Mondo

Iraq: legali governo Usa giustificarono uso tortura

La stampa Usa rivela una serie di memorandum, sia del Pentagono che del dipartimento della Giustizia, in cui gli avvocati del governo Bush diedero la "luce verde" alle torture

di Paolo Manzo

Il presidente Bush non e’ tenuto a rispettare le leggi internazionali e nazionali contro la tortura nell’esercitare la sua autorita’ di comandante in capo delle forze armate americana impegnate nella ‘guerra al terrorismo’. E’ questa la conclusione cui sono arrivati gli avvocati del governo statunitense in una serie di memorandum, sia del Pentagono che del dipartimento della Giustizia, finora riservati ed ora rivelati dalla stampa americana. Documenti in cui e’ stato esplicitamente affermato che il ricorso alla tortura contro terroristi di al Qaeda ”puo’ essere giustificato”. Alla luce di questi documenti, ora potra’ essere difficile alla Casa Bianca mantenere riguardo alle torture di Abu Ghraib la propria linea difensiva, cioe’ che sono state opera di un gruppo ristretto di ‘mele marce’ e non di un’azione sistematica. Il primo a denunciare l’esistenza di questi documenti e’ stato il ”Wall Street Journal”, che ha rivelato il contenuto del documento del marzo del 2003 diretto a Donald Rumsfeld in cui si dichiarava che i militari – che conducevano gli interrogatori a Guantanamo, in Afghanistan e da li’ a pochi mesi in Iraq – godevano della piena immunita’ rispetto alle leggi internazionali e nazionali perche’ obbedivano agli ordini che risalivano direttamente ”all’autorita’ costituzionale del presidente di gestire una campagna militare”. Ma oggi il ”New York Times” sottolinea come questo sia l’ultimo di una serie di documenti legali prodotti dall’amministrazione sulla tortura, a riprova di come, dopo l’11 settembre, gli avvocati dell’amministrazione siano stati messi al lavoro per trovare il modo di aggirare le leggi anti-tortura per avere mano libera durante gli interrogatori dei sospetti terroristi. Risale infatti al gennaio del 2002 un documento dei legali del dipartimento della Giustizia, stilato proprio per fornire argomenti da usare contro eventuali accuse per crimini di guerra contro gli americani, in cui si giustificano le affermazioni dell’amministrazione Bush riguardo al fatto che le convenzioni di Ginevra non sono pienamente applicabili ai catturati in Afghanistan. Una posizione, prova un altro memorandum datato 2 febbraio 2002, che fu condivisa praticamente dalla maggioranza degli uffici legali dei vari dipartimenti, con due eccezioni molto eloquenti: gli avvocati del dipartimento di Stato e degli Stati Maggiori Riuniti. In questi anni di guerra al terrorismo i diplomatici, non a caso guidati dall’ex capo deglio Stati Maggiori Riuniti Colin Powell, ed i vertici militari si sono trovati insieme su posizioni piu’ da ‘colombe’, contrapposti ai ”falchi” della direzione civile del Pentagono. Alla Cia, invece, il memo del dipartimento della Giustizia apparve anzi troppo moderato: e da Langley si chiese esplicitamente che i propri agenti potessero ritenersi non vincolati anche al rispetto dello spirito, se non alla lettera, della convenzione di Ginevra cui si e’ sempre impegnato pubblicamente il governo americano. Ed e’ con un nuovo memorandum, dell’agosto del 2002, che dal dipartimento della Giustizia guidato da un altro super falco, John Ashcroft, che arrivano le assicurazioni richieste dalla Cia. In questo documento, ottenuto dal ”Washington Post”, si afferma che la tortura ”puo’ essere giustificata” durante gli interrogatori di terroristi perche’ in questo caso il funzionario governativo o il militare ”agirebbe per prevenire nuovi attacchi terroristici negli Stati Uniti”. Quindi una difesa incentrata ”sulla necessita’ e l’autodifesa fornirebbe le giustificazioni atte ad eliminare ogni possibile imputazione penale” a carico di persone coinvolte negli interrogatori. Ed e’ stato proprio questo documento a fornire la base legale per quello del Pentagono del 2003, frutto di un gruppo di lavoro, guidato da un generale donna, Mary Walker, dell’Air Force e composto da avvocati sia civili che militari. Il gruppo era stato creato dopo che Rumsfeld aveva approvato personalmente, nel dicembre del 2002, delle tecniche particolarmente dure di interrogatorio da usare a Guantanamo con Mohammed al-Khatani, un saudita ritenuto parte del piano dell’11 settembre. Un ordine che pero’ lo stesso capo del Pentagono aveva sospeso a gennaio in attesa del parere dei legali. Nel gruppo ancora una volta l’unica voce dissenziente fu quella del dipartimento di Stato, il cui capo ufficio legale, William Taft, mise in guardia dal rischio di pensanti conseguenze sui militari americani nel mondo di una politica di Washington di violazione della convenzione di Ginevra. Invece la misura che definiva ”inapplicabile agli interrogatori compiuti sotto l’autorita’ del comandante in capo” le leggi contro la tortura fu appoggiata anche dal consigliere legale del vice presidente Dick Cheney che partecipo’ alla commissione.


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