Castellaneta, nel corso di un convegno organizzato da Cespi e Abi, diffusamente riportata da www.stranierinitalia.it.
La proposta prevede piani di accumulo mensili o semestrali, con la possibilita’ per i sottoscrittori o i loro familiari di ritirare le quote in qualsiasi momento presso una banca corrispondente nel paese di origine. Un progetto pilota in questa direzione sta per essere varato con il Marocco.
La questione delle rimesse e’ da tempo allo studio del G7, con l’obiettivo di facilitare quanto piu’ possibile i trasferimenti di denaro attraverso le banche per evitare che gli spostamenti “in nero” favoriscano il finanziamento del terrorismo internazionale. E l’Abi si e’ detta pronta a raccogliere la sfida.
“Per le banche – ha detto il direttore generale di Palazzo Altieri, Giuseppe Zadra – l’apertura dei servizi bancari agli immigrati rappresenterebbe anche una risorsa e un’opportunita’ di sviluppo oltre che un’attivita’ di grande valore per non meno importanti aspetti sociali. E va in questa direzione il Servizio bancario di base, iniziativa del progetto PattiChiari”.
Le cifre rivelano che nel solo 2001 sono partiti dall’Italia oltre 4 miliardi di dollari. Ma soltanto 750 milioni sono transitati per i canali bancari. A fronte di 1,2 miliardi passati per le societa’ specializzate di “money transfer”, oltre 2 miliardi di dollari hanno viaggiato attraverso canali sommersi e informali, al di fuori di ogni possibile controllo.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.